domenica 27 febbraio 2011

Destini manifesti e costruzione consapevole dei destini

Allegoria del Destino Manifesto


Volevo fare un breve piccola riflessione, senza pretese ma così all'impronta.
Il nord Africa sta scoppiando, anni di dittature, di ingiustizie stanno venendo fuori ed i popoli si ribellano, scendono in strada a migliaia, a milioni, rischiando la vita, non si ha più la percezione di singoli individui ma di un unico corpo a cui, anche se si tolgono pezzi, ha la forza di andare ancora avanti. Nelle guerre, le perdite umane diventano statistiche, numeri, ma ognuna di quelle unità numeriche è un unità umana con tutto il dolore che provoca qualsiasi morte di una persona cara, con tutti i sogni che si spengono, possibili vite a cui viene tolto il diritto al futuro.
Questi uomini e queste donne stanno lottando per avere nel loro paese la democrazia. In Libia, le notizie non sono certe, ma per quanto possano essere fumose, sicuramente si sta attuando una carneficina.
Questo dovrebbe far riflettere allora sul concetto di "esportazione" della democrazia con la forza, e su quello che tante volte si è detto, cioè che le cose devono maturare dall'interno, che sono i popoli che decidono quando è il momento di lottare per la loro libertà e costruire la propria di democrazia senza che modelli gli vengano calati dall'alto insieme alle bombe che uccidono indiscriminatamente. Ora sicuramente anche in quello che sta accadendo adesso nella fascia mediterranea dell'Africa ci sarà lo zampino dell'America, ma si nota la differenza di leadership tra Obama e Bush, diplomatica la prima, violenta la seconda, ed appare ancora più evidente come quello che premeva all'amministrazione repubblicana fossero gli interessi economici in ballo ed anche un certo concetto di "impero" presente  nell'ideologia politica degli States sin dalla loro formazione, il concetto del Destino manifesto e dell'eccezionalismo americano. Nel corso dell'alternarsi dei due partiti al potere, non credo che tale concetto sia mai venuto meno, essendo l'identità americana molto radicata in tutte le componenti del popolo statunitense, anche le più liberal, forse solo il modo di gestire le varie situazioni cambia a seconda del presidente in carica. Il popolo iracheno, si è visto destituire il suo dittatore di turno, con la forza di invasioni straniere nel suo territorio senza che avesse maturato al suo interno la soluzione del problema, si è visto destabilizzare completamente tutti i rapporti di potere interni tra le varie fazioni, Saddam era sicuramente un dittatore efferato, ma l'invasione americana ha messo in gioco il fondamentalismo islamico che lì non aveva terreno e che ha così potuto iniziare il suo folle gioco omicida. La popolazione è stata presa tra due fuochi, l' americano e il fondamentalista, che hanno portato avanti l'uccisione, in modi diversi, di centinaia di iracheni che ancora oggi non vedono la conclusione di una situazione che gli è piombata dal cielo letteralmente. Le giustificazioni della presenza di armi chimiche etc etc sono ormai relegate al ridicolo.
Ciascun popolo ha diritto di decidere se e quando mettere in gioco la propria vita per la propria libertà senza che qualcuno dall'esterno, con finte giustificazioni addirittura umanitarie, se ne arroghi il diritto. E gli americani di queste cose sono esperti.....e quando dicono che vogliono esportare la democrazia si deve capire che quello che vogliono realizzare sono sistemi che permettano loro di influenzare in vario modo i governi che sostengono, per garantire i propri interessi e gli interessi degli americani del nord difficilmenti corrispondono a quelli dei popoli.
Quella che è stata definita auderteminazione dei popoli rimane il principio a cui attenersi, e se intervento esterno è opportuno che ci sia, dovrà essere diplomatico, veramente umanitario  e teso a garantire le popolazioni che combattono per la dignità della loro vita. Si sta assistendo a quello che pensavamo fosse relegato ad un altro secolo, la rivoluzione dei popoli per affermare la libertà. Come andrà a finire è un incognita, i pericoli sono tanti e gli intrecci politici pure, come l'eventuale infiltrazione di fondamentalismi religiosi, ma l'unica cosa da fare è appoggiare coloro che mettono a repentaglio la loro vita per la libertà.

