Il film scolpisce in bianco e nero la provincia americana,
l’immobilità e il silenzio di alcune scene sembrano foto e contrastano il
continuo movimento di un tipico film “on the road”.
Un uomo anziano, Woody, che vive nel Montana, riceve un volantino
pubblicitario che lo invita a riscuotere un premio di un milione di
dollari a Lincon, Nebraska. A tutti è evidente che è una balla, un modo per
vendere abbonamenti ad alcune riviste, solo per lui è qualcosa di reale, forse l’ultimo desiderio realizzabile della sua vita, una prospettiva di
gioia che non assaporava da tanto, troppo tempo.
Nessuno gli dà credito e lui imperterrito tenta di partire
più volte, anche a piedi, la patente gli è
stata ritirata, ma viene sempre ripreso o dai figli o dalla polizia fino a quando
uno dei due figli, David, non decide di accompagnarlo, iniziando così il
viaggio.
Il viaggio in America è qualcosa di più di un semplice
spostamento, è elemento costitutivo della cultura e del carattere di quel popolo;
ha le sue radici nella conquista del territorio, nel superamento delle varie
“frontiere” che di volta in volta si ponevano come limiti all’avanzata dei
coloni verso la “terra promessa”, verso la realizzazione del sogno americano, verso la libertà dalle oppressioni e dalla povertà della terra di origine.
Esso stesso diventa simbolo di libertà, anche senza
frontiere da superare se non all’interno di se stessi; lo spazio immenso che si
attraversa dilata lo sguardo, allenta le restrizioni materiali e mentali,
spezza i legami con una quotidianità che si ripete ogni giorno uguale e con gli obblighi a essa connessi; il ritmo rallenta, anche se la
velocità di movimento aumenta, la temporale metodica scansione della vita perde
la sua necessità.
Figlio e padre attraversano tre stati, ma non si muovono
solo orizzontalmente sull’ampio spazio
delle Great Plains, compiono anche un viaggio in profondità , un itinerario di
conoscenza individuale e reciproca; la
lunga sosta nel paese natale di Woody, da cui riemergono suoi spaccati di vita
passata, svelerà a David cose mai dette dal padre.
L’anziano è un uomo con ferite interiori dovute alla guerra
in Corea, è un uomo generoso, con i vizi tipici di chi vive nella desolazione
culturale della provincia, messo alla prova da un rapporto di coppia che fa
della recriminazione continua il filo conduttore delle giornate, con una moglie
che comunque, pur volendolo rinchiudere in una casa di cura, avrà il coraggio di
difenderlo dai meschini attacchi della famiglia a cui oppone la dignità e le
doti umane del marito e che sarà capace di gesti di amorevolezza quando lui
sarà ricoverato per un malore. E’ un uomo verso la fine della vita, che si vede
scivolare i giorni uno dietro l’altro, come i chilometri che percorrerà con il
figlio, e che cerca un finale “diverso” in quella promessa di “vincita”a cui
tende con ostinata volontà, anche se, forse, lui stesso sa che è solo una
banale truffa.
David lavora in un negozio, la donna con cui viveva se ne è andata, anche lui è limitato dall’ambiente in cui vive ma se ne distacca per un profondo senso di pietà umana, di comprensione ed empatia che manifesta nei confronti del padre; la sua condiscendenza verso di lui non è una mera resa ai suoi capricci, ma voglia di capire e di alleviare tristezze, esaudire, per quanto possibile, i suoi desideri. Lo accudisce quando ce ne è bisogno, lo rialza quando cade, ma, soprattutto, gli parla, si confida, gli fa domande; quando si inginocchia di fronte a lui seduto sugli scalini non sono solo un padre e un figlio ma due esseri umani, uno più forte per gli anni che ha davanti l’altro più debole per gli anni che ha dietro di sé, che si incontrano, che si aiutano, che instaurano una complicità anche nella condivisione dei loro vizi, delle loro debolezze facendone dei punti di forza del loro “incontro”.
I dialoghi tra loro due sono comunque scarni ma sufficienti
allo scopo e si distaccano come perle a confronto delle conversazioni di coloro
che incontrano, parenti e non, che se non sono "arricchite" da parole di scherno, opportunismo e
banalità, manifestano una povertà di comunicazione tale da far pensare a una ottusità mentale ed emotiva al limite dell’umanità.
Il bianco e nero del film vuol forse sottolineare la
mancanza di colori nella vita dei protagonisti, nella vita della provincia americana
e nel futuro di chi futuro ne ha ancora poco, ma in qualche modo, alla fine del
film, la tenerezza di David verso Woody riuscirà a colorare materialmente e affettivamente
la vita di quest’ultimo.
Regia: Alexander Payne
Sceneggiatura: Bob Nelson
Interpreti: Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacey Keach
Grazie, Maria! Questa tua bella analisi del film mi fa capire che questa pellicola non me la posso perdere!
RispondiEliminaMilvia
Grazie a te! Secondo me è proprio un film da vedere, poi mi dirai le tue impressioni!
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