tag:blogger.com,1999:blog-52285070348891186082024-02-19T06:20:31.595+01:00cose d'americariflessioni su quello che leggo, che vedo,che sento, che ascolto, che penso sull'america...su quella parte di america che è stata chiamata stati unitimaria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.comBlogger45125tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-87756568900144930562020-05-12T01:07:00.000+02:002020-05-12T15:54:39.192+02:00The Free di Willy Vlautin<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3S85s-X3LP_XPVy2wUbbizoV78Ez_KTZbjva1SneY3IuKsk94tSMB5VpRSeO8AsdQ3-hdNuT8CSiKSoMQcpVdE9zXRTvMisP-HcJmvjsvtlaJQQVQSuq59Nei__75YYyI5E6XVtUSzEA/s1600/the+free.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="282" data-original-width="179" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3S85s-X3LP_XPVy2wUbbizoV78Ez_KTZbjva1SneY3IuKsk94tSMB5VpRSeO8AsdQ3-hdNuT8CSiKSoMQcpVdE9zXRTvMisP-HcJmvjsvtlaJQQVQSuq59Nei__75YYyI5E6XVtUSzEA/s320/the+free.jpg" width="202" /></a></div>
Willy Vlautin, ha a cuore la working class americana, ne fa il soggetto dei suoi romanzi, raccontandola in varie sfaccettature attraverso i suoi protagonisti. Della nazione che si descrive come la più ricca e potente del mondo vuole mettere in scena verità spesso sottaciute, far venire a galle le contraddizioni materiali e morali che alimenta al suo interno senza mettersi per nulla in discussione o cercare di risolvere i problemi. La sanità pubblica non garantisce le cure a grossa parte della popolazione che non può pagarsi l'assistenza sanitaria privata; l'esercito, mitizzato per la sua potenza, viene reclutato di porta in porta scegliendo tra le famiglie più povere dove la paga del soldato può fare la differenza, allettando i giovani con false prospettive e poi mandandoli in guerra a morire o tornare feriti nel corpo e nella mente. Eppure è anche gran parte della working classe che ha votato Trump, e lo ha fatto contro i propri interessi, magari solo perché lui è una star televisiva perché è ricco e sperano di diventare come lui. Il tanto famoso sogno americano, che tanta letteratura ha smascherato, che ricorre spesso come sogno mancato se non per pochissime persone, in fondo è ancora vivo e vegeto e continua a mietere vittime.<br />
Vlautin è anche un cantante e musicista nel gruppo Richmond Fontaine, le sue ballate sono tristi, perché è triste la realtà che lui vede intorno a sé e questa stessa tristezza la riporta nei suoi libri raccontando di persone che si trovano incastrate in quella marginalità che lui conosce personalmente, perché è quella l'umanità tra cui si muove, come ha rivelato lui stesso in varie occasioni.<br />
The Free racconta le storie di alcune persone che appartengono a quella umanità.<br />
Leroy, arruolatosi nell'esercito per mantenere un posto di lavoro e con la promessa che la sua partecipazione sarebbe stata marginale e non esposta a pericoli reali, viene invece mandato in Iraq. Tornato a casa ferito e in uno stato mentale alterato e confuso, viene ospitato in una casa famiglia per disabili. Un giorno riacquista la lucidità ed è per lui intollerabile tanto da tentare il suicidio.<br />
Freddie, separato dalla moglie e dalle figlie, oberato da ipoteche contratte per garantire a una di esse cure mediche, presta servizio nella casa famiglia ma è obbligato anche a lavorare in un negozio di vernici il cui proprietario è un uomo indifferente, insignificante e interessato solo alle entrate del negozio al cui andamento non partecipa per niente ma che ascolta quotidianamente alla radio una trasmissione di fondamentalisti cristiani.<br />
Pauline, un'infermiera che lavora nell'ospedale dove Leroy viene ricoverato, vive da sola, si prende cura di un padre fuori di testa che alterna stadi di depressione a stadi di furore ma anche di generosità verso la figlia. Lei vive con un coniglio, rifugge i rapporti di coppia se non saltuari ed esclusivamente fisici; il suo mestiere, che esercita con gentilezza e accortezza, la mette continuamente a contatto con il dolore nei confronti del quale cerca di crearsi una barriera emotiva per non soccomberne.<br />
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Nel contesto narrativo, di impronta realistica, viene inserita una parte onirica, in cui Leroy, mentre la madre in ospedale gli legge romanzi di fantascienza di cui è appassionato, entra in una realtà distopica in cui le persone che pensano con la propria testa in modo difforme al pensiero dominante, vengono marchiate, perseguitate e uccise.<br />
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In questo contesto di dolore reale, di grande difficoltà, ma non di rassegnazione, ciascuno di loro si prende cura degli altri, le loro vite si intersecano nel contesto di un piccolo, tipico, centro abitativo americano nello stato di Washington, costituito da fast food, motel, bar dove la comunità è sparsa, alienata in un contesto disaggregante, in cui giornalmente si ripetono inesorabilmente le stesse cose, ma dove i personaggi si legano grazie a piccoli e grandi rapporti di solidarietà reciproca, magari fatti solo di una "parola buona" di comprensione, solidarietà, attenzione.<br />
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In fondo la distopia evocata dagli incubi surreali di Leroy è già in atto nel presente in una società strutturata in modo tale che la maggior parte delle persone vivano nel disagio e forse è da lui immaginata a imitazione di quello che era già successo nel periodo nazi fascista dove una stella gialla individuava chi era soggetto a eliminazione mentre in America era stato sempre il colore della pelle a rappresentare il marchio naturale identificativo della discriminazione.<br />
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Il libro ha il ritmo narrativo della quotidianità, inframmezzato dalle visioni di Leroy, l'innesto delle quali forse appesantisce un po' la fluidità della trama, ma arricchisce la tematica di ulteriori riflessioni. Si respira dalla lettura una partecipazione sincera alle sofferenze dei protagonisti e di tutti coloro che, per vivere, devono lottare tutti i giorni per superare gli ostacoli a loro posti da un sistema sociale che, nel caso migliore, li ignora. Vlautin ribalta la figura propagandistica dell'eroe americano e incentra il focus su coloro che raramente hanno la parola, sul loro coraggio di vivere e di condividere, sulla loro semplice gentilezza e comprensione verso l'altro; ma anche sul coraggio della decisione di non vivere per forza accanto a ricordi di orrori a cui ha dovuto partecipare, interrompendo una vita menomata nel corpo e nella mente.<br />
Da notare quella che in questo periodo di emergenza sanitaria sembra una coincidenza profetica: il libro ha una dedica in cui viene messo in risalto il valore degli infermieri.<br />
Non si può non pensare a Steinbeck ritrovando in Vlautin l'intento comunicativo di far emergere le storie dei più diseredati all'interno della trionfante Storia americana. <br />
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-2582353520406003712020-04-27T17:58:00.000+02:002020-04-28T16:44:44.868+02:00Margine di fuoco di John Smolens<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpDiTJNBItdSm26_3-CDGgz8Z9O8fRhfkrgKoI4dt_8WUYP2gyyQg1Z8ANdsDhrL94WBVJ8_f2RjjLRLcV2PEK0JoycALu6y1HelrqyN4mz7N_MUrT5MrU15CZaMQivomOwywwC-JbEQo/s1600/download+%25284%2529.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhpDiTJNBItdSm26_3-CDGgz8Z9O8fRhfkrgKoI4dt_8WUYP2gyyQg1Z8ANdsDhrL94WBVJ8_f2RjjLRLcV2PEK0JoycALu6y1HelrqyN4mz7N_MUrT5MrU15CZaMQivomOwywwC-JbEQo/s1600/download+%25284%2529.jpg" /></a>Ci sono luoghi sperduti nell'immenso territorio degli Stai Uniti che sono raccontati da quella che viene definita "letteratura della provincia americana", contraltare delle narrazioni ambientate nelle grandi, poche, metropoli di quella nazione. E' in questi luoghi che si trova l'anima più originaria dell'America che è rimasta legata agli albori della sua costruzione, intrisa di sterile nazionalismo, di piccole e grandi forme di razzismo, di individualismo sfrenato e carica di perbenismo risalente ai principi puritani dei Padri Fondatori. L'ingerenza del potere federale è mal vista, la giustizia viene esercitata dagli sceriffi, eletti direttamente dalla popolazione che amministrano. Questo comporta che, a una conoscenza approfondita della comunità si affianchi, al contempo, una complicità e una connivenza con i potenti di turno,che spesso sono portatori di un conservatorismo accentuato espressione di quel substrato ideologico di cui si parlava sopra. Ma è all'interno di questi territori che vive, anche, un umanità schietta, donne e uomini autentici, in grado di accettare la solitudine come forma di indipendenza individuale ma anche di intrecciare relazioni interpersonali vere al di fuori degli schemi della convenzionalità.<br />
Il fazzoletto di terra di cui ci racconta Smolens è la Upper Peninsula del Michigan, a volte ignorata anche nelle carte, con circa 300,000 abitanti, considerata da quelli della Lower Peninsula una zona a parte; i suoi abitanti sono chiamato Yooper, termine, di origine finlandese, come gran parte degli immigrati che colonizzarono quella zona, e sottintende non solo una sorta di isolamento della popolazione ma anche una cordialità reciproca. L'inverno dura nove mesi con nevicate possenti, l'estate si presenta infuocata e afosa. Sicuramente il clima influenza il modo di vivere, le estreme condizioni climatiche mettono a dura prova gli abitanti, creando solitudini e disagi; per lo più si incontrano nei bar e lì la birra e il whisky scorrono facilmente, praticamente tutti i personaggi bevono; c'è anche un canzone tradizionale del luogo il cui titolo è "beer beer beer", e parla della durezza della vita e dell'uso dell'alcool per sopportarla.<br />
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Sinteticamente la trama: Hannah, diciannovenne, si innamora di Martin di 10 anni più vecchio di lei e decidono di restaurare una casa dove poter andare a vivere. Alla ragazza, rimasta incinta un anno prima durante la relazione con Sean Colby era stato imposto un aborto dal padre di Sean, Frank Colby lo sceriffo della contea, che aveva anche obbligato il figlio ad arruolarsi. Quest'ultimo torna a casa dopo esser stato congedato in anticipo per motivi non chiari, non accetta la nuova relazione di Hannah e cerca, in tutti i modi, di ostacolare i progetti della coppia.<br />
Martin arriva da Chicago e scardina la staticità del piccolo paese Whitefish Harbor: non è del luogo, guida una macchina straniera, una Mercedes, non ha la ruvidezza degli uomini del posto, ma è pacato, gentile, e, fuori dalla logica consolidata, decide di comprare una vecchia casa che sarebbe stata demolita. Nella ristrutturazione dell'abitazione, che metaforicamente rappresenta la ricostruzione della vita di Hannah e Martin, la coppia viene aiutata da Pearly, l'outsider del posto: è un artigiano, uno dei pochi che frequenta spesso la biblioteca e la cui filosofia<i>“se ne aveva una, era che le cose in questo mondo dovrebbero essere a piombo, in pari e a squadro, ma non lo sono quasi mai” </i>Colby dice di lui, connotandolo negativamente<i> " non hai un vero scopo nella vita. Vuoi solo essere.....vuoi solo essere libero e senza impegni". </i><br />
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In mezzo alla tanta retorica sulla libertà, libertà che nell' accezione "americana"<i> "non pertiene ai rapporti fra le persone nella società ma è attributo e pertinenza esclusiva del singolo e consiste in un'illimitata possibilità di scelta e di movimento individuale</i><i>...è una libertà solitaria e assoluta, che non conosce quindi nessun limite e nessun criterio di reciprocità"*, </i>l'unica persona che è veramente libera è proprio Pearly che non si lascia limitare dai pregiudizi, dai pettegolezzi, dalla smania di ricchezza e di accumulo di cose, che realizza se stesso senza limitare in alcun modo l'esistenza degli altri, e che, proprio per questo diventa il capro espiatorio della collettività e sopratutto dello sceriffo <i>"In ogni paese c'è bisogno di un Frank Colby, perchè in ogni paese c'è un Pearly Blankenship" . </i></div>
.A fine libro Sean dice:<i> "Forse, nella terra degli uomini liberi un raptus di follia omicida può capitare a chiunque"</i> e forse sintetizza l'assoluta determinazione di esercitare la propria libertà in base solo al proprio punto di vista.<br />
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Le figure femminili, la mamma di Sean, la madre di Hannah e Hannah stessa risultano ai margini di questa società così impostata, le prime due, entrambe consumatrici di alccol, sono apatiche o addirittura conniventi. Solo Hannah, che sconta il ricordo del suo aborto, il conseguente senso di colpa che la attanaglia, e l'emarginazione a cui la confina la comunità riuscirà a riscattarsi attraverso la propria volontà e la presenza di Martin al suo fianco. Anche Sean troverà il modo si superare la sua ossessione distruttiva verso la ragazza una volta che si sarà liberato del suo demone: il padre che rappresenta la personificazione di quel coacervo di pregiudizi, ottusità, arroganza e razzismo, substrato che anima gran parte della società, la stessa che rende Martin, Pearly e Hannah degli emarginati.<br />
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Il libro inizia con un ritmo lento, i personaggi vengono delineati gradatamente, la narrazione poi si carica di una forte tensione che travolge personaggi e lettori mettendo in evidenza una capacità dell'autore di padroneggiare la tecnica narrativa, fino a chiudersi con la prima soffice, lenta neve autunnale che cade sull'Upper Peninsula e i suoi abitanti. E' un romanzo che ci parla di libertà, che delinea la provincia americana del nord con tutti i condizionamenti che il clima, ma non solo, può creare, ci fa conoscere un ambiente meno famoso nella letteratura di questo genere.<br />
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* da Eric Foner "Storia della libertà americana" (Donzelli)<br />
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BEER BEER BEER ( traduzione non proprio eccellente! ma rende l'idea)<br />
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I WAS BORN A YOOPER WITH BEER IN MY VEINS<br />
Sono nato Yooper con birra nelle mie vene<br />
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I DRINK IT EVERY DAY TO TRY TO EASE THE PAIN<br />
bevo ogni giorno per cercare di alleviare il dolore<br />
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OF ELEVEN MONTHS OF WINTER AND 30 DAYS OF RAIN<br />
di undici mesi di inverno e di 30 giorni di pioggia<br />
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AND IF I DIDN’T HAVE MY BEER I THINK I’D GO INSANE<br />
e se io non avessi avuto la mia birra credo che sarei impazzito<br />
<br />
I DRINK IT WHEN ITS FORTY BELOW, I DRINK IT WHEN IT’S HOT <br />
bevo quando ci sono quaranta gradi sotto, bevo quando fa caldo<br />
<br />
I DRINK IT WHEN IM HAPPY, I DRINK IT WHEN IM NOT<br />
bevo quando sono felice, bevo quando non lo sono<br />
<br />
I DRINK IT IN THE SAUNA, I DRINK IT IN MY TRUCK<br />
bevo quando sono nella sauna, bevo nel mio camion<br />
<br />
I DRINK IT OUT AT THE DEER CAMP WHEN I’M CHASING THEM BIG BUCKS<br />
bevo a canna nel Campo del cervo quando inseguo un sacco di soldi<br />
<br />
GIVE THIS BOY A BEER MAN, GIVE THIS BOY A BEER<br />
date a questo ragazzo un uomo della birra, date a questo ragazzo una birra<br />
<br />
I LOVE THE STUFF, I CAN’T GET ENOUGH BEER BEER BEER,<br />
amo la roba, non riesco ad avere abbastanza birra birra birra<br />
<br />
YOU CAN KEEP YOUR WHISKEY YOU CAN KEEP YOUR WINE<br />
puoi tenere il tuo whiskey, puoi tenere il tuo vino<br />
<br />
I’LL TAKE A COLD BEER ANY OLD TIME<br />
io prenderò una birra fredda in qualsiasi momento<br />
<br />
BEER BEER BEER BEER BEER BEER<br />
birra birra birra birra birra birra<br />
<br />
I LOVE THE STUFF, CAN’T GET ENOUGH BEER BEER BEER<br />
amo la roba, non riesco ad avere abbastanza birra birra birra<br />
<br />
MY DADDY WAS A MINER MY MOTHER WAS THE BOSS<br />
mio padre era un minatore, mia madre era il capo<br />
<br />
SHE BEAT HIM ALMOST EVERY NIGHT FOR DRINKING TOO MUCH SAUCE<br />
lei lo picchiava quasi ogni notte perchè beveva troppo<br />
<br />
MOTHER WAS AS HARD AS NAILS SHE NEVER SHED A TEAR mia madre era dura come i chiodi e non ha mai versato una lacrima<br />
<br />
WHEN DADDY TOOK AWAY MY MILK AND HANDED ME A BEER<br />
papà ha portato via il mio latte e mi ha dato una birra<br />
<br />
I DRINK IT UP IN HOUGHTON AND OVER IN THE S00<br />
bevo birra a Houghton e lungo la S00<br />
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DOWN IN ESCANABA I DRINK THAT GOLDEN BREW<br />
a Escanaba bevo la Brew Golden<br />
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I DRINK IT IN NEGAUNEE AND OVER IN MARQUETTE<br />
bevo a Negaunee e anche a Marquette<br />
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I WENT TO A BASH IN NEWBERRY I AIN’T GOT OVER YET<br />
sono andato ad una festa a Newberry e non ho ancora finito<br />