"Dio ha predestinato grandi cose per la nostra razza...
siamo i pionieri del mondo... l'egoismo nazionale è una filantropia senza limiti"

H. MELVILLE, White Jacket

venerdì 25 febbraio 2011

p.s. al post precedente

Ecco il testo in inglese della canzone "1913 massacre" parole e musica di Woody Guthrie e poi la sua traduzione in italiano di Michele Murino. Esiste anche una canzone, sempre di Woody Guthrie, sul massacro di Ludlow, sono riuscita a trovarne solo il testo in inglese, e non credo di essere in grado di tradurla io, magari ci provo...
intanto posto quello che ho e due video di you tube.

"1913 MASSACRE"

Take a trip with me in nineteen thirteen
To Calumet, Michigan, in the copper country.
I'll take you to a place called Italian Hall
Where the miners are having their big Christmas ball
I'll take you through a door, and up a high stairs.
Singing and dancing is heard everywhere,
I will let you shake hands with the people you see
And watch the kids dance round that big Christmas tree.
You ask about work and you ask about pay;
They'll tell you that they make less than a dollar a day,
Working the copper claims, risking their lives,
So i's fun to spend Christmas with children and wives.
There's talking and laughing and songs in the air ,
And the spirit of Christmas is there everywhere,
Before you know it, you're friends with us all
And you're dancing around and around in the hall.
Well, a little girl sits down by the Christmas tree lights
To play the piano, so you gotta keep quiet.
To hear all this fun you would not realize
That the copper-boss thug-men are milling outside.
The copper-boss thugs stuck their heads in the door
One of them yelled and he screamed, "There's a fire!"
A lady, she hollered, "There's no such a thing!
Keep on with your party, there's no such a thing."
A few people rushed, and it was only a few
"It's only the thugs and the scabs fooling you"
A man grabbed his daughter and carried her down
But the thugs held the door and he could not get out.
And then others followed, a hundred or more
But most everybody remained on the floor.
The gun-thugs they laughed at their murderous joke,
While the children were smothered on the stair by the door.
Such a terrible sight I never did see
We carried our children back up to their tree.
The scabs outside still laughed at their spree
And the children that died there were seventy-three.
The piano played a slow funeral tune
And the town was lit up by a cold Christmas moon,
The parents they cried and the miners they moaned,
"See what your greed for money has done."
 
Fate un viaggio con me nel 1913
a Calumet, Michigan, nel paese del rame
Vi condurrò in un posto chiamato Italian Hall
dove i minatori stanno tenendo il loro gran ballo di Natale
Vi condurrò attraverso la porta e su per le scale
Canti e balli si senton dovunque
Stringerete le mani dei presenti
ed osserverete i bambini ballare attorno al grande albero di Natale
Se chiedete a proposito del lavoro e della paga
vi diranno che guadagnano meno di un dollaro al giorno
lavorando nelle concessioni minerarie di rame a rischio della vita
Perciò è divertente passare il Natale con i figli e le mogli
Si parla e si ride e si sentono canzoni nell'aria
e lo spirito del Natale è dappertutto
Prima che possiate saperlo siete già amici con tutti noi
e state ballando tutt'intorno nella sala
Una ragazzina siede accanto alle luci dell'albero di Natale
a suonare il piano, perciò state in silenzio
Ad ascoltare tutta questa gioia non vi accorgete
che gli scagnozzi del boss del rame si stanno muovendo di fuori
Gli scagnozzi del boss del rame ficcarono le teste nella porta
ed uno di loro urlò: "C'è un incendio!"
Una donna gridò: "Non c'è niente del genere!
Continuate la festa, non c'è niente del genere!"
Alcune persone si precipitarono, e furono solo in pochi
"Sono soltanto quegli energumeni e quei poco di buono che vi prendono in giro"
Un uomo afferrò sua figlia e la portò giù
ma gli scagnozzi avevano bloccato le porte ed egli non potè uscire
E poi ne seguirono altri, un centinaio ed oltre
Ma la maggioranza rimase sul pavimento
Gli energumeni ridevano per il loro scherzo criminale
mentre i bambini venivano calpestati a morte sulle scale vicino alla porta
Non ho mai veduto una cosa così terribile
Portammo i nostri bambini su accanto al loro albero di Natale
I poco di buono di fuori ancora ridevano
ed i bimbi che morirono furono settantatre
Il piano suonava una lenta melodia da funerale
e la città fu rischiarata da una fredda luna di Natale
I genitori piangevano ed i minatori gemevano
"Guardate cosa ha provocato la vostra avidità di denaro"

 http://www.youtube.com/watch?v=oz7oguguIZE

"LUDLOW MASSACRE"

It was early springtime when the strike was on,
They drove us miners out of doors,
Out from the houses that the Company owned,
We moved into tents up at old Ludlow.

