lunedì 6 febbraio 2012

Molta america in poche righe di un libro

Ho letto questo libro tanto tempo fa, come immagino abbiano fatto molti miei coetanei. In realtà non ne ricordo la trama, riprendendolo ora in mano, ne ho riletto l'incipit e anche la citazione sulla copertina, questa:
"La' attorno c'era aria di mistero. La macchina correva su una strada fangosa elevata sulle paludi che strapiombava da entrambi i lati e lasciava pendere dei viticci. Oltrepassammo un'apparizione: un negro con una camicia bianca che camminava con le braccia levate verso il cielo d'inchiostro. Poteva essere che pregasse oppure invocasse una maledizione. Noi gli saettammo proprio accanto; mi voltai a guardare dal finestrino posteriore per vedere i suoi occhi bianchi". 

Non ho memoria del contesto narrativo in cui questo brano è inserito ma in queste poche righe è nascosto molto più di quello che le parole esprimono….

….aria di mistero….

mistero che aleggia nell’aria dei paesaggi…
quando lo sguardo si perde all’infinito senza che qualsiasi elemento gli faccia da punto di riferimento, lungo le pianure dove di notte incombe un cielo a cupola e le stelle arrivano fino all’orizzonte;
quando il mondo si capovolge e i rilievi si ergono dal basso delimitati da canyon e ci raccontano quello che una volta era il fondo del mare;
quando monoliti scolpiti dal tempo segnano il territorio come giganti muti a testimoniare
la grandezza dell’ignoto;
quando si attraversano paludi che sembrano nascondere nel loro intrigo di acque, rami, radici e alberi il senso oscuro della terra, paure ancestrali avvolte in riverberi di luce umida e visionaria;
quando si percepisce che quella magia e quel senso di mistero e' stato forse compreso solo da coloro che per primi lo vissero, perché lo interpretavano e soprattutto lo rispettavano e lo spirito di quegli uomini, perché solo quello è rimasto, fa parte di quel mistero:

e la macchina correva

Topos nord-americano, l’”on the road” …appunto… il viaggio, lo spostamento, la voglia di andare oltre, il mito di Ulisse il mito della “frontiera”, ma anche la fuga, la fuga da tutto, la fuga da se stessi, dalla vita, dal sogno irrealizzato e irrealizzabile, dal mondo organizzato, dall’io organizzato e nel viaggio, nella fuga gli occhi vedono…vedono scivolare paesaggi, punti di vista e la “libertà” sembra raggiunta….

oltrepassammo un’apparizione…

di “apparizioni” se ne incontrano viaggiando…stranezze di vario genere, umane, paesaggistiche naturali e non…su di una terra gravida di incastri culturali, di aspettative mancate, di crudeltà esasperate, di verità cercate, celate o imposte, di menzogne, di sangue e sofferenze…si aggirano stranezze e pazzie solitarie che si colgono e si lasciano indietro ma che rimangono nella mente…”mi voltai a guardare dal finestrino posteriore per vedere i suoi occhi bianchi.
…apparizione….dell’umanità negata…

….un negro che camminava con una camicia bianca…

contrasto nero/bianco, un contrasto mai sanato…
è l’apparizione di uno degli orrori consumati nel nord America,
una delle sue più assordanti contraddizioni

camminava con le braccia levate verso il cielo d'inchiostro. Poteva essere che pregasse oppure invocasse una maledizione…

camminava e il suo percorso era iniziato da molto lontano e forzatamente; dietro i suoi passi un scia che, senza pietà, dalla terra d’Africa si inabissava in fondo all’Oceano Atlantico, lasciando un “binario di ossa” e riemergeva come psichedelica allucinazione in una sequenza di laceranti urla, latrati di cani , sferzate di frusta, di “strange fruit” pendenti dagli alberi, di fuochi umani, di ventri profanati, di cognomi da mutare in X, di carni e anime lacerate, di affetti strappati, di dignità schiacciate…pregava un dio che non l’ha salvato, malediceva una razza bianca dall’anima nera che l’ha profanato...

gli saettammo proprio accanto….

in un attimo ci possono essere molte cose, in poche righe molto di più di un semplice attimo temporale.

4 commenti:

  1. Finalmente!!!! Ci voleva Kerouac per farti ritornare... on the road del tuo blog.
    E se il brano scritto da uno dei massimi esponenti della beat generation che tu hai riportato è denso di suggestioni, ancora di più lo sono le parole ti hanno ispirato leggendolo. Veramente un bel post, Maria.
    Ora cerca di non farci aspettare altri mesi, per una nuova pubblicazione.

    Un abbraccio, cara Maria,.

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    1. Cara amica sostenitrice delle mie parole!! Grazie Milvia, cercherò di fare del mio meglio per rendere maggiore la frequenza delle mie presenze sul mio stesso blog!Avrei sperato più interlocutori con cui fare piccole discussioni...ma va bene anche così :-)
      buona giornata anche a te, qui a Roma un sole discreto sembra allontanare le atmosfere nevose...
      ciaoo

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  2. Bellissime riflessioni, coinvolgenti e raffinate nonché pregne d'atmosfera. Complimenti vivissimi! Lo devo alla mia amica Milvia, che fa fatto il link nel suo post, se sono qui.
    affettuosità
    annamaria

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    1. Ciao Annamaria, ben arrivata sul mio blog e Grazie! veramente per quello che mi dici, le tue parole mi fanno molto piacere e, unite a quelle di Milvia, mi spronano ad aggiornarlo più frequentemente questo mio spazio :-)
      un caro saluto
      maria

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