Parlare di Cent'anni di solitudine incute timore, sia per la grandezza del
libro che per le innumerevoli parole che sono state spese per commentarlo
e recensirlo.
Io l'ho letto per la seconda volta dopo molto tempo e credo che gli anni che
si sono accumulati mi abbiano permesso di apprezzarlo ancora
di più.
Marquez usa le parole come frammenti di pietre preziose da incastonare
per formare un gioiello elaborato e fantasmagorico che abbaglia per la sua
lucentezza, illanguidisce per la sua sensualità e confonde per la sua potenza.
Il tempo scorre su un binario circolare in cui i personaggi vivono la propria esistenza segnati dalla reiterazione degli eventi: passioni, guerre, morte, calamità
naturali, tragedie umane, l'inevitabile alternarsi di periodi buoni e
cattivi.
L’impasto narrativo è complesso, ricco di personaggi che si ripetono nei nomi e si confondono come le vicende che vivono; la coopresenza dei morti con i vivi, il rinnovarsi di passioni sfrenate che si alternano alla rinuncia di qualsiasi passione danno l’idea di un cerchio che si chiude per ricominciare non all’infinito ma fino alla consunzione e distruzione del cerchio stesso, come tutte le esistenze individuali vanno verso la vecchiaia e la morte.
L’impasto narrativo è complesso, ricco di personaggi che si ripetono nei nomi e si confondono come le vicende che vivono; la coopresenza dei morti con i vivi, il rinnovarsi di passioni sfrenate che si alternano alla rinuncia di qualsiasi passione danno l’idea di un cerchio che si chiude per ricominciare non all’infinito ma fino alla consunzione e distruzione del cerchio stesso, come tutte le esistenze individuali vanno verso la vecchiaia e la morte.
Nella sua circolarità il tempo perde la sua dimensione, senza la
linearità della progressione temporale, coloro che lo animano si ritrovano a
vivere, in un unico immanente momento, tutto il loro passato e futuro, come il
liquido agitato in una bottiglia mescola gli elementi che lo compongono.
Nel liquido è tutta la storia di Macondo, città partorita dalla
inestinguibile e immaginifica fantasia di Marquez, dagli albori alle fine, con
tutti i personaggi che la abitano, e che si propone come il simbolo della vita
stessa e della solitudine che inevitabilmente la accompagna. Una solitudine che
non è solo individuale ma che ha a che
fare con la incapacità dell’essere umano a costruire una storia
personale e sociale che sia immune dall'ingordigia del potere e dalla sopraffazione; una solitudine cosmica per l'impossibilità di comprendere e accettare l'ignoto di ogni esistenza.
E pure Macondo
potrebbe essere allegoria dell’inizio della umanità, una sorta di Eden in cui
il peccato originale è quello di non riuscire a vivere in sintonia con i propri
simili e con la natura, e della sua fine, Macondo stessa scomparirà sferzata
dalla pioggia e dal vento.
Umidità e aridità si alternano come condizioni climatiche, quasi sempre eccessive, e come metafore degli umori fisici e mentali dei personaggi.
Umidità e aridità si alternano come condizioni climatiche, quasi sempre eccessive, e come metafore degli umori fisici e mentali dei personaggi.
In questa eccezionale epopea della famiglia Buendia, così diversa da quelle
scritte nel nord del mondo, pervasa da un atmosfera onirica, incantata e
stregata al contempo, pure qualcosa che ha il sapore netto della realtà storica
è presente nell’elemento destabilizzante e predatorio rappresentato dalla
piantagione di banane creata dalla discesa dei gringos. I rapporti sociali e
umani vengono alterati, l’ambiente naturale piegato alle esigenze del profitto,
fino ad arrivare alla mattanza di tremila operai che scioperano, falciati dalle
mitragliatrici che li circondano; i cadaveri vengono caricati sul treno per
essere buttati in mare e neanche i testimoni oculari riusciranno ad aver
ragione della falsificazioni dei fatti e del negazionismo orchestrato dal potere e
accettato dalla popolazione che rinnega il massacro come accaduto.
Si respira nel libro quella fisicità che è tipica delle letterature il cui retroscena culturale non è legato alle religioni monoteistiche se non come successive imposizioni esterne, la spiritualità dei personaggi è profondamente radicata nei corpi che la contengono, corpo e anima sono un unicum nel vissuto dei personaggi e creano atmosfere narrative di intensità sconosciuta nelle scritture con forte retroscena identitario religioso, quali, a esempio, quelle "occidentali".
Si respira nel libro quella fisicità che è tipica delle letterature il cui retroscena culturale non è legato alle religioni monoteistiche se non come successive imposizioni esterne, la spiritualità dei personaggi è profondamente radicata nei corpi che la contengono, corpo e anima sono un unicum nel vissuto dei personaggi e creano atmosfere narrative di intensità sconosciuta nelle scritture con forte retroscena identitario religioso, quali, a esempio, quelle "occidentali".
Macondo nasce felice, giovane senza che la morte per molti anni la tocchi,
poi arriva il potere governativo, l’inevitabile industrializzazione di cui la
ferrovia è simbolo e veicolo, e arriva anche la rivoluzione guidata da
Aureliano Buendia che combatterà 32 guerre e le perderà tutte. Alla fine la rivoluzione non avrà più la cognizione del tempo né della propria ragione, si perderà anch'essa nella volgarità orrenda della violenza umana.
Quello che si prova dopo aver chiuso il libro è la sensazione che qualcuno
ti abbia raccontato in modo immaginario e magico l’essenza della vita stessa e dell’uomo che, nella ripetizione dei suoi comportamenti, non riesce a trovare salvezza
da se stesso; rimane la vivida percezione di quanto possa essere intenso il ricordo delle cose passate e delle persone perse, fino a infiltrare nello spirito e nel corpo una pungente dolorosa
nostalgia.
Le immagini sono prese dal web.
Molto bella e ben scritta questa esegesi del grande romanzo di G. G. Marquez. Una critica chiara,lucida, molto aderente allo spirito del libro, come anche io l'ho inteso, in ben 6 letture, iniziate all'inizio degli anni '80. Ancor più travolgente la narrazione di Gabo, nella nuova traduzione di Ilide Carmignani.
RispondiEliminaGrazie Marina, sono lieta che il mio commento ti abbia trovato concorde. È un libro che lascia il segno e comprendo le tue sei letture, io per ora mi sono fermata a due, se mai lo riprenderò mi affiderò alla nuova traduzione di Carmignani che tu consigli, un caro saluto
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