I was worried bad about my children,
Soldiers guarding the railroad bridge,
Every once in a while a bullet would fly,
Kick up gravel under my feet.

We were so afraid you would kill our children,
We dug us a cave that was seven foot deep,
Carried our young ones and pregnant women
Down inside the cave to sleep.

That very night your soldiers waited,
Until all us miners were asleep,
You snuck around our little tent town,
Soaked our tents with your kerosene.

You struck a match and in the blaze that started,
You pulled the triggers of your gatling guns,
I made a run for the children but the fire wall stopped me.
Thirteen children died from your guns.

I carried my blanket to a wire fence corner,
Watched the fire till the blaze died down,
I helped some people drag their belongings,
While your bullets killed us all around.

I never will forget the look on the faces
Of the men and women that awful day,
When we stood around to preach their funerals,
And lay the corpses of the dead away.

We told the Colorado Governor to call the President,
Tell him to call off his National Guard,
But the National Guard belonged to the Governor,
So he didn't try so very hard.

Our women from Trinidad they hauled some potatoes,
Up to Walsenburg in a little cart,
They sold their potatoes and brought some guns back,
And they put a gun in every hand.

The state soldiers jumped us in a wire fence corners,
They did not know we had these guns,
And the Red-neck Miners mowed down these troopers,
You should have seen those poor boys run.

We took some cement and walled that cave up,
Where you killed these thirteen children inside,
I said, "God bless the Mine Workers' Union,"
And then I hung my head and cried


http://www.youtube.com/watch?v=XDd64suDz1A

domenica 20 febbraio 2011

..un pò di pillole di democrazia americana

Anni '80, West Philly (Philadelfia) historical district, vecchie villette vittoriane abbandonate dagli abitanti originari perchè diventate fatiscenti ed occupate dalla pololazione nera della città.  Inizia un tentativo di gentification dello spazio urbano, cioè una sostituzione degli abitanti poveri neri con nuovi residenti benestanti ( cosa successa molte altre volte in altre città, a NY è cosa che si ripete ciclicamente), il vicino Campus Universitario propone la costruzione di un " muro" che divida le case degli afroamaricani dalle altre. L'idea del muro viene, per fortuna!!, abbandonata, ma si fanno altre scelte di una violenza inaudita e sproporzionata. Al n.6121 di Osage Avenue a West Philly viveva la comunità nera radicale dei MOVE fondata da Vincent Leapheart-alias John Africa- i cui membri, che portavano i dreadslocks dei rasta e si facevano chiamare tutti Africa, si ritrovavano uniti su ideologie antirazziste, antitecnologiche ed antiautoritarie, contro la teconologia che rendeva schiave le persone e l'inquinamento che avvelenava l'aria. Il 13 maggio 1985 all'alba diversi reparti di polizia circondarono la casa, spararono gas lacrimogeni e colpi d'arma da fuoco ma gli abitanti non si arresero. Nel pomeriggio la casa venne bombardata dagli elicotteri e prese fuoco dando vita ad un incendio che distrusse l'intero isolato. Più di sessanta edifici. Cinque bambini e sei adulti morirono nel rogo della casa, un vero massacro.
Ramona Africa, una delle due sopravvissute alla carneficina, dopo aver passato sei anni in carcere per "rivolta", intenta una causa contro la città. Nel 1996 una giuria condannò Philadelfia a pagare, come risarcimento a Ramona, 1milione e mezzo di dollari che diventarono 500.000 più gli interessi al processo di appello.
Con quei soldi Ramona comprò una casa per i membri dei MOVE, che seppur avevano perso la loro agressività, portarono avanti la battaglia per la scarcerazione di Muia Abu Jamal.

Anni '50, Kilon Bauno, sovrano di Bikini si vede arrivare i militari americani, uno di loro gli dice che è l'uomo più potente del mondo e che sta per far esplodere una bomba atomica sull'isola " un qualcosa per il bene dell'umanità" e che loro, gli abitanti dell'isola, devono evacuare. 1 marzo 1954 viene lanciata la bomba su di una flotta fantasma nell'atollo..una seconda esplosione subaquea il successivo 21 aprile farà alzare il mare e la nebbia radioattiva si espanderà sull'acqua e colpirà anche i militari che in quelle acque nuotavano.

