giovedì 8 dicembre 2011

Punto Omega di Don DeLillo


Se il titolo di un libro in qualche modo ha il compito di sintetizzare o di mettere in risalto il o uno dei fulcri narrativi o significanti prenderò proprio il titolo per iniziare questo mio commento al libro di DeLillo, commento scritto, come al solito, senza alcuna velleità di critica letteraria ma solo con l’intento di raggiungere una maggiore comprensione di quello che il libro cerca di comunicarci o forse perché, citando uno dei personaggi : "E' tutto incastrato, le ore e i minuti, parole e numeri ovunque, le stazioni ferroviarie, gli itinerari degli autobus, i tassametri, le telecamere di sorveglianza. Tutto ruota intorno al tempo, tempo cretino, tempo inferiore, la gente che controlla l'orologio e altri aggeggi, altri sistemi che aiutano a ricordare. E' il tempo che scorre via lentissimamente dalla nostra vita. Le città sono state costruite per misurare il tempo, per togliere tempo alla natura. C'è un eterno conto alla rovescia. Quando hai strappato via tutte le superfici, quando guardi sotto, ciò che resta è il terrore. E' questo che la letteratura vuole curare. Il poema epico, la favola prima di andare a letto."

Punto Omega è una locuzione dello scienziato ( da wikipedia) “gesuita francese Pierre Teilhard de Chardin per descrivere il massimo livello di complessità e di coscienza verso il quale sembra che l'universo tenda nella sua evoluzione. Nel libro Il fenomeno umano (Le Phénomène Humain, 1955), Teilhard de Chardin descrive i cinque attributi del Punto Omega:
  • è sempre esistito - solo in questo modo si può spiegare l'evoluzione dell'universo verso livelli elevati di coscienza
  • deve essere personale – un essere intellettuale e non un'idea astratta; la maggiore complessità della materia non ha solo portato a più elevate forme di coscienza, ma ad una maggiore personalizzazione, della quale gli esseri umani sono le forme più elevate di “personalizzazione” dell'universo. Essi sono completamente “individualizzati”, liberi centri di attività. È in questo senso che si dice che l'uomo è stato fatto a immagine di Dio, il quale è la più elevata forma di personalità. Teilhard de Chardin sostiene espressamente che il Punto Omega, quando l'universo attraverso l'unificazione diventerà Uno, non si assisterà all'eliminazione delle persone, ma alla super-personalizzazione di esse. La personalità sarà infinitamente più ricca. Ciò perché il Punto Omega unisce il creato, e più esso unisce, più l'universo diventa complesso e accresce la propria coscienza. Così come Dio crea, l'universo si evolve verso più elevate forme di complessità, coscienza e, infine, con gli esseri umani, di personalità perché Dio, attraendo l'universo verso di Sé, è una Persona.
  • deve essere trascendente – il Punto Omega non costituisce il risultato della complessità e della coscienza. Esso esiste prima dell'evoluzione dell'universo, perché il Punto Omega è la causa dell'evolvere dell'universo verso la maggiore complessità, coscienza e personalità. Ciò essenzialmente significa che il Punto Omega si trova all'esterno del contesto in cui si evolve l'universo, perché è a causa della sua attrazione magnetica che l'universo tende ad esso.
  • deve essere autonomo – libero da limitazioni di spazio e di tempo.
  • deve essere irreversibile – cioè deve offrire la possibilità di essere raggiunto.”

