Chicago: bella città piena di vita, di architetture vecchie e nuove che si scontrano e che si amalgamano perfettamente a creare un unicum affascinante. Il suo Millenium Park è uno scoppio di vitalità e di originalità sia nelle forme strutturali che lo compongono, sia nell’umanità che lo anima.
La città dell’acciaio, del grano, della carne, “the windy cidy” o anche “the second city” già alla fine dell’ottocento, rispetto a New York, la città dell’affarismo, dell’operatività, dello sfruttamento e del guadagno, della corruzione e del clientelismo…. Frank Lloyd Wright ha lasciato un importante segno della sua vena architettonica per le sue strade.
Percorsi in strade eleganti lungo i quali puoi trovare la sosia di Tina Turner che canta, ballerini di tip tap, musicisti folk, percussionisti di secchi di plastica, saxofonisti etc. che animano il giro di shopping di chi i soldi non è costretto a chiederli lungo la strada.
Lago Michigan….sembra proprio un mare, all’orizzonte solo acqua (anche dall’aereo per poterne vedere i limiti devi sorvolarlo in corrispondenza del suo centro). Sulle rive onde e spiagge.
Historic Route 66: parte proprio da Chicago ed arriva a Santa Monica in California. Ne ho fatto solo una parte, per lo più ormai il tratto dell’Illinois scorre parallelo alla I-55 ma in alcuni punti se ne discosta ed è lì che è bello percorrerla attraversando luoghi che sono diventati “icone americane”. Aperta nel lontano 1926, fu la maggiore via di comunicazione di merci ed affari, ma anche della migrazione durante la depressione ed il dust bowl e supportò l’economia delle comunità attraverso le quali passava.
In America è “La” strada, quella del sogno americano, quella della fuga dalla povertà, quella del superamento di frontiere reali e personali, quella della delusione e della sofferenza di chi vedeva infrangersi le proprie aspettative.
E’ la materializzazione della strada di Kerouac, il percorso del Furore di Steinbeck, la cassa di risonanza delle ballate di Guthrie…e tutto quello che ciò ha rappresentato per gli americani e non solo….
Springfield, capitale gradevole e sorretta dal mito di Lincoln di cui si può visitare la casa da lui abitata fino al mandato presidenziale. Il presidente è presente in tutto l’Illinois che è definito, anche nelle targhe, la terra di Lincoln, targhe che lo ricordano si trovano sparse per tutto il suo territorio.
Saint Louis, l’Arco svetta, visibile anche da molto lontano, tipologia usuale della città americana, grattacieli in down town, piccole case, eleganti, più modeste, alcune antiche in old town, bei quartieri, Euclide street piena di localini e di gente, Cherokee street…deserta e piena di casa tipiche di mattoncini, locali dove ascoltare musica dal vivo la sera.
Poco distante dalla città il punto di incontro tra Missouri e Mississippi a nord ovest, e a est il sito archeologico più grande a nord del Messico, il Cahokia Mouds, dove si sviluppò una civiltà con una organizzazione ben precisa ed una città con circa 20.000 abitanti.
L’Illinois è una distesa di campi di granoturco, i paesaggi sono colorati di un verde intenso, quasi violento, foreste di alberi imponenti si alternano alle coltivazioni, strade quasi deserte, il senso di spazio immenso elettrizza, ma ci si rende anche conto di quanto possa sgomentare una pianura senza punti di riferimento per gli occhi, una incalcolabilità delle distanze….
Kentucky, terra di cavalli di razza, del bourbon, della bluegrass e del pollo fritto.
Dopo un po’ che lo percorro qualcosa comincia a stonarmi…..non vedo nessun afroamericano, ne ho visto solo uno che si aggirava in un mercato all’aperto. Cerco di capire perché, ma non ci riesco. Certo che i personaggi che vi si aggirano sembrano tirati fuori da film americani: sono uomini rudi, grossi e….americani….! E' vero che subito dopo la fine della guerra di secessione, il KKK nacque in Tennessee a due passi da lì…ma non ho appigli che mi confermino un particolare razzismo di questo stato, sta di fatto che di neri ne ho visti tanti ed ovunque ma qui no! In una assolata distesa di asfalto si svolge un mercato dell’usato, ci sono banchetti che invece di pentole e padelle espongono una sfilata di fucili! Anche se so che siamo nella terra delle “armi a chiunque” fa strano una cosa del genere…..in un mall (che sta per market) sono esposti due fucili di antica data in uno c’è l’etichetta di provenienza Tennessee e poi la data 1867 e la sigla KKK!
Indiana, terra piatta che dal Kentucky si allunga fino al lago Michigan, ai bordi del quale ci sono dune di sabbia alte che ne modulano le spiagge; come dicevo l’ho attraversato velocemente e non ho potuto gustare appieno quelle che sembrano essere le sue particolarità.
Questo in sintesi il mio viaggio, sensazioni provate quelle solite di quando si viaggia in quella terra, un senso di libertà che è figlia del mito, dello spazio, della propria mente che si mette in fuga dalla quotidianità e che verifica direttamente le proprie curiosità, si sente in un luogo che per vari motivi l’affascina e che vuole conoscere per i motivi che ho già espresso altre volte qui sopra.