Inverno del 1913, Ludlow, Colorado, i minatori scioperano per le pessime condizioni di lavoro, vengono sloggiati per questo dalle case, di proprietà dei padroni minerari, che abitavano ed allestiscono un accampamento lì vicino.
Dopo aver vissuto per settimane sotto il pugno di ferro dei vigilantes i minatori e loro famiglie salutarono l'arrivo della Guardia nazionale con una grande bandiera a stelle e strisce comprata con una colletta, convinti che i soldati avrebbero fatto finire i sopprusi perpetrati nei loro confronti, anche i bambini sventolavano piccole bandiere.... tutti loro erano convinti  che i soldati li avrebbero difesi.
Aprile del 1914, i soldati circondarono il campo e cominciarono a sparare usando anche la mitragliatrice, alla fine diedero fuoco alle tende con il kerosene...20 persone morirono tra cui donne e bambini, alcuni verranno poi anche uccisi dalle guardie private dei padroni. Nessuno fu mai punito. J.Reed ne scrisse un articolo, ora c'è un monumento a ricordare il massacro.


Natale dello stesso anno Calumet, Michigan, sciopero dei minatori del rame, 10 dollari a settimana, 10/12 ore di lavoro sotto terra; come nel caso prececente molti dei lavoratori eramo immigrati, tra loro molti italiani, come leader dello scipero avevano una donna, Big Annie, di nazionalità croata.
Seppur stremati dalla fame e dalla povertà decidono di festeggiare il Natale in quella che era chiamata l'Italian Hall, un edificio di mattoni su cui era scritto Società di mutua beneficenza italiana e su cui sventolavano due bandiere quella americana e quella italiana.
Era Natale, appunto, e sopratutto ai bambini volevano regalare una giornata di gioia e divertimento...una bambina suonava il pianoforte altri ballavano...qualche torta fatta in casa, nastrini colorati tra i capelli delle bambine ...forse qualche sorpresa di natale per loro. Improvvisamente qualcuno da fuori urlò " C'è un incendio", qualcuno da dentro smentì "non è vero niente...è uno scherzo degli scagnozzi del rame"
ma la paura si diffuse e dentro cominciarono tutti ad agitarsi, a fuggire verso le porte ..e le trovarono chiuse da fuori.
73 persone morirono nella calca causata dal panico, la maggior parte bambini, calpestati sulla scalinata all'entrata dell'edificio. Woody Guthrie ne scrisse una commovente canzone "1913 The massacre" . Nulla apparse sui giornali italiani.

Texas anni 2000, stato compreso in quella che viene chiamata Bible Belt, 134° raduno dell'NRA, National Rifle Association, la più grande fiera del mondo di armi, alcuni slogans dei partecipanti: "Dio benedica la guerra!" Dio benedica l' NRA! " Dio bendica l'America".