<br />
GIVE THIS BOY A BEER MAN GIVE THIS BOY A BEER<br />
date a questo ragazzo un uomo della birra, date a questo ragazzo una birra<br />
<br />
I LOVE THE STUFF, I CAN’T GET ENOUGH BEER BEER BEER<br />
amo la roba, non riesco ad avere abbastanza birra birra birra<br />
<br />
YOU CAN KEEP YOUR WHISKEY, YOU CAN KEEP YOUR WINE<br />
puoi tenere il tuo whiskey, puoi tenere il tuo vino<br />
<br />
I’LL TAKE A COLD BEER ANY OLD TIME<br />
prendo una birra fredda in qualsiasi momento<br />
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BEER BEER BEER BEER BEER BEER<br />
birra birra birra birra birra<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsAboB8n7PMFtG_3HEEVl4NgauY6sRg8OWNskdENkYyJFJHRT4-gt2CBK8T1kGk_9qNXmNMOTjRy3-8M-26gA31u50fkQDVKlO43DA7LekLKvcoyZf1Qx_DCwdMREqvgbhyphenhyphenxHCQ9WEETw/s1600/download+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="179" data-original-width="282" height="203" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsAboB8n7PMFtG_3HEEVl4NgauY6sRg8OWNskdENkYyJFJHRT4-gt2CBK8T1kGk_9qNXmNMOTjRy3-8M-26gA31u50fkQDVKlO43DA7LekLKvcoyZf1Qx_DCwdMREqvgbhyphenhyphenxHCQ9WEETw/s320/download+%25281%2529.jpg" width="320" /></a></div>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-8376098546623980592020-03-07T16:33:00.000+01:002020-03-07T16:33:46.916+01:00I ragazzi della Nickel di Colson Whitehead<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipj5Na2jFR5-zKwsBTpsvKXHIU0p1tsse5ThVLgB9usYY51XWoEgQoIlFA_KuPLuEpgf-sX-0XVPqXAgg9uBUo2O9bXAGPN0q1T7YZJE4efaEXMnKp8u4L1-ANyO7vuvvZB4b2OCGanFs/s1600/i+ragazzi+della+nickel.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="279" data-original-width="181" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipj5Na2jFR5-zKwsBTpsvKXHIU0p1tsse5ThVLgB9usYY51XWoEgQoIlFA_KuPLuEpgf-sX-0XVPqXAgg9uBUo2O9bXAGPN0q1T7YZJE4efaEXMnKp8u4L1-ANyO7vuvvZB4b2OCGanFs/s320/i+ragazzi+della+nickel.png" width="207" /></a></div>
Colson Whitehead ci regala un altro potente libro per raccontarci un altro pezzo di America e un altro pezzo del razzismo americano. Lo spunto lo prende dal ritrovamento di un cimitero segreto dove venivano sepolti corpi di cui non si voleva render conto, provenienti da quella che una volta era la "scuola" Dozier, in realtà un centro di detenzione per adolescenti, in cui venivano perpetrati soprusi e violenze fino all'omicidio, e su questa storia vera, dopo essersi documentato in modo approfondito, costruisce un racconto e dei personaggi completamente plausibili.<br />
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Florida anni '60, in pieno periodo di segregazione e di lotta per i diritti civili, Elwood, nero, adolescente, coscienzioso, ha il desiderio di andare al College per uscire fuori dal ghetto, luogo così descritto, nel 1962, da James Baldwin* in una lettera al nipote, (che potrebbe benissimo essere Elwood stesso) - "Questo paese innocente ti ha confinato in un ghetto, e in questo ghetto è stabilito che tu marcisca........tu sei nato dove sei nato e hai di fronte il futuro che hai perché sei nero,<i> per questa e nessun altra ragione</i>. Per loro è scontato che i limiti alle tue ambizioni siano definiti una volta e per sempre. Sei nato in una società che con brutale limpidezza, e in tutti i modi possibili, ha messo in chiaro che sei un essere umano senza valore. Non ti si riconosce il diritto di aspirare all'eccellenza: hai diritto soltanto di accontentarti della mediocrità. Da qualunque parte tu sia rivolto, nella tua breve vita su questa terra, ti è stato detto dove potevi andare e cosa potevi fare (e come dovevi farlo) dove potevi vivere e chi dovevi sposare".<br />
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Elwood ascolta i discorsi di Martin Luther King e fiducioso nelle sue parole e nei cambiamenti che prospettano, inizia a partecipare alle lotte per diritti civili e attende il momento in cui potrà entrare nel ristorante dove lavora la nonna non come lavorante ma come cliente. La sua bravura a scuola e la sua volontà ferrea di progredire gli forniranno un'opportunità di entrare al college e proprio mentre sta per andarci si trova nella situazione sbagliata al momento sbagliato e il colore della sua pelle lo rende subito colpevole e finisce alla Nickel (leggi Dozier) luogo di sopraffazione, umiliazione e dolore fisico e morale per i ragazzi che lì vengono rinchiusi.<br />
La crudeltà verso i più deboli, gli indifesi non è una prerogativa riservata ai neri, alla Nickel la così detta "Casa Bianca" è il luogo di tortura per tutti, ma è l'unico luogo di condivisione tra neri e bianchi, per il resto vige la segregazione che comprende, anche, una maggiore accanimento contro i ragazzi di colore su cui i sorveglianti, parecchi appartenenti o simpatizzanti per il KKK, sfogano la loro "libidine" razzista.<br />
Elwood conosce e fa amicizia con Turner e si prospettano insieme come due personaggi antitetici e complementari, l'uno ricco di speranze e di idealismo, il secondo cinico e disincantato, immagini speculari di tipici ragazzi che popolano i ghetti afro-americani.<br />
Elwood subisce, come gli altri, le umiliazioni, le violazioni, le degradazioni fisiche e morali infertegli dagli aguzzini di quel luogo, completamente in balia dei casuali picchi di ferocia.<br />
E, in quella situazione, le parole di M.L.King che auspicano di combattere la violenza contro i neri con l'amore verso i bianchi cominciano a non essere più così chiare per lui, così plausibili, così realizzabili, così giuste.<br />
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I ragazzi della Nickel una volta fuori non avranno una vita facile segnati per sempre da quel luogo che li ha degradati anche nel loro diventare futuri uomini, l'esperienza della "scuola" li seguirà passo dopo passo e spesso finiranno preda dell'alcool, della droga, del crimine, della violenza, della morte.<br />
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Whitehead scrive un romanzo brutale, duro, con una scrittura asciutta che rende appieno la drammaticità della situazione; a differenza che ne "La ferrovia sotterranea" non introduce elementi immaginifici ma parla ugualmente di una fuga da una condizione che non riconosce alcuni esseri umani come persone con pieni diritti. La fine del romanzo, poi, ci regala delle invenzioni letterarie che permettono, oltre che una sorta di compensazione e ricomposizione della vita di Elwood, quella magica capacità della letteratura di stupire il lettore con l'immaginazione narrativa che non edulcora la realtà ma la arricchisce di possibilità, di profondità, la trascende per renderla più plausibile.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio66iOyDUSz_UYtFbs7o2JEwjW3-ztWx-QoTAzsnIcZgAuPAWWFaAztQdTbFKr2_s-0LprdmvLV2o2kdZW48W4j-fe0mntzB6LXD4EY7iTbFFTjXbjMqq6c1dnkRc9EZRjDCEonCEN1eI/s1600/colson.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="725" data-original-width="548" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio66iOyDUSz_UYtFbs7o2JEwjW3-ztWx-QoTAzsnIcZgAuPAWWFaAztQdTbFKr2_s-0LprdmvLV2o2kdZW48W4j-fe0mntzB6LXD4EY7iTbFFTjXbjMqq6c1dnkRc9EZRjDCEonCEN1eI/s320/colson.png" width="241" /></a></div>
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* James Baldwin è un noto intellettuale afro-americano, attivista politico, scrittore di narrativa e di saggi, la frase citata è presa dal libro "La prossima volta il fuoco", Fandango 2020.maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-59613193713694092452019-05-29T12:47:00.000+02:002019-05-30T14:12:17.798+02:00 E' passato tanto tempo di Andrè Dubus III<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwGig7G-PJlYj_aZ3MKB7QtuxAA5a6Sv6_U-pyILlfAJYF2Tu_dM-Qlkqy3YzfCvG1ebWCROxhoxwHHGLucQgcCv1wQRclIrK8IV7m5PcM8sHLIKiwZ4fUYqXADbheD16t1BWnpr4avAU/s1600/dubus1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="281" data-original-width="179" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwGig7G-PJlYj_aZ3MKB7QtuxAA5a6Sv6_U-pyILlfAJYF2Tu_dM-Qlkqy3YzfCvG1ebWCROxhoxwHHGLucQgcCv1wQRclIrK8IV7m5PcM8sHLIKiwZ4fUYqXADbheD16t1BWnpr4avAU/s1600/dubus1.jpg" /></a><i><span style="color: #444444;">"E' passato tanto tempo"</span></i> è un romanzo complesso, scritto bene e costruito ancora meglio, un intreccio di narrazioni in tempi diversi, in luoghi diversi, che fluiscono l'una nell'altra senza interrompere o fare inciampare la narrazione. Sono tre i personaggi di cui si scandagliano le emozioni, le vite, le solitudini:<br />
Daniel, che ha ucciso la moglie Linda quando lei aveva 24 anni spinto da una gelosia incontrollabile;<br />
Susan la loro figlia, che al momento dell'omicidio aveva tre anni ed era presente;<br />
Lois, madre di Linda, che si prenderà cura di Susan.<br />
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Passano circa 40 anni Daniel sconta solo 15 anni in prigione e trascorre il resto della pena in libertà vigilata, quando anche questa finisce, ossessionato da quello che ha commesso e dalla inevitabile perdita di contatti con la figlia, resosi conto che non ha molto più da vivere, decide di cercarla e, dopo aver individuato tramite internet dove lavora e vive, le scrive una lettera per poi partire col l'intento di incontrarla.<br />
La narrazione si sviluppa in un andirivieni temporale che riguarda tutti i personaggi, ciascuno con i propri dolori, ossessioni e problematiche irrisolte che derivano da quell'evento delittuoso che ha cambiato per sempre le loro vite. Dubus III ne scandaglia l'animo andando in profondità, lo fa con sincerità e onestà verso i protagonisti e verso il lettore, senza ammantarsi di nessuna capacità di giudizio ma dandoci tutti gli elementi di comprensione, mettendoci direttamente in contatto con gli eventi e le persone che ne sono attori. Se dovessi rendere visivamente il dipanarsi della narrazione direi che i personaggi sono delle ombre che piano piano prendono una forma sempre più definita tanto da essere individuabili, poi, come persone concrete nelle loro problematicità.<br />
Gli assilli che li animano principalmente sono l'anaffettività di Susan nel relazionarsi con gli l'altri, la rabbia vendicativa di Lois, il senso di colpa di Daniel, sintesi di stati d'animo che accompagnano i personaggi e che si dipanano in molte sfaccettature. Ci sono eventi nella vita che la segnano definitivamente, che sono irreversibili, che non potranno mai essere dimenticate per le conseguenze che hanno determinato, sia per chi li ha subiti che per chi li ha causati, ferite che non saranno mai completamente guarite, ma con cui si può pensare di convivere.<br />
Il perdono, che sia verso se stessi o verso gli altri, rimane un concetto astratto quanto le religioni che lo propongono, solo attraverso la ricomposizione, l'accettazione e la consapevolezza si può fare della propria vita qualcosa di costruttivo e sensato. Questo accade nel romanzo grazie alla presenza di Bobby marito di Susan, ( in cui si può, a mio parere, intravedere l'autore stesso) personaggio secondario che, forte dell'estraneità ai fatti, dotato di una forza interiore che gli permette di guardare gli altri senza pregiudizi, e senza pretesa di giudizio nei loro confronti, consapevole dell'unicità di ciascuno ( Dubus dice in un intervista<span style="color: #444444;">:"<i>Non si può pensare di concepire davvero l'altro, perchè ognuno è uno e niente di più"</i> )</span> guiderà tutti a una risoluzione possibile.<br />
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Bobby, musicologo, appassionato di Ornette Coleman - sassofonista pluristrumentista jazz- applica "le regole" del free jazz, di cui Coleman stesso è considerato il padre, alla vita, seguendo quella che ritiene una massima proprio di Ornette <i><span style="color: #444444;">"E' così che ho sempre voluto che i musicisti suonassero con me: su più livelli. Non voglio che mi seguano. Voglio che seguano se stessi, ma per stare con me".</span></i><br />
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Così Bobby è descritto all'interno del libro: <span style="color: #444444;">"In qualche modo in ogni sua scelta c'era anche il calore o almeno la traccia del grosso Bobby Dunn che ti stava accanto e sorrideva e che si fidava del fatto che tu lo ricevessi senza doverti soffocare in una sottomissione fatta di banalità vagamente formulate e di note senza fine. Questa era la questione. Bobby si fidava. Si fidava che un'osservazione vera avrebbe portato a un'altra e poi a un'altra ancora senza pensarci troppo, che se qualcosa stava funzionando ora avrebbe continuato a funzionare in seguito e che la vita era una grande improvvisazione confusa dove non si poteva fare a meno di addentrarsi in quello che ancora non si sapeva e che la cosa peggiore che si poteva fare era semplicemente sedersi, cercando di darle una forma troppo compiuta".</span><span style="color: #444444;"><br /></span><br />
La complessità del testo, poi, oltre alle varie voci dei protagonisti, si arricchisce di ulteriori inserimenti narrativi costituiti dal libro che Susan sta scrivendo e dallo sdoppiamento che Denny fa di se stesso in due personaggi collocati uno prima dell'omicidio da lui commesso e uno successivo a esso, rendendo la narrazione ancora più articolata e sfaccettata.<br />
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Si può dire che Dubus III, ha scritto un libro che, seppur pecca di qualche lungaggine ampiamente compensata da una forma e da una struttura narrativa di grande maestria, ci fa riflettere su come il passato possa segnare incisivamente la vita delle persone e i rapporti affettivi che le legano, e ci suggerisce che l'unico modo di rimettere a posto i pezzi di quello che è stato rotto, è operare con intento empatico ma senza perdere se stessi. E forse in tutto ciò si può intravedere la ricomposizione che egli stesso ha fatto nella relazione con il padre, lo scrittore Andrè Dubus, con il quale ha avuto un rapporto difficile (il padre abbandonò la famiglia, creando non piccoli problemi di sussistenza e di crescita serena al figlio) ma che è poi riuscito a recuperare: forse, proprio senza smettere di suonare le "sue note" ha imparato a suonarle insieme a lui.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS-FgcVfngtA9c44ncOJx42YsrKOFiy57zZ6C5q08FEMfdHk0ZiC_ULcHil8qZtUeHorSIfzNx8LVG_iLszQvh9cAAgtC4wgUh8QyDM3ec4r_F19O4b48uk2Id8EdZP-jvE05BZvnwCMA/s1600/dubus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="536" data-original-width="539" height="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS-FgcVfngtA9c44ncOJx42YsrKOFiy57zZ6C5q08FEMfdHk0ZiC_ULcHil8qZtUeHorSIfzNx8LVG_iLszQvh9cAAgtC4wgUh8QyDM3ec4r_F19O4b48uk2Id8EdZP-jvE05BZvnwCMA/s320/dubus.jpg" width="320" /></a></div>
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<span style="color: red;"><br /></span>maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-72377644801576838202019-04-21T18:08:00.000+02:002019-06-16T13:04:05.976+02:00L'estate che sciolse ogni cosa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnURmLFHdfS3Rs4BmTeiyu_CWKuZu6sEzDq-vmUWOk4x-FdmJUMwCtLbPTRLfoxUQO6bQ8WwkH0p9QdokRL1xYwjPUJoJ0IxU8xwPhbouc5hi_On9O13ePOYsq35dVJWju7Youe8_TWoI/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnURmLFHdfS3Rs4BmTeiyu_CWKuZu6sEzDq-vmUWOk4x-FdmJUMwCtLbPTRLfoxUQO6bQ8WwkH0p9QdokRL1xYwjPUJoJ0IxU8xwPhbouc5hi_On9O13ePOYsq35dVJWju7Youe8_TWoI/s1600/download.jpg" /></a></div>
<i>L'estate che sciolse ogni cosa è il primo libro pubblicato da Tiffany McDaniel, ma non il primo da lei scritto, infatti per molti anni (ha iniziato a scrivere a 18 anni) le case editrici ne hanno rifiutato la pubblicazione come lei stessa dice in una <a href="http://thrillernord.it/intervista-a-tiffany-mc-daniel/" target="_blank">intervista </a>: "Per undici anni i miei scritti sono stati rifiutati dagli editori con la motivazione che li consideravano troppo cupi e comunque troppo rischiosi da pubblicare. L’industria editoriale americana, specialmente nel clima attuale, è molto cambiata focalizzandosi sul commerciale e sul non-fiction. La fiction letteraria, che è ciò che scrivo, è un genere considerato difficile per una carriera da lanciare, dal momento che il pubblico che segue questo genere letterario è sempre più di nicchia, almeno negli Stati Uniti."</i><br />
<i><br /></i>
<i>Spendo due parole a favore della finzione come caratteristica di quell'opera letteraria che per convenzione chiamiamo romanzo e che ultimamente è più espressione di esperienze personali che di costruzioni narrative. Con l'auto fiction o no fiction novel, senza volerne disconoscerne il valore, si viene a perdere tutto un mondo che l'autore costruisce per comunicare la sua opera a noi lettori, la trama, l'intreccio, i personaggi, le mille possibilità che ha di inserirci situazioni, emozioni, eccezioni, stramberie, magia, etc etc, la capacità di strutturarle per dare loro un senso compiuto o per non dar loro nessun senso....per spaziare nelle possibilità umane dell'esistenza....spesso si dice "leggo per vivere vite che non potranno mai essere le mie" ma non per vivere la vita dell'autore che diventa personaggio, anzi, "il personaggio"....Sicuramente ci sono fenomeni sociologici che mi sfuggono, ma credo che la nuova comunicazione, tra cui quella dei social, abbia troppo incentivato l'esposizione di se stessi, il racconto di se’ impoverendo la narrativa di elementi tipici della sua forma artistica.</i><br />