Riflessioni e domande tante: cosa c’è dietro il sorriso degli americani quasi sempre molto cordiali? Affettazione? Superficialità od una vera disposizione verso l’altro? E’ vero che dietro a quei sorrisi c’è la voglia di presentarsi sempre e comunque come coloro che hanno raggiunto la felicità sancita dalla costituzione, la positività di una nazione ostentata a tutti i costi? Dietro a quanti di quei sorrisi si cela magari un razzismo feroce? Sembra sempre tutto molto ordinato, il rispetto delle regole stradali, prati immensi bordo strada rasati perfettamente, sembrano tutti giardini di Paperino…strana cosa la natura, sembra quasi ostentata, incanalata ma non fruibile….se non quando viene istituzionalizzata in parchi; non trovi un albero fuori posto, magari per far ombra in un parcheggio…no…da un parte i paesi …da una parte la natura….e poi quelle case immerse in essa ma fuori dalle concentrazioni in qualche modo strutturate di centri abitati, centri commerciali….etc…
Dopo un po’ che viaggi e ti capita di vedere campi “selvaggi” con le margheritine che occhieggiano tiri un sospiro di sollievo, anche se di primo acchito tutto quell’ordine verdeggiante ti aveva dato un senso di benessere visivo.
Negli states si viaggia bene in macchina, in primis perché lo spazio è talmente tanto che il traffico lo si incontra solo in prossimità delle grandi città e lì è snervante, per il resto è tutto molto tranquillo e gli statunitensi rispettosi delle regole….ma se siete in prossimità di un incrocio con una visuale a 360 gradi e di fronte a voi c’è uno stop…vi sembra intelligente fermarvi se è evidentissimo che non ci sono macchine in arrivo per decine di miglia?
..e ancora vi sembra normale che nelle strade delle cittadine ci passino le rotaie dei treni? E sopra di esse treni veri, quelli merci con più di cento carrozze….e tu sei lì ad un incrocio, niente semaforo, niente passaggio a livello ed aspetti una buona quantità di minuti che il treno, lentissimo, passi, ed il solo modo che hai di sapere che devi fermarti è lo strombazzamento del treno stesso che da così avviso del suo arrivo!?
Vedi delle cose in America che a noi europei ricordano i cartoni animati o comunque i fumetti…la mia amica di viaggio sostiene che Walt Disney non si è inventato niente ha solo copiato la realtà, o la realtà ha copiato i fumetti da un certo punto in poi…? dico io.
Vedi delle moto in America e 8 su 10 sono Harley Davidson...
Un ‘altra cosa che si nota è che certe cose sono ferme ai mitici anni’50…la grafica dei cartelli che sulla strada pubblicizzano hotel ed altro….le insegne….l’oggettistica pubblicitaria….c’è una reiterazione continua dell’iconografia di quel periodo…..
Beh ora la smetto…queste alcune delle mie impressioni…ci tornerò prima o poi, ho degli itinerari che ancora non ho fatto…le Black Hills, le Bad Lands…i deserti dell’ovest….ed altro….
Oh, finalmente! Questo blog piangeva in silenzio, ogni volta che ci entravo... Per ora ho ammirato solo le foto (bellissime!), ma domani, se la mia chiavetta si comporterà bene in Sardegna, leggerò con attenzione tutto.
RispondiEliminaE bentornata nel mondo dei blogger, Maria!
Milvia
Il commento più immediato che io abbia avuto!! Solo un sorriso per ora in risposta, tu sai perchè!
RispondiEliminaciaooo Milvia
maria
Una relazione, sia pur sintetica, così vissuta, che intreccia i dati visivi con l'eco emotiva di chi li osserva con occhio attento e curioso, è davvero un piacere e un arricchimento per chi la legge.
RispondiEliminaCome forse sai, la mia autentica e un po' automatica repulsione per il modello socio-economico statunitense, in quanto minaccia per il futuro dell'umanità intera, mi porterebbe a rifiutare quanto di bello, di autentico e di affascinante si può ritrovare in quella immensa nazione.
In particolare penso agli spazi smisurati e silenziosi a cui fai riferimento, quelli di una campagna, o di un lago, o di una strada. Perchè una metropoli brulicante di movimento e rumore, ed estesa vertiginosamente in modo verticale, richiama facilmente alla mente lo stridore e la non sostenibilità ecologica di quel modello, mentre quegli spazi no, nonostante la tua interessante impressione di strutturazione e di ordine intangibile.
E' forse dunque il silenzio, negli States, la cosa più sorprendente, forse depistante, più probabilmente stimolante a ragionare su di loro, su di noi, sul mondo intero.
Un caro salutone.
Ciaoo Franz, grazie per il tuo bel commento, fa piacere leggere che si è suscitato qualcosa in qualcun altro!
RispondiEliminaSai che comprendo benissimo e condivido anche le tue opinioni sugli States; nel tuo commento hai colto perfettamente qualle sia uno degli aspetti affascinanti di quel paese...gli spazi, il silenzio, la mancanza tangibile di "civiltà" nel posto più "civilizzato" del mondo (ti prego di dar rilievo alle virgolette poste), una delle tante sue contraddizioni.
un saluto affettuoso :-)