Columbine massacre

domenica 6 febbraio 2011

Altri olocausti



A proposito di memorie, anche se ormai il 27 gennaio è passato da un po’, ma dedicare un giorno alla memoria di qualcosa, non vuol dire che non la si debba ricordare negli altri giorni, almeno spero, ed a proposito di Olocausti vorrei qui ricordarne un altro, forse il più "quantitativamente" agghiacciante della storia, quello americano.
Si sono fatte stime che dalla scoperta dell’America fino ai giorni nostri il 90% circa degli abitanti originari di quelle terre, 80 milioni di persone, sia scomparso a causa dell’invasione prima degli europei e poi degli statunitensi. Il "civilizzatore bianco" ha continuato a perpetrare il genocidio degli indigeni  con stermini sistematici in Guatemala, Paraguay ed in tutta l’America meridionale, complici, se non esecutori occulti, gli Stati Uniti. ( per una fonte di approfondimento clikkate qui)
  Per rimanere nell’ambito degli Stati Uniti, le popolazioni indigene sono state sterminate da forze interdipendenti quali le epidemie, l’uccisione diretta vera e propria, i trasferimenti forzati, la distruzione dell’ambiente naturale e quindi delle fonti di sostentamento e, non ultimo,  dal tentativo di  occidentalizzare i loro modi di vita, tramite la cristianizzazione, l’impedimento ad esercitare i rituali che scandivano le fasi della loro esistenza, l’imposizione di concetti di realizzazione completamente opposti al loro modo di vivere.
    I superstiti, molto pochi, furono costretti a vivere in luoghi che non erano i loro, in abitazioni che non rispettavano le loro funzionalità originarie che non erano solo materiali ma anche spirituali, a mangiare cibo diverso, a comportarsi diversamente  da come avevano sempre fatto: tutti i loro modi di vita, da quello più superficiale a quello più esistenziale, furono stravolti. Abituati agli immensi spazi che la loro terra gli offriva furono rinchiusi in angusti territori aridi, in spazi ristretti, chiusi e controllati, impossibilitati quasi a muoversi, sottomessi a leggi che non erano loro e che non potevano capire, in uno stato di dipendenza da ciò che l’uomo bianco era disposto ad elargire. Deportati, sviliti, fu tolta loro l’identità e obbligati ad assumerne un'altra. I modi di vivere dei vari popoli indiani erano diversi, le loro lingue diverse, ma una cosa che, tranne poche eccezioni, li accomunava era la struttura egualitaria delle loro società ed un rapporto equilibrato ed armonico con l’habitat. Tutto ciò non rientrava negli schemi mentali dei bianchi, che concepivano la società come un insieme di dominati e dominanti, come una struttura gerarchizzata  a vari livelli e basata sulla diseguaglianza civile, sociale, economica. Alla “cultura dell’essere” dei nativi contrapponevano “la cultura dell’avere”, alla proprietà collettiva clanica la proprietà singola e lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali; fu messo in atto lo sconvolgimento di una terra che dagli ”indiani” era considerata sacra e dispensatrice delle fonti di sopravvivenza, degna del rispetto e pronta ad essere sfruttata ma solo limitatamente alle esigenze essenziali e non indiscriminatamente. A un concetto armonioso del vivere in una comunità di individui  in un contesto naturale, gli occidentali opponevano un mondo di sopraffazione gli uni sugli altri, una tensione al possesso che  avrebbe portato a una rete di razzismi basati sulla religione, il territorio di provenienza, il ruolo all’interno della società e naturalmente la razza ( la suddivisione degli esseri umani in razze diverse è solo un modo per stabilire diseguaglianze e giustificare il dominio di alcune su altre).
   A tutto ciò i nativi cercarono di opporsi in tutti i modi, ma naturalmente il flusso di immigrati che sbarcavano a milioni e che a loro volta erano motivati dal senso di riscatto da una condizione di inferiorità nella madre patria, gli armamenti a disposizione e, soprattutto,  la convinzione e l’arroganza di essere i portatori di una civiltà superiore ebbero la meglio sulle popolazioni autoctone. Gli ultimi a cedere furono i popoli nomadi che riuscirono a difendersi più a lungo grazie anche ad un modalità di resistenza diversa e più “mobile” che non permetteva alle forze degli invasori di concentrare la loro potenza militare su agglomerati urbani, come invece era stato possibile con i popoli stanziali che vivevano ad est (e come quelli del Sud America): i soldati dovevano combattere non vere e proprie battaglie, ma incursioni che potremmo definire di guerriglia, a cui non erano abituati, né attrezzati. L’inevitabile sconfitta anche di queste popolazioni avvenne con l’avanzamento tecnologico delle armi facilmente trasportabili, il fucile a ripetizione retrocarica e le mitragliatrici.
Dopo l’eliminazione fisica di queste popolazioni, venne messo in atto sui pochi superstiti l’etnocidio che ancora seguita e che oltre al tentativo di fare tabula rasa del loro modo di pensare e di vivere, viene posto in essere anche con la sterilizzazione delle donne e con adozioni coatte dei bambini.
   Da luogo di deportazione ora le riserve sono divenute luogo da salvaguardare come l’unico territorio possibile dove poter vivere ancora in modo “tradizionale”, e sono continuamente minacciate da tentativi di esproprio da parte del governo per permettere alle multinazionali  lo sfruttamento in quei territori delle materie prime in essi contenute o per dargli una diversa destinazione d’uso. Una delle frasi che si sentono spesso dire è che... se vivono in situazioni di indigenza è colpa loro perchè non si adeguano al modo di vita americano….a parte le discriminazioni a cui sono tuttora sottoposti, sono solo un popolo che tenacemente chiede di vivere secondo la propria visione della vita e di essere lasciato in pace almeno in quei ristretti territori che gli sono stati “riservati”, sono solo un popolo che, nonostante le pressioni, lo sterminio , la distruzione della loro cultura, non si sono piegati alle fascinazioni del modo di vita occidentale.
Molto c’è da dire ancora, compendiarlo in un  post è troppo complicato, questo vuole solo essere un approccio all’argomento.