<i><br /></i>
<i>Il libro della Mc Daniel comprende tutte le caratteristiche della narrazione di finzione che, associate a uno stile a dir poco di notevole valenza estetica, si propone come un libro di rara bellezza.</i><br />
<i>1984, in un paesino dell'Ohio, Breathed, Autopsy Bliss, pubblico ministero convinto di poter essere "il setaccio di Dio" per operare la distinzione tra bene e male, invita, in un bizzarro articolo sul giornale locale, il Diavolo a presentarsi per avere un dialogo con lui e verificare il proprio operato. Colui che arriva, dicendo di essere Lucifero, è Sal, (le prime due lettere Sa stanno per Satana, L per Lucifero) un ragazzino di pelle nera, mal vestito, magrissimo, che incontra Fielding il figlio di Autopsy e da lui viene portato a casa. Insieme a Sal arriva un caldo insolito, un "caldo che non scioglieva solo le cose tangibili, come i cubetti di ghiaccio, il cioccolato, i gelati. Ma anche l'intangibile. La paura, la fede, l'ira, e ogni collaudato modello di buon senso. Scioglieva l'esistenza della gente, gettandone il futuro in cima al mucchio di terra sulla spalla del becchino".</i><br />
<i><br /></i>
<i>Da questo momento molte sono le cose che avvengono, con la inusuale feroce calura di inizio estate si disgrega il super io comunitario: del caldo e di tutte gli eventi negativi che accadono si cerca il capro espiatorio, la fonte delle disgrazie, e non può che essere il "negro" venuto da fuori e che dichiara di essere il Diavolo. Per lui “Diavolo” non è che uno dei tanti nomi dispregiativi con cui lo hanno sempre chiamato e si dichiara tale perché è disposto a tutto pur di essere accettato e ospitato. Sal ha però la grazia di chi è accogliente verso gli altri, di chi, rispetto alle diversità e alle difficoltà altrui, prova empatia e riesce a sciogliere i nodi mentali di alcune delle persone che incontra, persone incastrate nelle loro paure e nelle loro difficoltà di vivere. Elohim, altro personaggio importante (il significato base del suo nome è "dio", "divinità"), fa leva sulle fobie, la viltà e le debolezze delle singole persone del paese in modo tale che diventino una massa indistinta, portatrice di odio che cerca la vittima sacrificale ( tutto ciò rimanda all'attualità e non credo che sia un caso). Le parti si invertono, Sal, colui che porta il nome del Diavolo è colui che salva, è l'angelo perduto che con la sua caduta ha permesso a Dio di esistere essendo il suo opposto, conosce il dolore e lo capisce mentre Dio guarda come spettatore le debolezze e il dramma degli uomini dall'alto della sua potenza; Elohim, che porta il nome della divinità, è colui che fomenta il risentimento degli uomini guidandoli verso l'orrore umano.</i><br />
<i>Il narratore del libro è Fielding e il suo racconto ha una doppia temporalità, il tempo in cui narra e il tempo di cui narra, nel primo ha più di ottanta anni, nel secondo è adolescente; questa dualità temporale non compromette la scioltezza della narrazione, arricchendola invece dello sguardo maturo di chi in quell'estate del 1984 non era che un ragazzino e ha visto la distruzione della sua famiglia e insieme ad essa quella della sua innocenza, del suo porsi verso il futuro in modo positivo, ha conosciuto prematuramente "il supplizio di provare speranza solo per capire che non c'è speranza".</i><br />
<i><br /></i>
<i>E' questo un libro che ci parla e ci fa riflettere su innumerevoli tematiche:la diversità, l'amore, l'amicizia, la famiglia, le eccentricità degli individui, la progressiva distruzione della terra, la fede, la religione, il dolore, la rabbia, l'orrore umano, il razzismo, la superstizione, il senso di colpa, la resa dei conti con se stessi e sopratutto il confine tra il bene e il male. Tutto questo è trattato con una fluidità che ha del magico ed è reso con una prosa che spesso rasenta la poesia.</i><br />
<i>L'uso che McDaniel fa delle parole e della loro costruzione in frasi è di un efficacia narrativa sorprendente, avvolge e coinvolge il lettore, lo fa scendere nell'animo dei personaggi con intensità emotiva e allarga la visuale dal particolare all'universale.</i><br />
<i>La potenza evocativa della narrazione dell'oramai ottuagenario Fielding che ricorda quell'estate che sciolse ogni cosa ha la sottile bellezza della malinconia, la forza della consapevolezza di ciò che si è fatto e di ciò che si è omesso, la tragicità di quello che non si può più modificare e di quello che rimane alla fine della vita.</i><br />
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<i>Se volessimo inserire il libro in un genere letterario risulterebbe arduo perché è tante cose: quasi un thriller nella parte finale, un racconto di formazione, un diario a posteriori, un testo immaginifico, un libro distopico ed è sicuramente un romanzo sull'Umanità, sui suoi pregi e i suoi difetti, e sopratutto sulla crudeltà umana.</i><br />
<i>A esergo di ciascun capitolo c'è un verso del Paradiso perduto di Milton, non so se ciascun verso sia specificatamente attinente al contenuto del capitolo che introduce, ma credo che il loro inserimento sia non solo un rimando alla caduta dell'angelo ribelle e alla perdita del paradiso in termini generali, ma anche un riferimento specifico al "personale paradiso" del giovane Fielding che, durante quella estate, egli perse definitivamente.</i><br />
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<i>"Si, Breathed era davvero la cicatrice del paradiso perduto, e sotto quella cadenza impastata di burro e farina, il fischio sibilante della città confluiva nel vento, ti induceva al silenzio e a intuire la presenza dei serpenti"</i><br />
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-42017436484416015682019-04-21T12:41:00.000+02:002019-04-23T17:32:02.288+02:00Green Book <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivfolhnPnbYtU8ZEjLbKJEksTH8r7Av_12dCXE6s_ux7YP-RAg8ImZBpz4jlmdqLQ4toCdm9a8unNDMxj_ySvFJ1U-MbRK8LhagPo9THG7ifdbA6NToOPja_n066YAbf90uFFBdwGc4RM/s1600/gb3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="317" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivfolhnPnbYtU8ZEjLbKJEksTH8r7Av_12dCXE6s_ux7YP-RAg8ImZBpz4jlmdqLQ4toCdm9a8unNDMxj_ySvFJ1U-MbRK8LhagPo9THG7ifdbA6NToOPja_n066YAbf90uFFBdwGc4RM/s400/gb3.jpg" width="400" /></a></div>
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La neve cade copiosa e pesante, invade le strade, il Natale è dentro le case, le famiglie sono riunite intorno all'Albero decorato, un angelo bianco mette le ali in paradiso, un angelo nero sfida se stesso e gli altri, le sue ali non lo faranno volare nel cielo ma camminare a testa alta su questa terra.<br />
La vita è meravigliosa, ma è anche il luogo umano dove viene concepito il Green Book una guida di viaggio specifica per afroamericani nel sud degli USA, dove negli anni sessanta ancora erano in vigore, dopo cento anni dalla guerra civile americana, le leggi segregazioniste.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvjSC4KLzeY37ppWGKz3zdbogqX6rmY7zOTCq218D6mzEQpss2dUb03r1qACt8hyuSRdf01tptHyw22PWTiCoMFTgr5yq69D8crTVRUFL3S4BwCf2_tjVsyrHJaXWmkCX2iqOhMVPiPXo/s1600/gb6.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="195" data-original-width="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhvjSC4KLzeY37ppWGKz3zdbogqX6rmY7zOTCq218D6mzEQpss2dUb03r1qACt8hyuSRdf01tptHyw22PWTiCoMFTgr5yq69D8crTVRUFL3S4BwCf2_tjVsyrHJaXWmkCX2iqOhMVPiPXo/s1600/gb6.jpg" /></a></div>
Come spero si intuisca, "La vita è meravigliosa" è il film di Frank Capra del 1946, "Green Book" , del 2018 è di Peter Farrelly. Ho fatto questo parallelo perché, secondo me, i due film, entrambi commedie, hanno in comune, oltre al genere, anche l'happy end, che nel primo caso è risolutivo, mentre nel secondo lascia comunque aperte tutte le problematiche toccate nella narrazione.<br />
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Peter Farrelly, autore insieme al fratello di molte commedie quali "Tutti pazzi per Mary" e "Scemo più scemo", non ha cambiato registro per questo suo film ma lo ha arricchito di una delle tematiche sociali più scottanti e contraddittorie della società americana: il razzismo, che sicuramente Capra era lontano dal porre nelle sue opere, anzi della donna nera che si vede nell'ultima scena del film si dice "anche la negra è venuta".<br />
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La storia del film - siamo negli anni '60 - attinge a fatti e personaggi realmente esisti: Don Shirley, pianista afro americano di musica classica di indiscusso talento, assume Frank Anthony Vallelonga (dettoTony Lip), buttafuori del locale Copacabana temporaneamente chiuso, come autista e guardia del corpo, per essere accompagnato in una tournèe nel sud segregazionista.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3bvut7gNudhrz2akjsBBNE6_K2Bw6BVLsimp12wMralXE7OHnCaPMRMgO2mPCMp8weWQUj6gUK5Zop6eXWPprUfUlhuBsi175FkDe4CDHzC0frwJ8KJIcSyR7wfFZjLWzpVkUr9EbQ8o/s1600/gb1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="275" height="132" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3bvut7gNudhrz2akjsBBNE6_K2Bw6BVLsimp12wMralXE7OHnCaPMRMgO2mPCMp8weWQUj6gUK5Zop6eXWPprUfUlhuBsi175FkDe4CDHzC0frwJ8KJIcSyR7wfFZjLWzpVkUr9EbQ8o/s200/gb1.jpg" width="200" /></a><br />
Don sa cosa lo aspetta giù nel profondo sud e, come si scopre durante il film, il suo viaggio vuole essere una sfida, un atto di coraggio per affrontare il problema del razzismo che, se pur esistente, negli stati del nord è meno pressante sopratutto per un riconosciuto genio del pianoforte quale lui è. Anche Tony sa cosa li attende, ma lui è avvezzo a trattare la violenza e non si fa scrupolo a rispondere a tono, quando quello è l'unico sistema per togliersi d'impaccio.<br />
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Il film gioca sul rovesciamento dei ruoli: il nero è colto, ricco, elegante ed estremamente formale, il bianco è illetterato, grossolano, sbarca il lunario lavorando per il locale, fa altri lavori sporadici, cercando di rimanere il più possibile fuori dal giro mafioso con cui, inevitabilmente, entra in contatto.<br />
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Man mano che la loro strada li porta al sud "l'accoglienza" che viene riservata a Don peggiora sempre di più, gli viene riconosciuta la bravura artistica ma non il suo essere persona, uomo, uomo nero. La buona educazione e il rifiuto della violenza non sembra possano essere coltivate in un mondo in cui è proprio la violenza a regolare i rapporti; il bianco questo lo sa, l'ambiente in cui è cresciuto ne è pieno e solo affrontando fisicamente certe situazioni se ne può uscire. Il principio di autodifesa ha la sua ragione di essere in un mondo ingiusto.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdn66RGoVRsDnHdlkp1ZplYob3ixiwG0aiMhmJIylrvVOBnQEhFfkTSCFF_TrOL4PR636JlRfirMSiSCseON8FKKEP0GjWnRMY1Je8iR5plLphNIgxpEB7CzxOvqBryTBw8_mZdXxh4nI/s1600/gb2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="168" data-original-width="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhdn66RGoVRsDnHdlkp1ZplYob3ixiwG0aiMhmJIylrvVOBnQEhFfkTSCFF_TrOL4PR636JlRfirMSiSCseON8FKKEP0GjWnRMY1Je8iR5plLphNIgxpEB7CzxOvqBryTBw8_mZdXxh4nI/s1600/gb2.jpg" /></a></div>
Nel percorso aumentano le difficoltà, ma cresce il rapporto tra i due: entrambi, sollecitati l'un dall'altro, usciranno fuori dalle maschere che si sono costruiti, dai pregiudizi in cui sono incastrati.<br />
Shirley si è creato una corazza di perbenismo accentuato, di educazione esasperata che non ammette concessioni liberatorie, seduto su di un trono- fisico e metaforico- scruta dall'alto l'ignoranza e la goffaggine altrui, senza fare i conti veramente coi problemi che il colore della sua pelle e il suo essere omosessuale comportano; Tony fa i conti con i suoi pregiudizi razziali, riconoscerà il compagno di viaggio come simile a se', con i suoi punti di forza e le sue debolezze, lo aiuterà, non solo nelle difficoltà pratiche del viaggio, lo scioglierà dagli incastri mentali che si è voluto/ dovuto costruire per avere una vita che rasenti la normalità.<br />
Entrambi acquisiranno consapevolezza di se stessi e degli altri riconoscendosi come uomini al di sotto dell'apparenza che loro stessi, indotti anche dalle situazioni sociali, si sono cuciti addosso.<br />
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Il film è luminoso, ricco di colori e di paesaggi che ne arricchiscono la valenza estetica, gli attori sono bravissimi, Viggo Mortersen meritava, anche lui, l'Oscar.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx2LN8bhfZqe_qdvT0v2UQUIXEKYfTU6uipFoVxy6AnPou2606hgNsKRKPKkLxlxSnaxxPlsHMopxAo4C3WZZXybFuMQr025Ylei4QnubQ__IQ8dm-MMPJyFXgiOl8eeRJQlAJP1MKH3U/s1600/gb5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="299" data-original-width="215" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjx2LN8bhfZqe_qdvT0v2UQUIXEKYfTU6uipFoVxy6AnPou2606hgNsKRKPKkLxlxSnaxxPlsHMopxAo4C3WZZXybFuMQr025Ylei4QnubQ__IQ8dm-MMPJyFXgiOl8eeRJQlAJP1MKH3U/s1600/gb5.jpg" /></a></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1xEbDBJW84GpJJ_efV7tuq4P_cvirev_7QL8vHCsy9Amo1u92b9HWsCoF2NR1WzmpQCtc217V_tFhgz7CHB_5LJtjR49akTUh-0MWUhuGMNuyn0Gbunb3_MtaI5eHSu9fjiejtQ77UZ4/s1600/gb4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="178" data-original-width="283" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh1xEbDBJW84GpJJ_efV7tuq4P_cvirev_7QL8vHCsy9Amo1u92b9HWsCoF2NR1WzmpQCtc217V_tFhgz7CHB_5LJtjR49akTUh-0MWUhuGMNuyn0Gbunb3_MtaI5eHSu9fjiejtQ77UZ4/s1600/gb4.jpg" /></a></div>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-87705658962482302042019-02-26T18:31:00.000+01:002019-02-27T15:32:00.978+01:00"Se la strada potesse parlare" dal libro al film<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYiU7h3Ri945iYBKgK3H-KruHnAW2DZI6Hssx4PKal2BTmpkHhbqrcjq4qMjX0CmkVDeJP5mA3ydvBsJlQcLhLqVllJXW-krKDHoPk2fMxAR9dktDgYV6zwXV2cS6bNPJIMSZHjOaR55I/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="267" data-original-width="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYiU7h3Ri945iYBKgK3H-KruHnAW2DZI6Hssx4PKal2BTmpkHhbqrcjq4qMjX0CmkVDeJP5mA3ydvBsJlQcLhLqVllJXW-krKDHoPk2fMxAR9dktDgYV6zwXV2cS6bNPJIMSZHjOaR55I/s1600/untitled.png" /></a><br />
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Se la strada potesse parlare ci racconterebbe quanto la vita degli afro americani è stata, e ancora è, dura, una vita di violenza subita, di costante minaccia di violenza fisica e morale, di intimidazioni.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
<span style="font-family: inherit;">
</span>
</div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWRPhGmaXGQ5qi-DOqD_Z48akVeWYeNg5QmwhJ1RJjpK2N4cPX3xkOFvNgxX8t4VU3sgQUNFYBDlEe2Een9HkL1U3Eat0D5xWE6rrXv45NDt3yNVxFUYWemLjrE92AI6bZCFIkpuNXV6VT/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 16px; margin-right: 16px;"></a><span style="color: #444444; font-family: inherit; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Quello che la strada vede è la costante precarietà dei corpi neri* che la attraversano, individuabili subito per l'involucro di pelle scura che li avvolge; in ogni momento possono essere aggrediti in vario modo, con pretesti veri o falsi che diventano vere e proprie costruzioni di una realtà fittizia atta a incastrarli, e questo vuol dire che qualsiasi cosa tu faccia o non faccia, c'è sempre qualcuno disposto a usarla contro di te e a rovinarti o a toglierti la vita. Cosa contengano quei corpi, quale mente, quale anima nella sua accezione più generale, non ha importanza, lo scopo è distruggere la tua esistenza anche solo instillando una costante paura di esistere come persona. Questo inevitabilmente porta all'annientamento della personalità e alla crescita di una rabbia distruttrice di sé ma anche degli altri.</span></span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
<span style="font-family: inherit;">
</span>
</div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #444444; font-family: inherit; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">La contiguità con la paura diventa contiguità con la morte, la maggiore capacità di difesa all'interno di un clan aumenta la potenzialità di violenza, anche all'interno della propria comunità: se la propria singola vita non ha valore anche quella degli altri non ne ha. L'alternativa è l'auto distruzione individuale: smorzare la paura e la rabbia con l'alcool o la droga.</span></span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
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</span>
</div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWRPhGmaXGQ5qi-DOqD_Z48akVeWYeNg5QmwhJ1RJjpK2N4cPX3xkOFvNgxX8t4VU3sgQUNFYBDlEe2Een9HkL1U3Eat0D5xWE6rrXv45NDt3yNVxFUYWemLjrE92AI6bZCFIkpuNXV6VT/s1600/untitled.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 16px; margin-right: 16px;"><span style="color: #444444;"></span><br /></a></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
