Toni Morrison è, per me,
una grande scrittrice, incide
nella mente di chi la legge qualcosa che è più profondo di semplici
sollecitazioni intellettuali, si insinua come un’infiltrazione di sensualità
(nell’accezione più larga del termine), di comprensione magica della realtà e
dell’”altro”, crea tra la sue storie e
chi le legge una comunicazione diretta e senza filtri culturali.
Ci si impatta con i suoi personaggi, ci si entra dentro e li
si vive. E’, la sua, una letteratura viscerale, carica di fisicità, di
flessuosità, di ritmo, di istintività, il suo retaggio culturale, l'Africa che le scorre nelle vene, rende la sua scrittura qualcosa di particolare rispetto a quella cosi detta "occidentale".
Ho letto quasi tutti i suoi libri, quelli che mi sono
particolarmente cari sono Amatissima e Jazz dove, più che negli altri, il suo linguaggio si fa musica, musica
blues per il primo e musica jazz per il secondo.
E’ un libro (qui la sinossi) che parla di guerra e di
razzismo, di comprensione umana e di aridità umana, di vite violentate e del
riscatto di quelle stesse vite, della trasformazione della propria umanità,
costretta a vivere l’orrore, in un “cuore
di tenebra” e del coraggio e la forza di saperla recuperare.
Di guerra:
vedere i propri amici dilaniati e continuare a vederli anche dopo che sono
morti e riuscire a esorcizzare il dolore solo tramite l’assassinio indiscriminato
di altri esseri viventi ;
bambini ridotti a offrirsi come oggetti sessuali
e poi ucciderli per il disgusto, non solo verso una realtà orrenda ma anche
verso sé stessi per aver provato la tentazione di accettare.
Di
razzismo:essere cacciati, da un giorno all’altro, dalla propria terra e dalla
propria casa perché di pelle nera, essere
vecchi e picchiati a morte con spranghe di ferro e calci dei fucili, legati ad un albero con gli occhi cavati perché ci si è rifiutati di farlo;
essere
bastonati e presi a calci per essere entrati in un negozio dove non si
accettano persone “di colore”;
aver perso
un braccio perché un poliziotto decide di fare il duro con un bambino e di sparargli;
essere usati
come cavie umane per esperimenti medici; essere sfruttati tanto da non avere neanche la forza di
rivolgere una carezza e un sorriso ai propri figli.
Di
comprensione umana: una rete di solidarietà e di appoggio concreto sul
territorio per gli afroamericani in difficoltà, retaggio di quella Underground
Railway che aveva protetto gli schiavi fuggiaschi con una serie informale di
itinerari segreti e luoghi sicuri a partire dal 1700; il lavoro di donne
energiche fisicamente ed emotivamente che vanno avanti a testa alta in una vita
piena di difficoltà e di ingiustizie e si prendono cura materiale e psichica di
una ragazza in fin di vita ridonandole la forza di vivere e un futuro;
Di aridità
umana: riuscire a trattare una bambina in modo crudele senza neanche un’ombra
di affettività, distruggendone l’infanzia e la coscienza di sé stessa,
considerando il proprio tornaconto come unico valore che abbia senso tutelare;
Le vite dei
due personaggi, Frank e Ysidra fratello e sorella, sono state violate da tutto
ciò e Frank stesso ha violato altre vite. Il libro li riporta “ a casa” che ha una collocazione
fisica a Lotus in Georgia “il posto più brutto del mondo” e una metaforica all’interno della loro essenza
umana.
Lei, Ysidra, aiutata dalla forza vitale delle donne
che la curano, riacquista la coscienza
di sé come essere umano, con propri valori e qualità e si proietta verso il
futuro, lui, Frank riporta alla coscienza quello che aveva rimosso e traslato
in un falso ricordo dei fatti accaduti, si muove più verso una ricostruzione realistica del passato
per venir fuori dal buco nero in cui la guerra lo aveva gettato. Solo facendo i
conti con se stesso può riemergere, forse si possono perdonare i torti subiti,
quasi mai quelli commessi.
Entrambi
ritroveranno la pace interiore proprio nella loro casa dove entrambi faranno
ritorno, non c’è niente e nessuno da cui ritornare, né materialmente né affettivamente,
è solo la fine di un viaggio, il ritorno
consapevole al luogo di partenza. Non a caso l’ultimo atto che dei due fratelli
ci viene raccontato riprende ciò che marginalmente li aveva colpiti nel primo
capitolo. E’ Frank lì che ci racconta, con una potenza descrittiva quasi magica,
una scappatella sua e di Ysidra quando erano ancora entrambi piccoli.