Premesso questo, la trama ((In una casa isolata nel deserto due uomini discutono della natura del tempo e del significato dell'agire umano nella storia. Discutono e aspettano. Uno, Richard Elster, è un anziano intellettuale per niente pentito dell'appoggio che ha dato al governo nella guerra in Iraq, l'altro è un giovane regista che vorrebbe girare un documentario su di lui. L'improvvisa scomparsa della figlia di Elster, che è andata a raggiungerli altera lo stato delle cose..) è scarna quanto basta a realizzare lo scopo narrativo e contenutistico dell’autore. Due capitoli incorniciano gli eventi della narrazione: in un museo viene proiettato, dilatato in 24 ore, il film di Hitchcock, Psyco. Un uomo, quasi ossessivamente, lo guarda per ore, per giorni, il rallenty esasperato rende visibili i minimi particolari e i movimenti che avvengono durante le scene  “Ciascuna azione veniva scomposta in parti così distinte dall’entità originaria che l’osservatore si ritrovava scollegato da qualsiasi aspettativa” e da qualsiasi percezione del tempo come normalmente viene calcolato, dal suo concetto abitualmente accettato; i suoi pensieri si perdono nel film ed il film entra nella sua mente, la seziona come i frame sono sezionati nei più piccoli cambiamenti e lo porta ad una percezione profonda fino ad arrivare alla sua coscienza, superando la percezione superficiale delle cose.

All’interno di quella sala di proiezione passano tutti i protagonisti del libro e forse lo stesso spettatore potrebbe essere proprio l’autore di fronte a cui passano, mentre lui è in cerca di una essenza al di fuori del tempo e dello spazio, difficile da raggiungere, difficile da ridurre a parole “ La vita vera non si può ridurre a parole dette o scritte, nessuno può farlo, mai. La vita vera si svolge quando siamo soli, quando pensiamo. Percepiamo, persi nei ricordi, trasognati eppure presenti a noi stessi, gli istanti submicroscopici…….diventiamo quello che siamo sotto i pensieri che scorrono e le immagini indistinte, chiedendoci oziosamente quando moriremo: E’ così che viviamo e pensiamo, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. Sono questi i pensieri che ci arrivano senza filtro, mentre guardiamo fuori dal finestrino del treno, macchioline opache di panico meditativo” .

Il significato di questa cornice al nucleo narrativo, la visione rallentata del film è forse legata alla coscienza di ognuno ( in particolare dell’autore) nel rivedere la vita in ogni suo suo momento, in ogni suo frame? il dispiegarsi particolareggiato di ogni azione compiuta connessa al pensiero che l’ha messa in atto? la consapevolezza di ogni piccolo particolare di quel pensiero che l’ha posta in essere?  e tutto ciò per arrivare  a..” quello che chiamiamo io, la vita vera, l’essere essenziale…”?
E tutto ciò è possibile solo al di fuori del convenzionale concetto spazio/ tempo della vita? Quella dimensione che Elster ricerca nel suo ritiro nel deserto,  dove :” La coscienza si accumula. Comincia a riflettere su se stessa. C’è qualcosa in tutto questo che mi sa quasi di matematico. C’è quasi una legge matematica o fisica che non abbiamo del tutto inquadrato, secondo la quale la mente trascende ogno direzione procedendo verso l’interno: Il punto omega. A prescindere dal senso originario di questa espressione, se un senso ce l’ha, se non è uno di quei casi in cui la lingua si sforza di arrivare ad una idea al di fuori della nostra esperienza”, dove non:”Siamo una folla, uno sciame.” Dove non:”Pensiamo in gruppi, viaggiamo in eserciti: Gli eserciti portano il gene dell’autodistruzione. Una bomba non è mai abbastanza: La confusione della tecnologia, è lì che gli oracoli tramano le loro guerre: Perché adesso arriva l’introversione. Padre Teilhard lo sapeva; il punto omega: Un salto fuori dalla nostra biologia…..Dobbiamo essere umani sempre? La coscienza è esaurita. Ora si ritorna alla materia inorganica. E’ questo che vogliamo. Vogliamo essere pietre in un campo.”
Il deserto,* è forse un altro personaggio del libro,  è il luogo ma anche  il tempo in cui si svolge la narrazione “C’erano le distanze che abbracciavano ogni caratteristica del paesaggio e c’era la forza del tempo biologico, lì, da qualche parte….calore, spazio, immobilità, distanza. Sono diventati stati mentali…sensazioni …oltre la dimensione fisica, sensazioni che si fanno più profonde col passare del tempo. Ecco l’altra parola: tempo.”
Il tempo si ferma nella casa del deserto, lo spazio non ha dimensione, il pensiero si perde e si concentra in essenza della mente….ma…l’uomo o semplicemente Elster non è ancora pronto per il punto omega, dice di lui la figlia “..odia completamente, fisicamente la solitudine” la biologia prende ancora il sopravvento, la sparizione della figlia lo prostra fino a scomparire nella completa apatia…in fondo “l’estinzione” è il tema che lega tutti i personaggi.