</div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<i><span style="color: #444444; font-family: inherit;">"Anche se la morte prendeva molte forme, anche se la gente moriva presto in molti modi diversi, la morte in sè era molto semplice e anche la causa era semplice: semplice come un'epidemia: si era ragazzi che non valevano un cazzo e tutto quello che vedevano attorno stava lì a confermarlo: Lottavano, lottavano, ma cadevano come mosche e si riunivano al mucchio di immondizia delle loro vite, come mosche." (pag.41)</span></i></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<i></i><i></i><span style="font-family: inherit;"></span><span style="color: #444444;"></span><br /></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
S<span style="color: #444444; font-family: inherit;">tupisce infatti, leggendo il libro di Ryan Gattis, "Giorni di fuoco"** sulla rivolta di Watt LA del '92, non tanto l'estrema violenza, anche gratuita, che in quei giorni sconvolse la città, ma l'indifferenza verso la morte non solo degli altri ma anche propria. L'unica cosa che aveva valore per i giovani componenti delle gang che vi presero parte era l'appartenenza al gruppo, unico luogo sociale dove trovare la propria identità negata; la morte e la sofferenza erano messe in conto, il valore da salvare era la fedeltà alla banda e la vendetta. Se come dice Toni Morrison "Uno scopo del razzismo è identificare un estraneo così da definire il proprio sé"*** quando si è inseriti nell'estraneità da una buona parte della società, una delle armi che rimane è crearsi altri estranei nei confronti dei quali affermarsi come entità specifica. </span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"></span><span style="color: #444444;"></span><br /></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">James Baldwin, però, nel suo libro non vuole parlare di rabbia, ma di amore, di relazioni interpersonali autentiche come reazione alle continue ingiustizie perpetrate, enucleando personaggi che ne sono portatori in vario modo.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Un ragazzo, Fonny, e una ragazza, Tish, si conoscono da quando erano piccoli e da allora sono stati sempre insieme, si sono innamorati l'un dell'altra di un amore profondo, sincero, sono carichi di vita e di speranze: fanno progetti per la loro vita insieme, avranno un bambino. Una situazione normalissima se fossero bianchi, ma sono neri. Hanno lavori precari, non soddisfacenti e anche umilianti, la loro condizione è sotto la spada di Damocle degli imprevedibili eventi che il razzismo potrebbe mettere in atto contro di loro. Lui ha una passione, scolpisce il legno e anche la pietra ed è questo, oltre all'amore per Tish, che gli darà una ragione di vita, anche quando verrà incolpato e incarcerato per uno stupro che non ha commesso: un poliziotto bianco, simbolo del peggiore e radicato razzismo americano, costruisce le prove contro di lui. Intorno ai due giovani ci sono le loro famiglie: unita, comprensiva, amorevole quella di lei, sia nel comportamento dei genitori che della sorella più grande, più conflittuale quella di lui, con un padre attento, carico di umanità e disponibilità, una madre invasata di fanatismo religioso e due sorelle che mancano non solo di autenticità personale, ma anche di identità perché perse in quella terra di nessuno che è il meticciato, non abbastanza bianche, non abbastanza nere.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">I due padri, la madre e la sorella di Tish, danno il loro massimo, anche rischiando personalmente, per aiutare Fonny a scagionarsi; una serie di amici, (guarda caso un ebreo, alcuni sudamericani e una italiana) sono solidali con la coppia, anche l'avvocato bianco farà onestamente del suo meglio per tirare fuori Fonny dal carcere. Tish, con il suo bambino in grembo, è protetta dalla sua famiglia con amore e con orgoglio.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
<span style="color: #444444;"></span><br /></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Non è la rabbia, nè la violenza a muovere i personaggi ma l'affetto che li lega, il rispetto, pur nella consapevolezza della violenza e della precarietà che minaccia la loro vita, Baldwin oppone all'ordinaria ferocia del razzismo - polizia, sistema giudiziario, "razza" bianca - l'ordinaria storia d'amore tra due ragazzi e la solidarietà di chi li circonda.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">E' Tish la voce narrante, all'inizio con uno stile più sincopato ma che poi si distende nel raccontare la sua storia, intercalando il presente con flashback del passato. L'amore contro l'odio, la solidarietà all'interno del gruppo contro la violenza della strada.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #444444;">Il periodo in cui si svolge sono i primi anni '70, il luogo Harlem. Il titolo originale è "If Beale Street could talk" e Baldwin scrisse: <i>«Beale Street è una strada di New Orleans****, dove sono nati mio padre, Louis Armstrong e il jazz. Ogni afroamericano nato negli Stati Uniti è nato in Beale Street, è nato nel quartiere nero di qualche città americana, sia esso a Jackson, in Mississippi, o Harlem, a New York. Beale Street è la nostra eredità. Questo romanzo parla dell’impossibilità e della possibilità, della necessità assoluta, per dare espressione a questo lascito. Beale Street è una strada rumorosa. Lascio al lettore il compito di discernere un significato nelle percussioni dei tamburi».</i></span></span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Quindi quella del titolo è la strada, quale essa sia, all'interno dei vari ghetti afro-americani delle varie città d'America, dove si incontrano e si scontrano le contraddizioni sociali, dove ci si esprime con la musica, con la danza, retaggio di quella Congo Square di NO, dove gli schiavi all'inizio del'800, godendo di possibilità escluse in altri luoghi del sud statunitense, si riunivano la domenica per suonare ballare, fare commercio e avere un pò di tempo "libero". </span></div>
</div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;"><br /></span></div>
<a name='more'></a><div style="margin: 0px;">
<div class="separator" style="clear: both; font-size: 16px; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6ozbvSL4S0OqXBiKXdHcJTVEtT2dWiz5BFLRp87GgPnWAo4s9yuNLFJUpcYmB01R9hubxpbWvFc6kQ12Y0JA71B9h1QB-Kq9V6afhPgCFKrDMddJxQa8CcKrwxJYozN7Gn4644Qrdsow/s1600/imagesHG6PKBJH.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="137" data-original-width="367" height="119" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6ozbvSL4S0OqXBiKXdHcJTVEtT2dWiz5BFLRp87GgPnWAo4s9yuNLFJUpcYmB01R9hubxpbWvFc6kQ12Y0JA71B9h1QB-Kq9V6afhPgCFKrDMddJxQa8CcKrwxJYozN7Gn4644Qrdsow/s320/imagesHG6PKBJH.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="font-family: inherit;"><span style="color: #444444;"><b style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><br /></b></span></span>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4Xusv2ZLpE6VnXIQGpHYIMNgK-OG5_9pPpiSXrSjYDcUPQ6L7YK6O3Y53Q-kJFuqz53hx3YlZcaOXwgsxFniSkzzDtMf_RbBumMHQ2CZE_Evy0Z55J3vfMUxjzfQw_8iW6xDTR7V78YwD/s1600/imagesHG6PKBJH.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin-bottom: 16px; margin-left: 16px;"></a></div>
<div style="font-size: 16px; margin: 0px;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4Xusv2ZLpE6VnXIQGpHYIMNgK-OG5_9pPpiSXrSjYDcUPQ6L7YK6O3Y53Q-kJFuqz53hx3YlZcaOXwgsxFniSkzzDtMf_RbBumMHQ2CZE_Evy0Z55J3vfMUxjzfQw_8iW6xDTR7V78YwD/s1600/imagesHG6PKBJH.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin-bottom: 16px; margin-left: 16px;"></a><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #444444;"><b style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;">Il film,<span style="margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"> </span></b>di Berry Jenkins<b>,</b> è quasi completamente aderente al testo del libro, la tensione emotiva viene resa con colori intensi e di una luminosità coerente con i luoghi - interni o esterni - con un susseguirsi di primi piani che esprimono gli stati d'animo e la profondità dei personaggi, la loro autenticità, forse un invito a scendere in fondo alle anime dei protagonisti. Anche nella trasposizione cinematografica, i piani temporali sono diversi, coerenti con la narrazione di Tish, ma tutto scorre fluidamente tra dialoghi, immagini, emozioni, colonna sonora e sviluppo narrativo.</span></span></div>
<div style="font-size: 16px; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">La fine del film è diversa da quella del libro, in un certo senso, più definita, mentre nel romanzo il destino di Fonny non è stabilito così nettamente; il regista omette anche di inserire un tragico evento togliendo un elemento di alta drammaticità nello sviluppo della storia.</span></div>
<div style="font-size: 16px; margin: 0px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Il film rende bene il contenuto del libro arricchendolo di un estetica cinematografica coinvolgente, le immagini, una tra tutte quella del fumo della sigaretta di Fonny che si spande nella camera mentre lui quasi danza intorno a un ceppo di legno da scolpire, sono cariche di fascinazione.</span></div>
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<div style="font-size: 16px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Ancora due cose: l'attrice Regina King, che interpreta il ruolo della madre di Tish, ha vinto, meritatamente, l'Oscar come migliore attrice non protagonista; il volto di Ed Skrein, che interpreta il ruolo del poliziotto bianco, riesce a rendere perfettamente il concentrato di crudeltà, razzismo, ignoranza e arroganza che da sempre accompagna e discrimina la comunità afroamericana.</span></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="font-size: 16px;">
<span style="color: #444444; font-family: inherit;">Jenkins ha detto del suo film:"</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #4c4d51;"><span style="font-size: 14px;">“Essendo la prima persona ad assumermi la responsabilità della trasposizione cinematografica di un romanzo di Baldwin nella sua lingua madre il mio obiettivo è stato quello di raffigurare quei personaggi avvicinandomi il più possibile all’immaginario del loro autore. I due rapporti che costituiscono il fulcro del film — quello tra Tish e Fonny e quello tra Sharon e Joseph — sono caratterizzati da quell’incantevole poesia degli scambi interrelazionali che, per la gente di colore, funge da paraurti rendendo l’esistenza meritevole di essere sopportata, rendendo la promessa infranta del sogno americano degna degli sforzi necessari al suo perseguimento”.</span></span><br />
<span style="color: #4c4d51;"><span style="font-size: 14px;"><br /></span></span>
<span style="color: #4c4d51;"><span style="font-size: 14px;"><a href="https://it.wikipedia.org/wiki/James_Baldwin" target="_blank">https://it.wikipedia.org/wiki/James_Baldwin</a></span></span><br />
<span style="color: #4c4d51;"><span style="font-size: 14px;"><br /></span></span>
<span style="color: #4c4d51;"><span style="font-size: 14px;"><a href="https://youtu.be/3cV5QOZHNH8" target="_blank">https://youtu.be/3cV5QOZHNH8</a></span></span></div>
</div>
</div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"></span><span style="color: #444444;"></span><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgk96VZ9EyP2RiYSPUgQDjPmEfY3uyUJ0immylwBa3BfCEbmREZDMFLKM4PNMsJ2LTQs7_X0v6L4z-bDhTy-uPN57AIw3ky60ih_YMYCLicFyva9x60MP1TRX2I5FEWLnVfN-3uZ97ucxkR/s1600/images.jpg+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 16px; margin-right: 16px;"><span style="font-family: inherit; margin-bottom: 0px; margin-left: 0px; margin-right: 0px; margin-top: 0px;"><img border="0" data-original-height="162" data-original-width="312" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgk96VZ9EyP2RiYSPUgQDjPmEfY3uyUJ0immylwBa3BfCEbmREZDMFLKM4PNMsJ2LTQs7_X0v6L4z-bDhTy-uPN57AIw3ky60ih_YMYCLicFyva9x60MP1TRX2I5FEWLnVfN-3uZ97ucxkR/s1600/images.jpg+2.jpg" /></span></a></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<span style="font-family: inherit;"></span><br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTse9bMn6xQXStwWIZ7bi0-MIud5w0zTI4DROy2201Ha9UR5K91vaip8TvuXgQEaJB_Z2cJGGB2rPRDGsMOH22imdWNrZt4pa797Q7hnVNgVAKjtkqciZTrGgiucdz4Sf9YDQ6ji1CI2T0/s1600/1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 16px; margin-left: 16px;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTse9bMn6xQXStwWIZ7bi0-MIud5w0zTI4DROy2201Ha9UR5K91vaip8TvuXgQEaJB_Z2cJGGB2rPRDGsMOH22imdWNrZt4pa797Q7hnVNgVAKjtkqciZTrGgiucdz4Sf9YDQ6ji1CI2T0/s1600/1.jpg" /></a></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
* <span style="color: black; display: inline; float: none; font-family: "quot";">Sul concetto del "corpo nero": </span>Ta-Nehisi Coates, "Tra me e il mondo", Codice, 2018</div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
** Rayan Gattis, "Giorni di fuoco" Guanda, 2016</div>
<div class="separator" style="clear: both; font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; text-align: center;">
</div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
*** Toni Morrison, "L'origine degli altri" Frassinelli 2018</div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
**** Beale Street, in realtà è a Menphis, l'equivalente strada a New Orleans è Bourbon street, ma qui non ha importanza l'ubicazione della strada quanto il suo valore simbolico.</div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin: 0px;">
<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><br /></div>
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<b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike><br /></div>
<div style="font-size: 16px; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhymxLssIlYp-j4IecgGv-m7TGodM7-7cEJXFbU1sULssZ0t7iGcghHI4WJNdckDnarJW10nwH_3PxM4HfAJoOzF3_6C1HDjW6HrL7-EteJpAOr0R7cBXVsz8Fmc08hy7KfXT2_Q2WK_p5J/s1600/images.jpg+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; color: #0066cc; float: left; font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal; margin-bottom: 16px; margin-right: 16px; text-align: center;"><br /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhymxLssIlYp-j4IecgGv-m7TGodM7-7cEJXFbU1sULssZ0t7iGcghHI4WJNdckDnarJW10nwH_3PxM4HfAJoOzF3_6C1HDjW6HrL7-EteJpAOr0R7cBXVsz8Fmc08hy7KfXT2_Q2WK_p5J/s1600/images.jpg+2.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 16px; margin-left: 16px;"><br /></a></div>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-73372396082959207592018-06-15T11:22:00.000+02:002018-06-15T11:22:31.392+02:00La ferrovia sotterranea <br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2k_wOzSmowPCS5Xg1DoogqIfi2ncd-Eo3ATOfHexGaKYh9Y_H9MlyL_brG9LB07D4QvfAoB2Jtvm0x4StLM6pETOITkI7PXNM56GBPPIbBEvC0brO8EYkrP_5JFtCEm_arbPx63UB6-8/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="166" data-original-width="303" height="174" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj2k_wOzSmowPCS5Xg1DoogqIfi2ncd-Eo3ATOfHexGaKYh9Y_H9MlyL_brG9LB07D4QvfAoB2Jtvm0x4StLM6pETOITkI7PXNM56GBPPIbBEvC0brO8EYkrP_5JFtCEm_arbPx63UB6-8/s320/download.jpg" width="320" /></a>La ferrovia sotterranea è stata, durante il secolo XIX, una rete clandestina di percorsi e rifugi per permettere agli schiavi di fuggire dal sud al nord dove la schiavitù era già stata abolita. Venne definita così perché la terminologia che la individuava venne presa in prestito dal linguaggio ferroviario: i luoghi di sosta, per esempio, erano chiamati stazioni, coloro che li presidiavano capi stazione . La hunderground railroad, nel libro di Colson Whitehead, diventa una ferrovia sotterranea reale, che scorre in tunnel scavati nella terra dagli abolizionisti; è così che l'autore l'aveva immaginata da bambino, quando gliene parlavano, e quel ricordo gli ha dato spunto a elaborare un espediente narrativo sorprendente ed efficace.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6Iaw-6Qe5UYe_lxX1a1_mu28zDgQr3FULa-w3EFMiqLWYGhqNox_IUhIB76_B6bwmtu_8YYjxwFIyzBz5RlUfa5N5QqH4Orxh3neTDqEmZmkAni3_M-li8d_VVVUyugg6zkxyl7G5A6I/s1600/il-corpo-carbonizzato-di-uno-schiavo-nel-1916-942546.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="554" data-original-width="800" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6Iaw-6Qe5UYe_lxX1a1_mu28zDgQr3FULa-w3EFMiqLWYGhqNox_IUhIB76_B6bwmtu_8YYjxwFIyzBz5RlUfa5N5QqH4Orxh3neTDqEmZmkAni3_M-li8d_VVVUyugg6zkxyl7G5A6I/s320/il-corpo-carbonizzato-di-uno-schiavo-nel-1916-942546.jpg" width="320" /></a></div>
La scelta di una giovane donna come protagonista marca una ulteriore discriminazione, anche all'interno della stessa comunità afro-americana, individuando una "linea di genere", oltre a quella di colore concettualizzata da W. E. B. Du Bois , che attraversa la storia e le società.<br />
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Dal momento della fuga di Cora, Whitehead inserisce il realismo magico con l'invenzione di una vera ferrovia sotterranea con rotaie, stazioni e treni, cosa che gli permette di cambiare le regole del racconto, di allontanarsi da uno stretto realismo storico della narrazione e di inserire alterazioni anacronistiche di riferimenti storici.<br />