Il loro atto
finale rende giustizia e pietà al passato e si apre al domani.
La
particolarità stilistica del libro è l’inserimento di capitoli in corsivo, in
cui la voce narrante è quella di Frank che non solo ci da il suo racconto dei
fatti e il suo punto di vista, ma dialoga con la scrittrice, quasi la sfida a
cimentarsi nel racconto della sua vita. La sua voce rafforza la narrazione
della storia, la personalizza e la drammatizza, quasi mettesse in dubbio la
capacità della scrittrice di rendere adeguatamente la sua storia, come a dire “se
non hai vissuto queste cose da “dentro” non puoi capirle né renderle in tutta
la loro drammaticità”. Ma la Morrison le ha vissute da “dentro” e gira il dubbio
di Frank a noi lettori mettendoci all’erta.
Un’ultima
cosa, nel libro ricorre sporadicamente la visione di un omino vestito con un
zoot suit, abito usato dagli afroamericani negli anni ’40, non riesco bene a
individuarne la funzione, ho pensato a una sorta di coscienza di Frank che lo
controlla aspettando la sua rinascita, ma, come dicevo, lasciamo che Morrison giochi con noi e la nostra poca dimestichezza con gli aspetti magici e irrazionali della vita.
“Sei libera. Niente e nessuno è obbligato a
salvarti se non te stessa. Semina la tua terra.”
“Ritto qui c’è un uomo”
Finalmente, Maria cara, sei tornata a scrivere nel tuo blog. E lo hai fatto postando questa bellissima recensione, credo la più bella fra quelle che finora avevi scritto. Mi è venuto il desiderio, dopo averla letta, di uscire subito di casa e correre in libreria a comprare tutti i libri della Morrison. Ma fuori fa un freddo cane, sta iniziando anche a nevicare e devo per forza rimandare.
RispondiEliminaSei andata in profondità, nella tua analisi, hai fatto capire molto bene come questo libro contenga tante sfaccettature e tante complessità. Mi hai davvero incuriosito, e ho avuto un'ulteriore conferma di quanto tu sia una lettrice attenta e sensibile e di quanto tu sappia scrivere dei libri che ti piacciono in modo davvero eccellente.
Adesso non farci aspettare ancora mesi e mesi prima di pubblicare un altro articolo, però!
Un abbraccio
Milvia
Milvia cara, grazie del tuo commento e di quello che mi dici, il tuo spessore e le tue qualità umane e di scrittrice lo rendono ancora più lusinghiero :-).
RispondiEliminaSono contenta di essere riuscita a esprimere il mio pensiero e di aver sollecitato cuiosità ed interesse per questa scrittrice che veramente merita di essere letta
ciaooo
maria
Davvero una recensione bella e appassionata la tua. Farò anch'io come Milvia. leggerò tutti i libri della Morrison!
RispondiEliminaQuando torni a Bologna che ho voglia di vederti?
Qui, come ha già detto Milvia, è arrivato il gelo padano, ma nevicare non nevica. Per ora.
Un abbraccio con tantissimi auguri di Buone Feste.
Mirella
Mirella che piacere trovarti tra queste pagine! Grazie di essere passata e di esserti soffermata :-),
RispondiEliminanon so ancora quando, ma fra non molto dovrei avere mooolto più tempo libero e una delle cose che farò per prima sarà venire a Bologna, te lo farò sapere prima, così stabiliamo un giorno in cui vederci, ne sarò felice. Grazie e tantissimi auguri di Buone Feste anche a te
un abbraccio
maria
A presto allora. Un bacio.
RispondiEliminaMirella
P:s. Di alla comune amica Milvietta che qui è poi nevicato e fa un freddo birbante!
Cecilia Prosperi Ho letto tutto ciò che hai scritto degli ultimi due libri da te letti, il mio commento è: "Brava, brava, brava". Analisi mai superficiale ma sempre attenta agli stati d'animo, alle storie tormentate di vite difficili, Per me hai sbagliato mestiere, altro che restauratore, dovevi fare il critico letterario. Mi hai emozionato specie il secondo; lo leggerò.
RispondiElimina15 ore fa