Il deserto inghiotte la figlia
Il film inghiotte l’anonimo personaggio
La città a cui torna inghiotte il regista
Il dolore inghiotte Elster

Io credo che questo libro più che comunicare qualcosa ai suoi lettori serva all’autore a segnare uno stadio del suo essere, non quello del raggiungimento del punto omega, ma quello della comprensione di cosa possa esso significare e quindi la tensione a raggiungerlo, come antidoto al terrore che resta quando si sono strappate tutte le superfici….e guardi sotto….
 In “Running dog” l’autore nel 1978 scriveva “Qualunque fosse l’obiettivo della ricerca, un oggetto, una situazione interiore, una risposta, uno stato dell’essere, il risultato era quasi sempre deludente. Alla fine ci si ritrova di fronte a se stessi. Soltanto a se stessi. Naturalmente c’era chi credeva che la ricerca fosse importante di per sé. Il fine della ricerca è la ricerca stessa.”
De Lillo sta ancora “ricercando”….."Ogni momento perduto è vita"

E’ un libro particolare, non riesco a parlarne senza citarlo spesso come ho fatto sopra,  difficile da commentare ma estremamente interessante e va al di là della letteratura, è un cuneo che si insinua nella mente, è un “sasso” che colpisce i pensieri e li scompiglia.
Da leggere e rileggere e tenere a portata di mano, di occhi e di mente.....

* del deserto, in genere, ho parlato in questo blog, qui

5 commenti:

  1. Io non sarei mai riuscita a scrivere una recensione di un libro così complesso.. Brava, Maria!

    Milvia

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  2. Ho assegnato un premio virtuale a questo bel blog! Per vedere come funziona, http://wendynondovevacrescere.blogspot.com/2012/01/liebster-blog.html

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    1. Beh Chiara intanto ti ringrazio :-)e poi andrò a vedere come funziona...ciaooo
      maria

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  3. Ho letto quest'anno Punto Omega e anche io, come credo sia successo a te, ho "sentito" il bisogno di approfondire la materia per arrivare ad una migliore comprensione. Mi è stato molto utile quanto hai scritto in questo blog, semplificando mirabilmente concetti non proprio semplici. Condivido pienamente le tue conclusioni che centrano il significato del romanzo nel pauroso vuoto che può portare la sola comprensione del punto omega, "concettualizzato" da Elster come una realtà inanimata, non biologica.
    Io mi sono letto qualcosa anche in relazione alla teoria fisica del punto omega, dello scienziato contemporaneo Frank Tipler, e mi sembra che la struttura del romanzo riveli "coincidenze" troppo forti per essere chiamate "coincidenze". I due capitoli che aprono e chiudono il romanzo, alla 24 Hours Psycho possono sembrare dei semplici flashback, posti uno all'inizio e uno alla fine per scelta stilistica (peraltro in linea con il "metodo" di Hitchcock, che fa si che lo spettatore sappia sempre più del protagonista). La coincidenza è che in questo modo il "tempo" del romanzo si sviluppa su una "Closed Timelike Curves" (curva spaziotemporale chiusa di tipo tempo) ovverosia quella particolare soluzione delle equazioni di Einstein della Relatività Generale che rende possibile il ritorno ad un preciso punto spazio-tempo. Frank Tipler dimostrò in argomento, nel 1974, come esistano in natura condizioni che possono determinare il ritorno ad un preciso punto spazio-tempo. E questo è ciò che accade: il romanzo sembra infatti come un'ellisse temporale posta al di fuori della storia che si apre e si chiude nel medesimo posto (c'è questa sensazione di perdere il concetto di tempo, con il protagonista che perde "la conta" dei giorni, per ritrovarla al momento della sparizione di Jessie). Per cui l'ultimo capitolo non è di fatto un flash-back, ma è veramente l'ultimo episodio di un tempo "curvato" in cui Jessie potrebbe teoricamente ancora salvarsi (ma qui si apre l'irrisolto dibattito dei paradossi temporali, dell'impossibilità di variare la storia e degli "universi paralleli").
    Inoltre, il 24 Hours Psycho sembra una perfetta metafora dell'universo rallentato teorizzato proprio da Tipler, che non vede un universo in continua espansione ne uno soggetto a contrazione (big crunch), ma un universo "chiuso" che procede per fasi di accelerazione e rallentamento.
    Di certo Punto Omega è un romanzo breve ma "denso" come un buco nero. Mi andava di scriverti le mie deduzioni per sapere cosa ne pensi.
    Ciao!