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Cora percorre la sua strada di fuga attraverso gli stati, spostandosi verso il nord antischiavista; incontrerà ipocrite solidarietà che mascherano più sottili soprusi, persone sinceramente impegnate a restituire agli schiavi una umanità e una possibilità di vita dignitosa che verranno definite "amici dei "negri" e come loro punite, si scontrerà con modi e forme diverse di razzismo, di sopraffazione, di violenze. Tutto ciò renderà il "nord" irraggiungibile, non come luogo fisico a cui alla fine giungerà, ma come il simbolo di libertà, non esiste un "nord" per gli schiavi, per gli afro-americani, in nessuna parte degli Stati Uniti, il nord non è mai abbastanza nord perchè il razzismo è ovunque sotto forme diverse.<br />
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La ferrovia sotterranea che scorre in tunnel neri senza luce, nel romanzo di Colson, diventa metafora di più cose: la clandestinità in cui i bianchi abolizionisti dovevano agire; il nero della pelle degli schiavi; il nero del cuore di tenebra che anima i bianchi razzisti, il nero abisso della coscienza americana.<br />
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Uno dei capistazione che incontrerà Cora nel suo viaggio le dirà:" Se volete vedere come è fatto questo paese, io lo dico sempre, dovete prendere il treno. Mentre andate a tutta velocità guardate fuori, e vedrete il vero volto dell'America". Più avanti nella narrazione, quasi a rispondergli in differita, memore di quelle parole e più consapevole della realtà, Cora penserà: "Era tutto uno scherzo...fin dall'inizio" e Whitehead continua: "Nei suoi viaggi, fuori dal finestrino, c'era solo il buio, e solo quello ci sarebbe sempre stato".<br />
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Il romanzo, fuoriesce dalla tradizione biografica dello schiavo fuggiasco, come già Toni Morrison aveva fatto e non solo lei, universalizza il problema usando la finzione narrativa, e coinvolge più intensamente il lettore che si trova di fronte a un dramma umano e sociale che non ha mai trovato una giustizia storica all'interno del contesto nazionale in cui si è sviluppato - come pure ci racconta Ta-Nehisi Coates nel suo "Un conto ancora aperto" - né, di conseguenza, è stato ancora risolto.<br />
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L'autore fa dire a uno schiavo liberato:"... l’America è un’illusione, la più grande di tutte. La razza bianca crede – ci crede con tutto il cuore – che sia suo diritto impadronirsi della terra. Uccidere gli indiani. Fare la guerra. Mettere in catene i propri fratelli. Questa nazione non dovrebbe esistere, se ci fosse giustizia a questo mondo, perché le sue fondamenta sono l’omicidio, il furto e la brutalità. Eppure siamo qui."<br />
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Ma anche noi tutti siamo qui, in questo mondo, e continuiamo ad assistere a nuove schiavitù, a nuovi orrori, a continue discriminazioni e violenze.<br />
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"Se mi conficchi un coltello nella schiena per ventitré centimetri e ne tiri fuori quindici, non c'è stato un miglioramento. Se lo tiri fuori del tutto non c'è stato un miglioramento. Il miglioramento è curare la ferita che il colpo ha causato. E loro non l'hanno neanche tirato fuori il coltello, neanche a parlarne di curare la ferita. Loro non ammetterebbero neanche l'esistenza del coltello" (Malcolm X)<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzKahPZ1_XGr2CtJCYTOOLuT32AFH2FqYwM5AgUKEaKX8AedFWKPwGhXpWCICAliqJUtyodCrVFlo8XAkxLkc2OtY-WlrD3Lzqz7MI27BOM-H9uTxtLHvRON3je6YgouKaXcDCXCOqjNk/s1600/images+%25281%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="318" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzKahPZ1_XGr2CtJCYTOOLuT32AFH2FqYwM5AgUKEaKX8AedFWKPwGhXpWCICAliqJUtyodCrVFlo8XAkxLkc2OtY-WlrD3Lzqz7MI27BOM-H9uTxtLHvRON3je6YgouKaXcDCXCOqjNk/s400/images+%25281%2529.jpg" width="400" /></a></div>
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<a href="https://youtu.be/Wl3CLxzMSEA">https://youtu.be/Wl3CLxzMSEA</a>maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-81072784999467744152018-04-17T15:53:00.000+02:002018-05-02T12:46:20.670+02:00I segreti di Wild River<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1k1hZm86RA2RQnHwFaZpBXHscM9HwpvjzdJxETiqIwzPExBkKwdEwjH6R9RUZkTUbBdNeKqXTcdi_lujQJLrQ_k1YJGqQH8S181sUeniDcgLlJEzpQ5XAsEKWjHB3mqIUi-d_gPbSp9E/s1600/i_segreti_di_wind_river-Jeremy_Renner-Taylor_Sheridan-_Elizabeth_Olsen-cinefilo_pigro-8-600x300.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="600" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1k1hZm86RA2RQnHwFaZpBXHscM9HwpvjzdJxETiqIwzPExBkKwdEwjH6R9RUZkTUbBdNeKqXTcdi_lujQJLrQ_k1YJGqQH8S181sUeniDcgLlJEzpQ5XAsEKWjHB3mqIUi-d_gPbSp9E/s400/i_segreti_di_wind_river-Jeremy_Renner-Taylor_Sheridan-_Elizabeth_Olsen-cinefilo_pigro-8-600x300.png" width="400" /></a></div>
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I segreti di Wild River è un film che si presenta come un thriller e che al suo interno contiene ben più di una trama tesa all'individuazione dei colpevoli di un omicidio.<br />
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Lo sceneggiatore e regista, Taylor Sheridan, ha voluto con questo film chiudere la sua trilogia sulla frontiera, dopo <i>Sicario</i>, ambientato al confine con il Messico e Hell or High Water ambientato in Texas ( di questi due ne è stato solo lo sceneggiatore) ha dislocato il suo film in una riserva indiana, individuando una "frontiera" che non è più limite, fisico e metaforico, da superare, ma ristagno di problematiche sociali e di marginalità estreme.<br />
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Una ragazza nativa americana della riserva di Wild River in Wyoming viene ritrovata morta per assideramento dopo essere scappata da una violenza di gruppo . Trova il suo corpo Cory Lambert, un cacciatore di animali predatori che mettono a repentaglio gli allevamenti della zona. La ragazza è la figlia di un suo amico, e, se ce ne fosse bisogno, ravviva il suo dolore per la perdita di sua figlia avvenuta in circostanze analoghe. La vittima è un "indiana" e la sua morte non interessa: è una delle tante donne native scomparse senza che gli apparati giudiziari se ne siano mai preoccupati, non esiste neanche una statistica che ne segnali il numero, a differenza delle altre donne americane. Per risolvere il caso viene mandata dall' FBI una agente di primo pelo, inesperta anche se determinata a fare il suo lavoro che chiederà a Cory di aiutarla nelle indagini.<br />
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La riserva è un luogo isolato e abbandonato dalle istituzioni, stretto tra monti perennemente innevati e battuto da tempeste di neve e da un freddo feroce. La vita lì non ha speranze di crescita, droga e violenza suppliscono la mancanza di aspettative e una coabitazione tra nativi e bianchi riproduce spesso le contraddizioni mai risolte del razzismo americano. A questo quadro di desolazione non corrisponde un adeguato apparato che riesca a contenere e indirizzare socialmente il disagio degli abitanti della riserva che, privati della loro identità culturale, inseriti in un contesto naturale estremo, non riescono tutti a costruirsi una vita di relazioni sane e autentiche, alcuni soccombono a un abbrutimento senza speranza di riscatto.<br />
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Il film, dotato sia di una sottile ironia che di una giusta dose di cinismo, ha la forza lenta dei vasti paesaggi innevati, delle foreste coperte da un bianco assordante e gelido, la potenza di personaggi autentici contro la pochezza e la vigliaccheria di coloro che risolvono il loro disagio con la prevaricazione e la violenza sugli gli altri quando questi si trovano indifesi.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb9qTA23DcmdzCfwent8mERbbyxZ3Gq111KVFtE16ACmxM1dGcpO644Qk_7b6SGElVBB1J1qAP1WspVb7TmoLULUMf2v6ecpLcrNxFVTcv5T91yvN2YUmaWWQD846tjU7OzIsdOOW26Js/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="145" data-original-width="348" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgb9qTA23DcmdzCfwent8mERbbyxZ3Gq111KVFtE16ACmxM1dGcpO644Qk_7b6SGElVBB1J1qAP1WspVb7TmoLULUMf2v6ecpLcrNxFVTcv5T91yvN2YUmaWWQD846tjU7OzIsdOOW26Js/s320/images.jpg" width="320" /></a></div>
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Ha l'impronta della cinematografia western "revisionista", Cory rappresenta l'eroe, quello vero, che sfida la natura conscio della sua inferiorità, che sopporta il dolore della vita con compostezza e forza di carattere, che non si compromette con la meschinità e si prende i rischi della ricerca della giustizia, quella naturale e umana, non costruita; moderno cowboy o indiano ( i due modelli hanno finito per assimilarsi uno all'altro quando alla base è l'onestà intellettuale ad avere la meglio) cavalca la moto slitta in terre estreme allo scopo di affermare un senso della vita che riconosca i valori di una umanità empatica e carica di rispetto per ogni essere che faccia parte della natura, ma anche la volontà di preservarla a tutti i costi da chi sembra avere solo un arrogante spirito distruttivo.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwLEn-X77HDM4eogLApXWRT0lHirgfQ41qZUJxEhQD1RqCeB6A5yzMFuRNzTt0ab_1VNPlDDw4uWkvNTAYIsw15uzdicrkVRdA1vcHYKYOqkQn-i5UW03yNqqEEq7hp5ztTUdWfxhGVPs/s1600/images+%25282%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="170" data-original-width="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgwLEn-X77HDM4eogLApXWRT0lHirgfQ41qZUJxEhQD1RqCeB6A5yzMFuRNzTt0ab_1VNPlDDw4uWkvNTAYIsw15uzdicrkVRdA1vcHYKYOqkQn-i5UW03yNqqEEq7hp5ztTUdWfxhGVPs/s1600/images+%25282%2529.jpg" /></a></div>
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<span style="color: #666666;"> "Mi sento di voler combattere contro tutto il mondo. Tu non sai cosa sia…”</span><br />
<span style="color: #666666;">“Sì. Ma ho deciso di combattere questa sensazione. Perché so che il mondo vincerebbe”.</span><br />
<span style="color: #666666;"><br /></span>
<span style="color: #666666;">“Qui da noi – la ammonisce lo sceriffo – quando fa bel tempo, in piena estate, ci sono trenta centimetri di neve”.</span><br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK-f3Ke4LPKx_UeDqEAH8QquHK7ekp-KL8qEO7fav4DKFLK4RPdzNoHjjs7jLYgy7o1ZRvCWwOTp1nc1kMeZp-5uzWyV4RRRYO9fUBYwCktRx3Tzgsog832DlbXMKBG7fBPbeo1llDKVc/s1600/1_5a1af1f273969.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="251" data-original-width="610" height="164" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiK-f3Ke4LPKx_UeDqEAH8QquHK7ekp-KL8qEO7fav4DKFLK4RPdzNoHjjs7jLYgy7o1ZRvCWwOTp1nc1kMeZp-5uzWyV4RRRYO9fUBYwCktRx3Tzgsog832DlbXMKBG7fBPbeo1llDKVc/s400/1_5a1af1f273969.png" width="400" /></a></div>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-44100792411968289532017-12-27T22:15:00.000+01:002017-12-28T00:13:42.742+01:00 Cujo di Stephen King <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMTIoxI2Qw1VuULqiEDroZEaZBv0J2VyniRTwoZjxgBqou2jhkEqiqVL8j58xhmh7DnFIZ31Kos_9a8KwgKBTvGT1xVKQuiPmRArJ7OldLPhS5ecBCJdHI3eZo9XM0IcEggc7_MqOIZXQ/s1600/cujo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="281" data-original-width="180" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMTIoxI2Qw1VuULqiEDroZEaZBv0J2VyniRTwoZjxgBqou2jhkEqiqVL8j58xhmh7DnFIZ31Kos_9a8KwgKBTvGT1xVKQuiPmRArJ7OldLPhS5ecBCJdHI3eZo9XM0IcEggc7_MqOIZXQ/s320/cujo.jpg" width="204" /></a></div>
Da un libro di King forse ci si aspetta di trovare storie di eventi sopranaturali, di elementi esterni che minacciano la vita di noi umani, inspiegabili fenomeni che, inserendosi nella quotidianità, ne alterino il normale svolgimento inserendo al suo interno situazioni che generano paura fino al terrore.<br />
In Cujo è presente questo tipo di paura all'inizio del libro e ha le sembianze di un mostro che si nasconde nell'armadio di un bambino, Tad Trenton, e durante la notte si manifesta e lo terrorizza. Potrebbe essere quasi inteso, questo inizio, come premonitore di cosa accadrà dopo, un sottofondo che dall'inizio strizza l'occhio all'incomprensibile fuori dalla realtà lasciando aperte interpretazioni altre rispetto allo svolgimento più che razionale di tutta la vicenda che da lì si svilupperà; non solo il bambino, ma anche i suoi genitori, Vic e Donna, avranno di quel mostro un vago sentore, nonostante il loro naturale scetticismo verso i timori di un bimbo nella notte.<br />
<br />
E quel mostro assomiglia maledettamente a Cujo, che però è un San Bernardo di quasi 100 chili e che, come tutti i cani della sua razza, è un compagno affettuoso e giocoso, con adulti e bambini. Vive con una famiglia di tre persone Charity , Joe e Brett il figlio di circa dieci anni . Joe è un meccanico ed abita e lavora in un luogo isolato fuori paese ed è per il suo lavoro che entra in contatto con i Trenton.<br />
<div>
<br /></div>
La trama del libro intreccia però tra i suoi protagonisti ben altre paure, molto più correlate al normale svolgimento della vita,:quella di Donna di diventare una banale casalinga americana, tra feste di beneficenza e sformati da cucinare il sabato sera, condannata a vedere sempre le stesse facce, sentire sempre le stesse cose, gli stessi pettegolezzi; quella di Vic di perdere il lavoro, l'amore della moglie, la sua famiglia; quella di Charity della violenza fisica, e non solo, del marito su di lei e dell'influenza negativa che può avere sul loro figlio; quella di Brett di non essere all'altezza delle aspettative del padre su di lui. Solo Joe e il suo amico Gary, impenitenti alcolizzati, sembrano non avere paure di sorta, forse loro non si aspettano più alcunchè dalla vita, e le loro speranze e paure le hanno già annegate nell'alcool.<br />
<br />
E' tra queste paure, umane e comprensibili, che si insinua il terrore puro attraverso una strada fatta di coincidenze che sommate una all'altra porteranno Cujo a contrarre la rabbia e Donna e Tad, e non solo loro, a subirne le conseguenze vivendo ore di un'angoscia incalzante.<br />
<br />
Non è necessario l'ultraterreno per seminare panico nella vita degli umani, è sufficiente il caso a determinare eventi drammatici, non abbiamo il controllo della vita e anche da quello che sembra il più rassicurante elemento, il buon San Bernardo in questo caso, può derivare un male destabilizzante e distruttivo; ma la cosa ancora più inquietante e sottesa a tutta la narrazione, di cui purtroppo non ci è possibile dubitare se guardiamo alla Storia passata e attuale, è la parte nascosta dell'uomo, quella ferocia gratuita che lo rende "rabbioso" senza essere contaminato da un virus esterno, è il cuore di tenebra che sembra far parte di noi e che non sempre riusciamo a tenere chiuso nell'armadio, e tutte le volte che riesce a uscirne le vite, la vita, ovunque e sempre, si tingono di un rosso malato.<br />
<br />
<div style="font-variant-east-asian: normal; font-variant-numeric: normal;">
La maestria nella scrittura di King sta nel giusto equilibrio degli elementi narrativi, nella capacità di creare tensione senza eccessi descrittivi, facendo un uso abile del linguaggio e del suo estro creativo fino a regalarci i pensieri del buon Cujo, che, suo malgrado, sente montargli dentro la rabbia senza poterla fronteggiare, soffrendo e facendo soffrire.</div>
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<div class="separator" style="clear: both; font-size: 16px; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_8FXHw4D0nEtH8wmnwfNPi8Cbqa5GhGieGRkIlplYEtpWSTD5htrraUuebfy5JhcJbtTF9nZcvhGJYSEVGGlCVginqACLtjKDT5WvddPfYEEzQrCP6K-yjLXsa3jFuRjIt0WvEJBGAQ4/s1600/sn+berbnardo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="183" data-original-width="276" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_8FXHw4D0nEtH8wmnwfNPi8Cbqa5GhGieGRkIlplYEtpWSTD5htrraUuebfy5JhcJbtTF9nZcvhGJYSEVGGlCVginqACLtjKDT5WvddPfYEEzQrCP6K-yjLXsa3jFuRjIt0WvEJBGAQ4/s400/sn+berbnardo.jpg" width="400" /></a></div>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-18201984204355538672017-11-04T22:58:00.000+01:002017-11-05T00:30:38.927+01:00Gli invisibili<b>Cristina Henriquez</b> <i><b>Anche noi l'America</b></i><br />
ed. NNE, traduzione di Roberto Serrai<br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifjQThx5z4Ws4iw3hcvJD35b8mmvk_xXtlFFlpu25s6qR7aIPVgm7R5k-dAb2cYrGUisTmgSBI_78am9c-dJcYWd_RX9TQAoqAwK0lfszhUwFDk3ZGkgSoRUd5v-JAIk_SxLfkaXmwSiw/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="281" data-original-width="179" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifjQThx5z4Ws4iw3hcvJD35b8mmvk_xXtlFFlpu25s6qR7aIPVgm7R5k-dAb2cYrGUisTmgSBI_78am9c-dJcYWd_RX9TQAoqAwK0lfszhUwFDk3ZGkgSoRUd5v-JAIk_SxLfkaXmwSiw/s320/download.jpg" width="203" /></a>Il titolo originale è The book of Unknown Americans, ma, come ci dice il traduttore in una postfazione, è stato felicemente cambiato in Anche noi l'America prendendo spunto da una poesia del poeta africano americano Langston Hughes: I, too ( I,too, sing America....I, too, am America).<br />
La mancanza del predicato verbale - dice sempre Serrai - lascia liberi di inserire il verbo che si preferisce associare a questo strano, eterno esperimento di paese.<br />
<br />
Il libro tratta dell'immigrazione dal Messico verso gli Stati Uniti sia di messicani che di altre popolazioni dell'America del sud per sfuggire a situazioni di povertà, disagio e pericolo personale.<br />
<br />
E' una narrazione corale suddivisa in capitoli intitolati a singoli personaggi. Quelli che hanno più voce sono i protagonisti di due famiglie, una proveniente dal Messico per assicurare migliori cure alla figlia adolescente reduce da un incidente che le ha procurato danni mentali e l'altra emigrata da Panama quindici anni prima con due figli di cui uno, Mayor, adolescente. Tra gli adulti, sopratutto tra le due donne, nasce una profonda amicizia, fatta di comprensione e solidarietà, e tra i loro figli una tenera relazione che ridarà il sorriso alla ragazza, Maribel, che si sentirà accettata per quello che è mentre intorno a lei si crea un certa diffidenza per la sua difficoltà di inserirsi nella normale quotidianità; le attenzioni di cui ha bisogno necessitano di una scuola di sostegno e la sua capacità di relazionarsi con gli altri e la realtà circostante è inficiata dai danni subiti a seguito dell'incidente.<br />
<div>
<br /></div>
Tutti abitano nella stessa zona in un paese del Delaware insieme ad altri immigrati, che, pur provenendo da luoghi diversi, cercano di fare comunità tra di loro. Sono alcuni di questi che, con le loro storie, compongono altri capitoli del libro dando un respiro più ampio alla narrazione e più completezza alla definizione del fenomeno della migrazione interna al continente americano, fenomeno tragico, quanto attuale, che ha origine dall'espansione statunitense nei territori messicani di metà '800 e continua con l'ingerenza degli USA negli stati del centro e sud America negli anni a seguire.<br />
<br />
Sono persone che provengono dal Paraguay, Guatemala, Puerto Rico,Venezuela, Nicaragua tutte arrivate con l'aspettativa di un futuro migliore e che si ritrovano, invece, a dover gestire una quotidianità piena di problematiche: essere accettati all'interno della società statunitense, imparare la lingua e le abitudini, trovare un lavoro che non sia improntato a una estrema precarietà e causa di sfruttamento, abitare in case fatiscenti, fare i conti con una costante insufficienza di denaro, sentirsi esclusi da quell'ormai famoso, quanto illusorio, "sogno americano" che ha mietuto sempre più vittime e non solo tra gli immigrati, ma anche tra una grossa fetta di statunitensi. Questi ultimi però, forti del loro orgoglioso senso di appartenenza alla nazione, tipico di quel popolo a tutti i livelli sociali, non sviluppano un senso di solidarietà verso lo straniero che vive nella loro stessa marginalità, ma solo diffidenza se non, addirittura, odio.<br />
<br />
Tutti i protagonisti del libro vivono in bilico tra la speranza e la nostalgia, tra la tensione di integrarsi e il desiderio di mantenere vive le proprie origini, le proprie abitudini. La diversità del cibo, primaria necessità, subito fa da spartiacque tra il prima e il dopo, segna lo straniamento di trovarsi fuori dal proprio ambiente, dal calore che l'appartenenza a una collettività trasmette, da quell'insieme di consuetudini che rassicura, protegge, fa sentire partecipe, a pieno titolo, di un ambiente sociale.<br />
<br />
"Anche noi l'America" potrebbe voler dire che tutti i protagonisti appartengono all'America come continente, ma anche che tutti fanno parte di quel coacervo di popolazioni che abitano gli Stati Uniti, senza essere però riconosciute di fatto come sue componenti, potrebbe voler dire che tutti a partire dai nativi agli africani ai messicani etc, appartengono a quella invisibilità umana di cui parla Ralph Ellison, frutto di un razzismo diffuso e molteplice che ha discriminato tutti coloro che non potevano essere associati a quel nucleo fondante dell'America del nord che tuttora resiste nel volersi affermare come unico degno di esercitare la libertà. Quella libertà americana intesa come attributo unicamente soggettivo che consente loro di poter disporre delle cose e degli altri senza reciprocità e senza limite alcuno, nella convinzione di essere depositari di una verità esclusiva e di una missione divina, ma anche laica, di modificare il mondo a propria immagine e somiglianza.<br />
<br />
L'autrice, nel racconto lineare, che si sviluppa attraverso le vicende dei suoi protagonisti e delle loro famiglie, inserisce al suo interno tessere narrative di altre situazioni personali che fanno del libro un mosaico di vite il cui insieme delinea le problematiche umane di un fenomeno sociale, quello dell'immigrazione, quanto mai attuale e, ormai, di portata mondiale ben lontano da una giusta soluzione.<br />
<br />
Tutti i personaggi parlano in prima persona dando al romanzo un'immediatezza espressiva che coinvolge il lettore fino a commuoverlo nelle pagine più drammatiche, in esse il dolore è reso vivido e intenso, senza uso alcuno di malizia retorica, ma con l'autenticità di una scrittura che partecipa alle emozioni narrate.<br />
<br />
Solo una delle protagoniste principali non ha voce propria e viene raccontata attraverso le relazioni che gli altri hanno con lei, Maribel che, nella sua perdita del contatto con la realtà, deve ricostruire la propria vita e rinascere come individuo.<br />
<br />
<b><br /></b>
<b>Langston Hughes</b><br />
<b><br /></b>
I, TOO ANCH'IO <br />
<br />
I, too, sing America Anch'io canto l'America<br />
I am the darker brother Io sono il fratello più scuro<br />
They send me to eat in the kitchen Mi mandano a mangiare in cucina<br />
When company comes Quando vien gente<br />
But I laugh Ma io rido<br />
An' eat well E mangio bene<br />
And grown strong. E divento forte.<br />
<br />
To-morrow, Domani,<br />
I'll sit at the table Siederò a tavola<br />
When company comes Quando verrà gente<br />
Nobody'll dare Nessuno oserà<br />
Say to me, Dirmi:<br />
"Eat in the kitchen" "Mangia in cucina"<br />
Then Allora.<br />
<br />
Besides, E poi,<br />
They'll see how beautiful I am Vedranno la mia bellezza<br />
And be ashamed, - E ne avranno vergogna:<br />
I, too, am America Anch'io sono l'America<br />
<br />
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzVUge2wi4G3FiAfREMGEV2uaosZRb9IsRbmzkxEgg0neECQNuMv7TKnabAdABvpQbvv_T8Pv_VvS1Xfi8WmDK__Rn1To5G5S5EPLDCm4TIhQIVwOfSvNEKb34uVoojFQE2dRgukDkZ-A/s1600/trump.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="204" data-original-width="247" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzVUge2wi4G3FiAfREMGEV2uaosZRb9IsRbmzkxEgg0neECQNuMv7TKnabAdABvpQbvv_T8Pv_VvS1Xfi8WmDK__Rn1To5G5S5EPLDCm4TIhQIVwOfSvNEKb34uVoojFQE2dRgukDkZ-A/s320/trump.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-37244196894461524672017-10-10T00:22:00.000+02:002017-10-15T22:45:12.068+02:00Lincoln nel Bardo di George Saunders<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBSXvOhDyTwkNHW4HrmNmfSYvdLtn6cd85APKdfkwLvPNA_CKjxyjPKOlI3s-U1gs-Sg72b7Ve7vIltshI_pniU9oHvJ2sNEKtcgeSYaa6kAs8wHNdGc22IMuzoUqOqJc7_eaf6sa_KYs/s1600/bardo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="198" data-original-width="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBSXvOhDyTwkNHW4HrmNmfSYvdLtn6cd85APKdfkwLvPNA_CKjxyjPKOlI3s-U1gs-Sg72b7Ve7vIltshI_pniU9oHvJ2sNEKtcgeSYaa6kAs8wHNdGc22IMuzoUqOqJc7_eaf6sa_KYs/s1600/bardo.jpg" /></a><br />
<br />
<br />
<b>Premessa: </b>Il Bardo, nella concezione religiosa del Buddismo, è lo stato della mente dopo la morte, uno <br />
stato di transizione tra la vita e la rinascita, in cui la coscienza si distacca dal corpo.<br />
<br />
<br />
Saunders con questo libro lancia una sfida al lettore, alla letteratura e a sé stesso.<br />
<br />
Egli si porta e ci porta, per tutta la durata della narrazione, in un luogo dove tutti sono reali ma al contempo al di fuori della realtà fisica, dove il tempo di una esistenza si può concentrare in un attimo o perdersi nell'eternità.<br />
<br />
Se il concetto del tempo nel libro è completamente evanescente, il tempo narrativo è ben specificato: è il giorno dei funerali di Willie, figlio undicenne del Presidente, il 24 febbraio 1862. Durante la notte Abe Lincoln da solo, cavalcando un misero cavallo così piccolo che quasi i suoi piedi toccano terra, travolto e stravolto dal dolore per la perdita del figlio, si reca nella cripta dove è stato deposto per stare con lui un'ultima volta.<br />
<br />
La sfida al lettore è quella di soggiornare in un luogo straniante e scomodo che lo mette in contatto con l'ambiguità del mistero della vita e della sua fine, con le paure recondite "dell'aldilà", e con il tabù di quello che potremmo, forse, essere quando non saremo più.<br />
<br />
La sfida alla letteratura è quella di inserire al suo interno un libro che rompe gli schemi narrativi tradizionali, in una frammentarietà di voci inusuali e spiazzanti a cui si intervallano, casualmente, citazioni, vere e false, di personaggi dell'epoca, in una sorta di responsoriale alternanza tra narrazione surreale e storica.<br />
<br />
La sfida per l'autore è quella di realizzare letterariamente il Bardo, luogo di struggente nostalgia, di dolore, pietà e paura in cui si aggirano coscienze in bilico tra il rimanere ancora legati in qualche modo alla vita o l'assurgere ad uno stato diverso e definitivo di pura spiritualità; coscienze dei più svariati personaggi, di diverse estrazioni sociali, colti, ignoranti, ladri, militari, razzisti, ubriaconi, artisti, omosessuali, scapoli, coniugi, madri, tutti con una loro storia, un loro linguaggio, tutti convinti di essere "malati", quindi tutti con la speranza di "guarire".<br />
<br />
Sono alcune delle voci di queste coscienze che ci accolgono subito ad inizio libro e che rimarranno con noi fino alla fine, a loro se ne aggiungeranno molte altre in un balletto continuo di anime che parlano, raccontano, commentano, si muovono, partecipano e resistono a lasciare quello stato ambiguo.<br />
<br />
Sono loro che accoglieranno Willie - è lui il Lincoln nel Bardo - sono loro che seguiranno il Presidente nella sua notte di dolore che, inconsapevole di cosa lo circonda, farà un gesto che li toccherà profondamente: aprirà la bara del figlio e lo abbraccerà, lo terrà nelle sue braccia, lo accarezzerà parlandogli.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhTk-Y7dr5KCeIERY6vHOA1VvfSjsT7uSPc76tYBilpF_GeOB5j_E1-w3u8tqDpPpABG4p8Qwrzp6xzA4jiKeuLATvT2yVMT2KT9XbpCf03YK3wu78SWCNvhYh4PthGLKE2Nf_DhnF-eA/s1600/lincoln+e+willie.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhTk-Y7dr5KCeIERY6vHOA1VvfSjsT7uSPc76tYBilpF_GeOB5j_E1-w3u8tqDpPpABG4p8Qwrzp6xzA4jiKeuLATvT2yVMT2KT9XbpCf03YK3wu78SWCNvhYh4PthGLKE2Nf_DhnF-eA/s1600/lincoln+e+willie.jpg" /></a>Nessuno aveva osato fare tanto, l'unico contatto fisico - ricordano le anime- a loro riservato era stato quello utile alla loro sistemazione nella "cassa da malato" mai erano stati toccati, presi tra le braccia dopo la loro "malattia", e questo riaccende in loro la speranza che non tutto sia perduto.<br />
Lincoln padre sfida il tabù della morte, quell'estraneità che coglie verso il corpo di chi non è più, il corpo che diventa qualcosa di diverso dalla persona che lo abitava, una cosa, in via di disfacimento, quella cosa che tutti noi, prima o poi diventeremo.<br />
<br />
Il pathos di quel momento è potente, riporta visivamente alla Pietà di Michelangelo ed eguaglia la forza emotiva dell'ultima scena di Furore di Steinbeck.<br />
<br />
Se il Presidente, inconsapevolmente, porta scompiglio all'interno del Bardo, anch'egli sarà influenzato da quella sua esperienza drammatica che lo porrà di fronte alle sue responsabilità di uomo politico; capirà attraverso il suo dolore quello delle migliaia di persone che hanno perso e perderanno i loro figli nella guerra civile in corso, comprenderà la devastazione umana che la guerra sta portando, si chiederà quanto quello che sta facendo sia giusto. Si troverà a capire che "<i>tutti tribolavano sotto il peso di qualche sofferenza; tutti soffrivano; qualunque strada si prendesse al mondo, bisognava sempre ricordare che tutti soffrivano (nessuno era soddisfatto; tutti erano offesi, trascurati, misconosciuti, incompresi), perciò bisognava fare il possibile per alleviare il peso di coloro con cui si veniva in contatto; la sua attuale condizione di sofferenza non era esclusiva, tutt'altro, ma simile a quella che vivevano e avrebbero vissuto altre schiere di persone, in ogni momento, in ogni tempo, e non andava prolungata né esagerata perchè, in quella condizione, lui non poteva essere di aiuto a nessuno e dato che il suo ruolo lo poneva nella condizione di essere di grande aiuto o gran danno, non doveva continuare ad abbattersi, se poteva evitarlo".</i><br />
<i><br /></i>
Quale il male da alleviare allora, quanta sofferenza si poteva e doveva infliggere perché l'umanità andasse avanti, alleviando parte di quelle sofferenze ma infliggendone altre? Quale il sommo bene da raggiungere e salvaguardare? la risposta che si è dato è nella storia, e le varie considerazioni politiche del caso qui sono fuori luogo.<br />
<br />
E' un libro, questo, che per la forma richiede duttilità e, almeno all'inizio, la pazienza di andare fino al punto in cui il contesto diventa chiaro; per la sostanza, di indubbia inclinazione escatologica, la disponibilità di entrare in un mondo che il più delle volte evitiamo perché inconosciuto e inconoscibile, legato alle paure più recondite del nostro essere, insinuante di struggenti nostalgie reali e ipotetiche.<br />
<br />
In alcune interviste l'autore ci dice che lo spunto a scriverlo è stato proprio il venire a conoscenza, circa vent'anni fa, dell'episodio di Abramo Lincoln che passa la notte insieme al figlio appena sepolto, e che solo la maturità raggiunta lo ha portato a dare esito concreto a questo suo proposito di non facile attuazione per la complessità e la delicatezza dell'argomento. Inevitabilmente è, almeno per come lo ha elaborato, anche un libro che pone riflessioni su un momento storico che ha segnato un punto determinante per la storia degli Stati Uniti e che, forse, porta a riflettere anche su come sono arrivati allo stato attuale di regressione culturale e sociale. E neanche il romanzo è immune dalla tematica del razzismo, sia perché la figura di Abe Lincoln la pone anche solo con la sua presenza sia per come le anime dei neri, presenti nel Bardo, cercano di entrare in rapporto con lui, per quello che esprimono e cercano anche di comunicargli; l'ultima pagina del libro, a questo proposito, è un piccola raffinatezza.<br />
<br />
Saunders, comunque, riesce a smorzare la drammaticità insita nella sua narrazione con elementi farseschi, con dialoghi e racconti irriverenti, ironici, beffardi a volte al limite della comicità e dell'oscenità, e tutto è pervaso da un senso di umanità, di comprensione e accettazione a priori, di vite ormai consumate ma ancora non propriamente concluse e, in generale, di tutta una umanità che si arrabatta per vivere la miglior vita possibile a cui rimane strenuamente attaccato anche oltre la morte.<br />
Si respira per tutto il libro un senso di reciproca empatia profonda che trova la sua massima e più compiuta espressione in quell'atto estremo che è rappresentato nell'entrare letteralmente l'uno dentro l'antro, atto possibile nell'irreale situazione del narrato.<br />
<br />
Tutto è coerente nel romanzo di Saunders, pur nella sua frastornante costruzione, solo una cosa mi risulta forzata e deviante: la visione che il reverendo everly thomas, unica anima consapevole di essere morto, ha di una sorta di giudizio divino al cui cospetto si sottrae, rimanendo nel Bardo, per la paura di non essere esente da peccati che potrebbero negargli il "paradiso". Il riferimento troppo esplicito alla narrazione cristiana dell'al di là risulta fuori dalla logica dell'impianto laico che il libro sembra avere dove anche il rimando all'elemento buddista del Bardo è solo funzionale al racconto e non specificatamente assertivo di un carattere religioso.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghj_zysH0WVaW6NMrfmOBvUAMXj1Cto099Ompz5yxLnSgNot4ZF5WOV5lCcRr-WJv-iVqwhYwltW6YNU735JbdZxnZfuUr8Vrn6mf7DKvyrf5luzFU-Mj5tvcJ4ez9v2a-lvbVcjZLAlU/s1600/GettyImages-51992308.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1079" data-original-width="1461" height="236" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghj_zysH0WVaW6NMrfmOBvUAMXj1Cto099Ompz5yxLnSgNot4ZF5WOV5lCcRr-WJv-iVqwhYwltW6YNU735JbdZxnZfuUr8Vrn6mf7DKvyrf5luzFU-Mj5tvcJ4ez9v2a-lvbVcjZLAlU/s320/GettyImages-51992308.jpg" width="320" /></a></div>
maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-12398416687683035892016-07-07T14:18:00.000+02:002017-02-26T16:00:01.751+01:00La trilogia di Kent Haruf <br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDzIjE_4j04agYBNrN-Fm3wm9SpWkOEaSBfbm25Vr2msMws5dCyyZvTupli5rhdWKKlRqmz4aD5hNh2ROzyHWZaWYW0MZdCXI6YMgNLqXcMfrDPN23BdC5neXpHwIaRtOy1o71Wlmq3mI/s1600/images.jpe" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDzIjE_4j04agYBNrN-Fm3wm9SpWkOEaSBfbm25Vr2msMws5dCyyZvTupli5rhdWKKlRqmz4aD5hNh2ROzyHWZaWYW0MZdCXI6YMgNLqXcMfrDPN23BdC5neXpHwIaRtOy1o71Wlmq3mI/s400/images.jpe" width="400" /></a></div>