    Sergio

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    1. Che piacere ricevere il tuo commento Sergio, l'ho letto ieri e prima di risponderti sono andata a cercarmi qualcosa su Tipler.
      Prima mi piace dirti che quando ho pensato di aprire questo blog, speravo di poter interloquire con altri che avessero gli stessi interessi, ma dopo un pò ho capito che invece si riduceva a un "soliloquio scritto", in fondo un esercizio personale di scrittura delle proprie riflessioni, quindi il tuo commento mi ha colpito particolarmente! Lieta che ti sia stato utile quanto io ho scritto su Punto Omega.
      Molto interessanti le annotazioni che fai, si certo anche io ero andata ad approfondire ma non ero arrivata fino a Tipler che credo proprio, come tu dici, abbia sicuramente a che fare con il libro di DeLillo e che ne apre ulteriori interpretazioni quali quella che tu dai dell'ellisse temporale che chiude e racchiude in un cerchio il tempo della narrazione ( stimolante l'accenno ai paradossi temporali che lasciano però che l'illogicità del non provato realmente si scontri con la logica del conosciuto in una disputa senza soluzione!)
      Naturalmente, avendolo letto oramai due anni fa, ho perso la freschezza del ricordo, ma solo rileggere le frasi che ho citato mi ha intrigato di nuovo come pure quello che dice Tipler....
      ora... mastico praticamente nulla di fisica, figuriamoci di fisica quantistica...ma il concetto della Vita del pensiero e della coscienza staccata dalla fisicità dell'essere umano, la concentrazione e quindi la realizzazione dell'Omega Point come qualcosa che includa tutto al di là dello spazio e del tempo e che per via "emulativa" crei qualcosa che realizzi il Paradiso è affascinante; come pure il concetto di Spirito Santo che, visto come funzione quantica, sia quello che spinga verso Omega....
      scrivendo mi viene da pensare, ma forse in questo sta la mia incapacità di cogliere bene quello che lui dice, se a ciò si arriva immagazzinando tutto il pensiero umano, che ne facciamo degli impulsi negativi della mente umana ( predominanti visto il punto storico in cui siamo arrivati) per arrivare al "quel paradiso" di piena e pura coscienza? Domanda sbagliata?

      Mi viene da chiederti se hai letto sempre di Don DeLillo "L'angelo Esmeranda" una raccolta di racconti che a una prima lettura mi ha lasciata completamente spiazzata e che non ho compreso, tanto è vero che pensavo di rileggerlo con più attenzione.
      Un caro saluto, grazie della tua visita, del tuo commento e dello stimolo di approfondimento che mi ha suscitato; per i motivi che ho scritto sopra non aggiorno frequentemente questo blog, ma qualsiasi commento tu vorrai lasciare sarà ben gradito!
      Maria

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