Mentre stavo scrivendo questo post, mi è venuto in mente che quello che io scrivo è strettamente legato a quello che io, e solo io, ho letto.<br />
Da qualsiasi libro leggiamo, ciascuno di noi tira fuori una visione soggettiva, ne riesce ad evidenziare solo le cose che ci ha trovato in base alle sue esperienze, idee, conoscenze, aspettative; in qualsiasi libro leggiamo cerchiamo noi stessi o quello che avremmo potuto/voluto essere..tralasciando forse così parte del contenuto del testo e l'intento dell'autore. Questa precisazione risulterà, molto probabilmente, banale e scontata ma a mio parere è rilevante per chi come me, senza specifiche competenze di critica letteraria, si cimenta in pseudo recensioni che poi vanno in giro in rete.<br />
Detto questo, quello che segue è quello che io ho colto nei libri di Haruf.<br />
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La Trilogia della pianura, (Il canto della pianura, Crepuscolo, Benedizione), è stata pubblicata, con la traduzione di Fabio Cremonesi, dalla interessante e ben curata piccola casa editrice NN, che in realtà ha fatto uscire prima l'ultimo dei tre e poi gli altri due,<a href="http://www.nneditore.it/lettera-aperta-ai-lettori-di-haruf/" target="_blank"> qui</a> le motivazioni, singolari e accattivanti, della loro scelta. Il problema, ora che sono presenti tutti e tre i libri, direi che è superato a monte, comunque anche se i libri si possono leggere disgiuntamente uno dall'altro senza perdere compiutezza, io ne consiglierei, in ogni caso, la lettura in ordine cronologico.<br />
<br />
Il legante principale tra i tre romanzi è sicuramente la cittadina di Holt in Colorado, luogo immaginario ma credibilmente ispirato a Pueblo, città natale di Haruf; alcuni personaggi del primo libro ritornano nel secondo, ma ciò che unisce le tre narrazioni sono il territorio - la polvere che si poggia piano sulle persone e le cose, sugli steli d'erba, la cappa di stelle nella notte, la luce che cambia la percezione visiva del paesaggio, il vento che fa ondeggiare la pianura e la fa cantare - e lo scandire pacato, ma intenso, semplice, ma profondo, che Haruf fa della vita e delle vite che abitano il posto.<br />
<br />
Leggendo la Trilogia si entra in una porzione della vita di provincia americana che forse non è stata, in particolar modo, oggetto di narrazione; molti i romanzi che ho letto in cui i protagonisti erano per lo più ai margini della socialità americana: vite estreme che si muovono tra violenze esasperate, ottusità mentali aberranti, razzismi feroci, profonda disperazione del vivere.<br />
<br />
Quello che colpisce dello scrittore è il suo modo di raccontare l'umanità che abita la provincia americana, mostrandocene un aspetto insolito: sotto la scorza di banalità e ripetitività di uomini perduti nella vastità del paesaggio, si nasconde un'umanità capace di amare e di soffrire senza rumore, senza gesti eclatanti, ma con la compostezza e la sensibilità di chi non giudica a priori, ma è teso alla comprensione.<br />
<br />
I personaggi della Trilogia sono persone "normali", per lo più in pace con la propria vita, non perché sia la migliore possibile, ma perché è la loro, la riconoscono come tale per quello che sono riusciti a essere e fare; sono persone senza crudeltà, senza dolori esistenziali distruttivi, senza pregiudizi verso i diversi da loro; vivono la loro vita così come se la sono trovata, e non è un'atteggiamento di rassegnazione ma di consapevolezza e dignità, sono dotati di pietà umana e del coraggio, sia adulti che ragazzi, di difendere quello in cui credono e di opporsi ai soprusi di cui sono oggetto loro stessi e gli altri.<br />
<br />
Non sono "felici" nel senso in cui vorrebbe la Costituzione americana, non compongono le belle famigliole stucchevoli della pubblicità, i loro nuclei famigliari sono tenuti da legami di stima e di affetto, non necessariamente di sangue, sono famiglie di fatto come si direbbe oggi. Le loro vite non sono scontate, ma costruite con quel poco che si ha e quel tanto che si è.<br />
Ci sono, certo, personaggi violenti e menti sopraffatte dalla difficoltà della vita, non è un mondo idilliaco, ma non scalfiscono il comportamento dignitoso e carico di giustizia, reale e non necessariamente codificata, degli abitanti di Holt.<br />
<br />
Così come vivono muoiono: Benedizione racconta la fine annunciata di un anziano, che nel suo ultimo periodo ripercorre la sua vita a ritroso, è una persona onesta ma non scevra da colpe: non si può rimediare sempre a quel che si è fatto, non si riesce a perdonare a se stessi, si può solo alleviare il male commesso, e lui ha cercato di farlo e continuato nell'intento anche poco prima di morire. Nella sua stanza di morte lui vede chi non c'è più perché morto o perché in qualche modo è stato allontanato, ma è anche circondato dagli affetti che lo hanno accompagnato nella vita e nei suoi ultimi giorni.<br />
<br />
C'è da dire anche che i personaggi della Trilogia vivono e muoiono senza tante parole, la loro comunicazione è fatta più di sguardi e di fatti che di discorsi; un linguaggio, questo, tipico della letteratura americana che ha fatto del pragmatismo anche un modo di espressione comunicativa essenziale e schietta ma al contempo dotata di capacità espressiva e poetica.<br />
<br />
L'esistenza umana è fatta più da "piccole persone" che da "grandi vite" ed è lì dentro che forse va cercata la vita vera e non c'è consolazione nella morte, ma solo la resa dei conti, senza reale riscatto, la vita è piena di problemi che vanno risolti nel miglior modo, ma quello che si è fatto è fatto e ciascuna esistenza rimane quella che è stata e il nulla la cancellerà.<br />
<br />
Tutto questo si compie nel ventre materno della natura, nella pianura, quel paesaggio americano straniante e privo di riferimenti che crea spaesamento in chi la percorre, ma che forse è semplicemente accettata da chi ci abita e Haruf ce lo racconta con una scrittura semplice, priva di fronzoli narrativi, ma dotata della capacità sia di raccontare in modo diretto e crudo certi aspetti della vita degli allevatori nella gestione degli animali, sia di scendere nella profondità dell'animo umano e del mistero della vita in modo equilibrato ma poetico, realista ma carico di intimità con il sentire più nascosto dell'uomo.<br />
<br />
Un immagine mi viene in mente a compendio di tutto quello che sono riuscita a scrivere, la scena finale di Una storia vera di David Lynch.<br />
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<a href="https://youtu.be/MWEqjgFLCYA" target="_blank">https://youtu.be/MWEqjgFLCYA</a><br />
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-76560537090457328042016-07-01T15:52:00.000+02:002016-07-07T14:53:30.677+02:00Bibliografia sugli Indiani d'America<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBF8nG_bUipz2cCwSJY-TV3fJ_Av5_lH3K9OTN3spLsRVhpIb8XXmL_mXFs9zEDsaOOTGmmCVIlPg9_9Td0mOuytLtxAN6Jn50uFgEDFtKXmSfLn26GUbiBD1yKuLCbs4khOLpfdg-MAY/s1600/images+%25281%2529.jpe" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBF8nG_bUipz2cCwSJY-TV3fJ_Av5_lH3K9OTN3spLsRVhpIb8XXmL_mXFs9zEDsaOOTGmmCVIlPg9_9Td0mOuytLtxAN6Jn50uFgEDFtKXmSfLn26GUbiBD1yKuLCbs4khOLpfdg-MAY/s400/images+%25281%2529.jpe" width="400" /></a></div>
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Ho stilato per l'ottimo sito <a href="http://www.farwest.it/" target="_blank">www.farwest.it</a> una bibliografia riguardante i libri, pubblicati in Italia, sui nativi americani, qui sotto il link<br />
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<a href="http://www.farwest.it/?p=18994" target="_blank">http://www.farwest.it/?p=18994</a><br />
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maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-90463437488202469312016-03-06T17:08:00.000+01:002016-03-06T23:17:15.195+01:00The hateful eight<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPWFjKBdXWmZjsdXAkcQXMZGo3Dp1NtRmizp6FUGuJIIAnDg1Z6Tlf8C_p9phO8pnZfMcw-TZ2eTT8AOkktR3MpVRMSz-9BOWZ9_pttMomPiFbFhsEfuFamekRcM8gEAQskxNMNgknRI8/s1600/download+%25281%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhPWFjKBdXWmZjsdXAkcQXMZGo3Dp1NtRmizp6FUGuJIIAnDg1Z6Tlf8C_p9phO8pnZfMcw-TZ2eTT8AOkktR3MpVRMSz-9BOWZ9_pttMomPiFbFhsEfuFamekRcM8gEAQskxNMNgknRI8/s400/download+%25281%2529.jpe" width="400" /></a><br />
(per chi ha già visto il film)<br />
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<br />
Nell’ottavo film di Tarantino gli otto protagonisti sono
veramente pieni di odio e odiosi loro stessi, e non stanno lì a testimoniare
solo la loro odiosità ma anche quella che ha caratterizzato la nascita e la
formazione degli states. Sette uomini e una donna, un boia, un messicano, un
soldato confederato, uno sceriffo, due bounty killer, uno bianco che non uccide
le sue vittime ma le porta al patibolo, uno nero che si trascina dietro i
cadaveri per riscuotere, un mandriano, una prigioniera del bounty bianco.<br />
<br />
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<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfmoLUBvRQhkxMFR_B1QTAsYCIlhdiMS920BvG6h33MYs0jHXG3g0jZbymwBAyfAyMDNZLOlkbUFYr4RVIqJTUmPsxj_SlL4Wb4LATTFuyGDhAd6XGp7A9phqIPSOfquj-HWOdPNEW-gk/s1600/images+%25282%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="107" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfmoLUBvRQhkxMFR_B1QTAsYCIlhdiMS920BvG6h33MYs0jHXG3g0jZbymwBAyfAyMDNZLOlkbUFYr4RVIqJTUmPsxj_SlL4Wb4LATTFuyGDhAd6XGp7A9phqIPSOfquj-HWOdPNEW-gk/s200/images+%25282%2529.jpe" width="200" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9J9X6lrvMvleGcQF-KHyFqlloWsHs_WsZW38YE054WTxtwwbVDP44jM8EZz75PlWX5xv_HuLyrItJN-xQZAlwVyfk1s6a6b3KKYAkM-_Rit9zU1dtqoa9R2PepefI6X4gIdxuoil0DxM/s1600/images+%25289%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="112" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9J9X6lrvMvleGcQF-KHyFqlloWsHs_WsZW38YE054WTxtwwbVDP44jM8EZz75PlWX5xv_HuLyrItJN-xQZAlwVyfk1s6a6b3KKYAkM-_Rit9zU1dtqoa9R2PepefI6X4gIdxuoil0DxM/s200/images+%25289%2529.jpe" width="200" /></a><br />
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<br />
Le scene iniziali sono quanto di più classico del genere, una
diligenza si muove in ampi spazi innevati, il paesaggio è grandioso e carico
del fascino tipico del territorio americano, una bufera di neve sta per
scatenarsi e l’ambientazione si sposterà e restringerà all’interno di una
locanda dove gli Hateful si comporranno nel loro numero di otto.<br />
<br />
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Da qui inizia qualcosa di diverso che somiglia quasi al
teatro, la scenografia si limiterà ai soli interni e si innesterà un vero e
proprio whodunit (schema del giallo classico) la cui struttura è ben
architettata e piena di suspense, creata da colpi di scena e dal gioco
creato dall’ambiguità di alcuni personaggi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
Il compito “dell’indagine” è affidato al nero,<o:p></o:p><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr1K9amo6R7W8l49ZFSxiojMkZWeuh1Bdfx9dZey3uFPFY8Xf1-Bc9uUUrDC6vORpxceqx84PFQ-rE81GC5yRkmXpYkPOblmq_-jgcC_I_90weBM3lWUY2jFqGGb4twKYBpXLPwQxcunk/s1600/images+%25286%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr1K9amo6R7W8l49ZFSxiojMkZWeuh1Bdfx9dZey3uFPFY8Xf1-Bc9uUUrDC6vORpxceqx84PFQ-rE81GC5yRkmXpYkPOblmq_-jgcC_I_90weBM3lWUY2jFqGGb4twKYBpXLPwQxcunk/s1600/images+%25286%2529.jpe" /></a> che come un
detective di tutto rispetto, svelerà, attraverso l’interloquire serrato e quasi
logorroico dei protagonisti, l’identità dei personaggi e il mistero della loro
presenza in quel luogo; qui però il detective non ha i connotati tipici della
crime story, non è colui che stando dalla parte della legge ricompone la realtà
dopo che è stata violata dal male, rappresenta egli stesso il male, quello che
ha subito e quello che ha inferto.</div>
<div class="MsoNormal">
Il ritmo, in questa parte, è estremamente lento come la neve
che passa dalle fessure del tetto all’interno della locanda, la bassezza umana
degli hateful verrà fuori per ciascuno di loro, come pure la detestabilità dell’ambiente
sociale in cui si muovono: la schiavitù, i grandi e piccoli razzismi, il
sessismo estremizzato, la violenza e l’ingiustizia di un mondo che si andava
formando sulla sopraffazione e la distruzione di uomini, culture e ambienti.<o:p></o:p><br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDU8KjiwReUP46YertPJnPTmuOPKOQ5GvDqdi6xc0ewCM3ejnaTrQEZ7aMf7X4LlwP289oEnIHzIWFFZCiGLsin4a6q9TjHwViMuo6sZu5j7WTR0Y3NAaZGE-SmL9S8HC9_VgUjgCMXx0/s1600/images+%25287%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDU8KjiwReUP46YertPJnPTmuOPKOQ5GvDqdi6xc0ewCM3ejnaTrQEZ7aMf7X4LlwP289oEnIHzIWFFZCiGLsin4a6q9TjHwViMuo6sZu5j7WTR0Y3NAaZGE-SmL9S8HC9_VgUjgCMXx0/s1600/images+%25287%2529.jpe" /></a>La complessità dovuta alle tante cose che vengono dette nel
film, meriterebbe una seconda visione per poterne decifrare meglio i contenuti. C’è, sicuramente, una riflessione su cosa fu la grande mattanza della guerra
civile, di quanto le motivazioni che la causarono fossero
pretestuose e false come la lettera di Lincoln che possiede lo schiavo liberato
e che verrà stracciata alla fine del film, fa intuire le varie efferatezze
compiute durante e dopo il suo svolgimento e la profonda lacerazione che,
da allora fino a tutt’oggi, si è creata tra nord e sud.<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
<o:p></o:p></div>
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOEpLcdODujnHouLGWSW7PeztjAwdNyxCqc_XCEy_kSAAO7Qn2ESq4wvsv00JlpEPDODwShX-c_dLfcrvzfNAkilcZ5wRW42F-osIo7ZN_Se662ynZx5WAO3v0SJYekXvZvCzgAZZWj5Y/s1600/images+%25288%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOEpLcdODujnHouLGWSW7PeztjAwdNyxCqc_XCEy_kSAAO7Qn2ESq4wvsv00JlpEPDODwShX-c_dLfcrvzfNAkilcZ5wRW42F-osIo7ZN_Se662ynZx5WAO3v0SJYekXvZvCzgAZZWj5Y/s1600/images+%25288%2529.jpe" /></a>Dopo la lentezza della parte centrale, dopo la soluzione
dell’enigma, tutto esploderà nel reciproco annullamento, nulla di più di quanto succedeva nella realtà da quelle parti e in quei tempi, in molte situazioni e a
vari livelli di conflitti personali e sociali. Tutto precipiterà fino ad arrivare a una impiccagione all'interno della casa, e seppur l’eccesso di violenza
è una peculiarità tarantiniana, in questo caso non ha le connotazioni
grottesche e pulp che ne annullavano la drammaticità in altri suoi films, ma risulta tremendamente vera.<br />
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<br />
In quella
stanza dove tutto si svolge sembra racchiudersi la storia<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6PYPu-BUvc7VrLo1MauJl6S8ukbl4Ge8ksxYoD-2xHPHqJGUmvdRHhHFdRcd2XNtD3hP5s_q2fo8rr4k2L7mVVdgCsuKQzlj3zmqzekmBIMNoX0CxiIORL8596HlMbQW3M6LnRIQKaj8/s1600/download+%25282%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6PYPu-BUvc7VrLo1MauJl6S8ukbl4Ge8ksxYoD-2xHPHqJGUmvdRHhHFdRcd2XNtD3hP5s_q2fo8rr4k2L7mVVdgCsuKQzlj3zmqzekmBIMNoX0CxiIORL8596HlMbQW3M6LnRIQKaj8/s1600/download+%25282%2529.jpe" /></a> intera di una nazione
con le sue contraddizioni mai risolte, la sua sete di libertà individuali senza
rispetto ma a dispetto degli altri, il suo modo violento di risolvere conflitti,
il suo calpestare da sempre tutto ciò
che si frappone alla realizzazione e affermazione, ovunque, del suo modo di vita e della sua potenza.<br />
Una bufera di neve fuori
e una tempesta di odio dentro, il bianco fuori e il rosso dentro, la natura
senza pietà ma anche senza crudeltà fuori e l’umanità annientatrice di se stessa dentro,
Cristo crocefisso sotto la neve (prima inquadratura del film) fuori e la
maschera di sangue sul viso della donna, concentrato dell’orrore e della
violenza nichilista esplosa, dentro.<br />
<o:p></o:p><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivv5rY0P19-mi3bYK0Qy2vlKCCexoUwqwA7bGEj7GQxjdbIJsUnvFqhztM5jxrv1LQ0HjoQLyjzLrMmTcCSDNjfqN5dk35AX7RH11REYZQot7KwJMVzMGYu11qQNYOTLykPv1q4r3ANbY/s1600/images+%252810%2529.jpe" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="114" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivv5rY0P19-mi3bYK0Qy2vlKCCexoUwqwA7bGEj7GQxjdbIJsUnvFqhztM5jxrv1LQ0HjoQLyjzLrMmTcCSDNjfqN5dk35AX7RH11REYZQot7KwJMVzMGYu11qQNYOTLykPv1q4r3ANbY/s320/images+%252810%2529.jpe" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Secondo me è un film western a tutti gli effetti, se non
diamo a questa categoria i limiti della classicità ma la lasciamo libera di
includere anche forme che da essa si distaccano. Le tematiche e i personaggi della narrazione sono proprie del contesto storico e sociale di quel genere. A differenza di Django Unchained, altro western del regista, non c’è il senso di liberazione finale, qui tutti uccidono e muoiono senza possibilità di riscatto e/o
redenzione. Un film cupo senza eroi, che, allargando la prospettiva dall'America,
contiene un'umanità intera carica di crudeltà e priva di pietà, di cui lascia intravedere l’autoannientamento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Una perplessità sull’uso della rappresentazione della
violenza però mi rimane, mi chiedo se non sia ormai un autocompiacimento
sterile la cui reiterazione svilisce più che connotare il cinema di Tarantino, e che non
sia diventato un richiamo per allodole che più che interessarsi ai contenuti
del film lo guardano solo per gli schizzi di sangue e l’orrore delle scene più
efferate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2EDvz-zIZ6hUOdV9vqcAYGfsxN89_JjFeFEjvAIo_Rw_K6gAEqHKZvJtd2mBQt91OTcHpDADHPITROzm9Gyr_1G-cUSqPZEMXKsdXyvxeA-3tOJGZ7r38gRnB4AT32yGuJY6y4RB3T6o/s1600/images+%25283%2529.jpe" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2EDvz-zIZ6hUOdV9vqcAYGfsxN89_JjFeFEjvAIo_Rw_K6gAEqHKZvJtd2mBQt91OTcHpDADHPITROzm9Gyr_1G-cUSqPZEMXKsdXyvxeA-3tOJGZ7r38gRnB4AT32yGuJY6y4RB3T6o/s1600/images+%25283%2529.jpe" /></a></div>
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maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-25900687901235217562015-04-12T12:44:00.001+02:002015-06-06T23:07:15.044+02:00Tre personaggi in cerca d'amore<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyHo8bWxFFYcpVgacntKtNbpDVMuyXM5AHD2AwKyu8Cz2-Fci47VSblTBxWhgfFyI-t0YycZnj5Tu6WQGyJiSXzkdusDX8AEvlE8Am85e4rTilBwC0afch8TmHFKyPLgH0sv0R2CueRL8/s1600/download+(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyHo8bWxFFYcpVgacntKtNbpDVMuyXM5AHD2AwKyu8Cz2-Fci47VSblTBxWhgfFyI-t0YycZnj5Tu6WQGyJiSXzkdusDX8AEvlE8Am85e4rTilBwC0afch8TmHFKyPLgH0sv0R2CueRL8/s1600/download+(1).jpg" width="240" /></a><i>Scomparsi</i> è il libro di esordio di Mary McGarry Morris del 1988, a cui ne sono seguiti molti altri, in Italia è stato tradotto e pubblicato solo questo, uscito nel 2014 con la traduzione di Antonio Bischioso per la Fandango/Playground.<br />
Dell'autrice, sul web, si trovano solo pagine in lingua inglese, è pressoché sconosciuta da noi, lodevole, quindi, la scelta di Fandango di inserirla nel suo catalogo partendo proprio dal suo primo libro, che merita di essere letto.<br />
Siamo ormai abituati alle storie di marginalità americana, sia in letteratura che in cinematografia, agli orrori e ai gioielli umani che si trovano sparsi nella sconfinata provincia americana, Morris ne ha scovati altri e ce li racconta senza stupore, nonostante il livello di esclusione che vivono i personaggi del suo libro sia veramente particolare.<br />
<br />
Nel giro delle poche pagine che iniziano il libro, senza che siano definite come capitolo o prologo, accadonono gli eventi che, qualificati come storia vera, innesteranno un "on the road" stralunato e drammatico.<br />
<br />
Aubrey Wallace, anonimo e solitario personaggio, intimorito dalla vita e dalle persone, persino dalla moglie e dai figli, con una personalità infantile e un mondo affettivo vuoto e bisognoso di essere colmato, viene letteralmente trascinato da una adolescente, Dotty, che entra nella sua vita quasi come un'apparizione, in un viaggio senza meta e senza tempo in cui sarà coinvolta anche una bambina, Conny, sottratta piccolissima ai genitori da Dotty stessa in una delle sue folli azioni in cerca di cibo.<br />
<br />
Vagheranno per cinque anni negli Stati Uniti, senza mai fermarsi se non per pochi giorni, vivendo di espedienti; la loro è una fuga da un eventuale arresto e dal niente e dal dolore che la loro vita ha rappresentato, senza che mai sia apparso uno spiraglio di serenità.<br />
I tre si appoggiano l'un l'altro come naufraghi ad una zattera con poche probabilità di galleggiare.<br />
La bambina li chiama mamma e papà, inevitabilmente si aggrappa a loro facendo di quella vita errabonda e sconclusionata una vita "normale", l'unica che riesce a conoscere e individuare come tale.<br />
<br />
Il rapporto tra Aubrey e Dotty, iniziato come una fiaba malata, si sviluppa in un intreccio improbabile di attenzioni affettive, di paure e di tensioni individuali a volte condivise; lui ha un atteggiamento passivo, quasi di sottomissione ai comportamenti della ragazza, si lascia guidare e non partecipa alle scelte se non come mero esecutore; Dotty agisce in modo completamente istintivo, convulso e imprevedibile creando un vortice di eventi al limite dell'assurdo.<br />
Sarà proprio per volontà della ragazza che, pur essendo Wallace contrario, decidono di fermarsi in uno scalcinato bungalow che un altrettanto scalcinata famiglia affitta. In questo ambiente, dove presto saranno inseriti nella quotidianità del nucleo familiare, la desolazione si tinge del colore sporco dello squallore profondo, isterico, criminale, violento e malvagio.<br />
Si instaurano delle dinamiche di dipendenza e complicità tra tutti, in cui la principale vittima è la piccola Conny che subisce tutto quello che accade; nulla però, neanche una capacità decisionale di Aubry per salvare la situazione, riuscirà a sottrarli agli intrighi di Jiggy, equivoco personaggio che cercherà di sfruttare la situazione illecita in cui sono i tre sono invischiati, per far soldi. Gli eventi si incastrano, si sovrappongono per arrivare poi all'epilogo,(così definito nel libro l'ultimo capitolo), dove, già accaduta ormai la conclusione della storia, è Dotty a parlare, in un finale che ricorda quello di Psyco di Hitchcock.<br />
<br />
Un libro così è un'infiltrazione di desolazione lenta e inesorabile, non c'è via d'uscita, un momento liberatorio a contrastarla; si va avanti nella lettura sperando che succeda qualcosa a interrompere una sequenza di situazioni a dir poco assurde, ma i personaggi sembrano imprigionati in una gabbia che la vita e loro stessi hanno costruito e da cui non riescono a uscire. La loro umanità è nascosta nelle pieghe dei loro pensieri; personaggi marginali, che fanno parte delle vite abbandonate dai protagonisti, fanno intravedere altre sofferenze, altri mondi, altre malattie dell'animo. Il tutto è raccontato con una stile disadorno, essenziale,<br />
come a dire semplicemente: anche questo può succedere nei meandri della vita ai margini dell'american way of life.<br />
La mano aperta in copertina, inchiostrata di nero, come fosse un'immagine in negativo, e con la bandiera americana sovrapposta al nero sembra essere un monito o una resa, o l'ineluttabilità dell'essere statunitense, un'indentità talmente profonda da essere incisa nell'elemento più individuale di ognuno, le impronte digitali.<br />
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-36387749478894140852015-03-21T00:44:00.002+01:002015-03-21T14:39:25.761+01:00Whiplash di Daniel Chazelle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQZWUNaK5t_hIq7hUHlhFkNjXfQdQjsAjeNtUCMtjjRF_AUJNxW0M2okeydrt_Vfxte_4y1AUpDnWlVhP95HyOurA9-T-g-Ty2K5zl43jkcenVgHrAq_IMMA8e1NpjqnXhT8h57Ln200A/s1600/images+(22).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQZWUNaK5t_hIq7hUHlhFkNjXfQdQjsAjeNtUCMtjjRF_AUJNxW0M2okeydrt_Vfxte_4y1AUpDnWlVhP95HyOurA9-T-g-Ty2K5zl43jkcenVgHrAq_IMMA8e1NpjqnXhT8h57Ln200A/s1600/images+(22).jpg" /></a></div>
Whiplash di Daniel Chazelle<br />
è, a mio avviso, un film sulla passione, non quella amorosa, ma sulla passione in generale, nella fattispecie la musica, e uno strumento in particolare, la batteria.<br />
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Andrew (Miles Teller), protagonista del film, ha verso lo strumento una dedizione totale, la sua musica è il jazz, frequenta il Conservatorio di Manhattan e viene scelto dal prestigioso insegnante Terence Fletcher ( J.K.Simmons) a far parte della sua band, considerata un'eccellenza.<br />
Andrew è provvisto del talento necessario a emergere come musicista e della volontà proporzionata affinché questo possa avvenire; esercita così la sua passione in modo esclusivo facendo intorno a sé un volontario vuoto relazionale e affettivo, concentra la sua vita nello studio del suo strumento e nella realizzazione di sé attraverso quello. In questo quadro personale del ragazzo si inserisce la figura di Fletcher, il suo corso è ambito dagli studenti, è lui che li sceglie, come fa con Andrew, è lui che li espelle se non corrispondono alle sue aspettative. E' uno scopritore di talenti, ma il suo corso è un girone dell'inferno per chi vi partecipa, vuole essere, il suo, uno stimolo all'impegno assoluto, al sacrificio di qualsiasi altra cosa esuli dallo studio per far emergere le proprie capacità.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRraiPuSVxYMVVQNS8hcXrfXjMKWae4GJXvEW9X0xiPwyN8EQtZmkPeLuzzgzCWbUSu27M_TwtKN3z_e4kgQ84qXhAPNNh4M7cDchOVje_SmO0M_xVrs1Lvdnn8tfaNFGTojUqSkks5bk/s1600/images+(17).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRraiPuSVxYMVVQNS8hcXrfXjMKWae4GJXvEW9X0xiPwyN8EQtZmkPeLuzzgzCWbUSu27M_TwtKN3z_e4kgQ84qXhAPNNh4M7cDchOVje_SmO0M_xVrs1Lvdnn8tfaNFGTojUqSkks5bk/s1600/images+(17).jpg" /></a></div>
I suoi metodi, vanno però oltre qualsiasi umana concezione dell'insegnamento, è con il terrore che esercita la sua professione, incutendo paura, usando <br />
l'insulto personale come stimolo alla perfezione esecutiva, insinuando una rivalità malata carica solo di arrivismo e competitività privi di qualsiasi elemento di solidarietà e comprensione umana, stabilendo un clima di sottomissione in cui il dissenso non è previsto se non come mezzo per essere escluso. Trasforma l'amore per la musica nel fango di un campo d'addestramento dei marines, la scena in cui "rimprovera" un suo studente "non magro"sembra quasi una citazione del tenente Hartman di Full metal jacket, e non a caso, come quello, provocherà il suicidio di un suo alunno.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlkAwkIIbl8WDIhLb3Hmi6JQaSlC_-bRJMrnhrb1umfbm9MbbpnZ_eFUW16_Tey3Dps0cQWrSutA7N53oY3Oz0ICc7fZ-OQpG1_BuMfeCzs7RLeZG51G1zSAlf8wI16iHB5AJtosyrFPY/s1600/r-full-metal-jacket-trivia-large570.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlkAwkIIbl8WDIhLb3Hmi6JQaSlC_-bRJMrnhrb1umfbm9MbbpnZ_eFUW16_Tey3Dps0cQWrSutA7N53oY3Oz0ICc7fZ-OQpG1_BuMfeCzs7RLeZG51G1zSAlf8wI16iHB5AJtosyrFPY/s1600/r-full-metal-jacket-trivia-large570.jpg" height="133" width="320" /></a>Nessuno della band si ribella, ormai assuefatto al<br />
motto mors tua vita mea.<br />
E seppur la severità può essere una metodologia di insegnamento per spronare allo studio intensivo e per far emergere delle eccellenze, la malvagità e i metodi quasi razzisti sono un modo di annientamento di qualsiasi personalità e dignità umana.<br />
<br />
Andrew, in questo contesto, porterà all'esasperazione lo studio del suo strumento, fino a macchiare col sangue delle sue mani la batteria, nel tentativo si eseguire alla perfezione il brano in 7/4, (ritmo complicato e difficile da realizzare) Whiplash, il cui significato, Frustata, sembra una metafora delle lezioni di Fletcher.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTbKCAWBmiSAawbTtSyntZxtioWfPlqj-9yQ1K-0JJL1GMwaSbNNbcVYULMSEIEMeWWAxW0DMfTms0VZJDtORhKF2wu__Kdxs6ge7bn5vJiDv94LL3K6oBGYrtYOUHyYMoO0-SwMeB81I/s1600/images+(16).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTbKCAWBmiSAawbTtSyntZxtioWfPlqj-9yQ1K-0JJL1GMwaSbNNbcVYULMSEIEMeWWAxW0DMfTms0VZJDtORhKF2wu__Kdxs6ge7bn5vJiDv94LL3K6oBGYrtYOUHyYMoO0-SwMeB81I/s1600/images+(16).jpg" /></a></div>
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Il conflitto che si instaura tra discente e docente si svilupperà a livello psicologico, emotivo e anche fisico; si ribellerà il ragazzo al maestro, anche con l'aggressione e con la denuncia, fatta in forma anonima, al conservatorio. Neanche da lui avremo, però, un moto di ribellione diretto ed esplicito a favore dei suoi compagni che restano tutti in balia di Fletcher che, sebbene abbia una sua autorevolezza, che gli deriva dalle sue capacità professionali, impronta il suo insegnamento sull'esercizio di una autorità esacerbata e diseducativa.<br />
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La tenacia del ragazzo e una certa casualità lo porteranno alla fine a suonare in pubblico con la band di Fletcher, ottenendo riconoscimento e applausi meritati.<br />
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<br />
Tornando a quanto detto all'inizio, secondo me, il nodo centrale del film è la passione, non quella passiva in base alla quale si ha uno specifico interesse per qualcosa di già esistente, letteratura, cinema,arti figurative etc. che pure può prendere una grossa fetta della propria vita, ma quella attiva in cui un particolare talento o addirittura una forma di genialità si rendono partecipi del processo creativo. In tutti e due i casi la propria vita ha una marcia in più per cercare un senso e una realizzazione di sé stessi, ma nel secondo la dedizione può essere totale ed esclusiva, tanto da risultare l'unico elemento significativo dell'esistenza. L'egocentrismo e una visione univoca attraverso cui filtrare la realtà portano a uno straniamento dagli altri, a una concentrazione delle proprie energie verso l' alimentazione della passione, emarginando quasi completamente gli altri stimoli della vita a cose secondarie e accidentali.<br />
<br />
Andrew rientra appieno in questo tipo di persona, è con lui che la trama sviluppa quello che può essere avere una passione ed egli sceglie di viverla fino in fondo; quale sia poi un giudizio qualitativo su questo tipo di vita, è discussione interessante ma non può rientrare in questo post.<br />
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Si può discutere invece sulla figura di Fletcher, sui suoi metodi di insegnamento e su quanto essi possano avere un effetto positivo, come sembra suggerire la conclusione del film, su un processo di crescita personale del tipo sopra descritto.<br />
A parte gli elementi diseducativi quali l'istigazione a una competizione senza regole e l'umiliazione dell'individualità dei discenti, non mi sembra che un atteggiamento violento, urla in faccia e insulti, possano stimolare la creazione di talenti e alimentare in loro la passione per qualsiasi cosa; è un processo interiore quello dell'esercizio di una passione; se disciplina ci deve essere sarà autodisciplina, se esclusione dalla quotidianità è necessaria sarà auto esclusione, se in parte sottintende la negazione di una parte di sé, ciò non significa la rinuncia alla dignità e alla pretesa del rispetto personale.<br />
<br />
Chazelle, ha spostato il tema del successo dalle edulcorate e ambigue ambientazioni di Hollywood, a un austero conservatorio di Manahattan, ha costruito un film originale come tematica e come struttura, ha però inserito un elemento, l'insegnamento di Fletcher, che io, in base naturalmente alla mia personale percezione del suo lavoro, trovo come punto debole e fuorviante, sopratutto se lo si vuole mostrare con una valenza positiva.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkBMF-jzrtEHJSSyBCUYOasBJhh0EL-Fnh73NJKVi3HkZ_f5zw0ujYbNX1o7fAK_esXE9fuD7IoR_wliLuY_ILb6P3SNwHl8yj6qbKsRiTkIXTsP218pNaFXSwVkHZwgGTKNrXYG06ZmA/s1600/images+(25).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkBMF-jzrtEHJSSyBCUYOasBJhh0EL-Fnh73NJKVi3HkZ_f5zw0ujYbNX1o7fAK_esXE9fuD7IoR_wliLuY_ILb6P3SNwHl8yj6qbKsRiTkIXTsP218pNaFXSwVkHZwgGTKNrXYG06ZmA/s1600/images+(25).jpg" height="110" width="200" /></a></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqNdpAXDzz2uS_rHJw9GfwxrnAiK1uv8b7jHrH2YByVtkJgpSCByZsBMoqkXSERO78evBe_T7brpsJqkPrx9jZ3UuRQu_T57112BaktewiVyNR18E3rBYZjnwhpTq-G-53RF5ELYKXeWI/s1600/images+(19).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiqNdpAXDzz2uS_rHJw9GfwxrnAiK1uv8b7jHrH2YByVtkJgpSCByZsBMoqkXSERO78evBe_T7brpsJqkPrx9jZ3UuRQu_T57112BaktewiVyNR18E3rBYZjnwhpTq-G-53RF5ELYKXeWI/s1600/images+(19).jpg" height="176" width="320" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi21IxBR-XNwVuaoTCZOf8_2uk_Ojf90zS_PjrAhiCI6SXSw7xlmdUB8QB0fhnTewR1pF6udXn5UMRR_jXH_grkwBYXd7lkQkLGPZBMbqKNtlyiFsePSKTjsHs0ECj3jgBpNhR_ctLtkJo/s1600/images+(24).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi21IxBR-XNwVuaoTCZOf8_2uk_Ojf90zS_PjrAhiCI6SXSw7xlmdUB8QB0fhnTewR1pF6udXn5UMRR_jXH_grkwBYXd7lkQkLGPZBMbqKNtlyiFsePSKTjsHs0ECj3jgBpNhR_ctLtkJo/s1600/images+(24).jpg" height="140" width="200" /></a><br />
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-59897662749782136242015-03-01T13:28:00.000+01:002015-03-01T15:24:37.766+01:00Birdman di Alejandro Gonzales Inarritu<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZvVLD5sYiyAMhuGQ-eV1PlpvCmJUTzUeuwXF1YJ9Zyr1ov0gpqxBsrV2nZohh_T6XvKBSGx8PYjmT4v4dv1ptpTFwQKYEx6xHFkfoPiTvBxUFH4J7Rdwn13QeodoYwKV2IaLs4nzIUl4/s1600/images+(6).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZvVLD5sYiyAMhuGQ-eV1PlpvCmJUTzUeuwXF1YJ9Zyr1ov0gpqxBsrV2nZohh_T6XvKBSGx8PYjmT4v4dv1ptpTFwQKYEx6xHFkfoPiTvBxUFH4J7Rdwn13QeodoYwKV2IaLs4nzIUl4/s1600/images+(6).jpg" /></a><span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Il
ritmo incalzante di una batteria, il tictac di un orologio, dialoghi serrati,
scene che si susseguono senza nessuno stacco, corridoi angusti, voli umani più
o meno immaginari, meteore incandescenti che cadono.</span><br />
<span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;"><br /></span>
<span style="font-family: "Calibri","sans-serif"; font-size: 11.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-ascii-theme-font: minor-latin; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-language: AR-SA; mso-bidi-theme-font: minor-bidi; mso-fareast-font-family: Calibri; mso-fareast-language: EN-US; mso-fareast-theme-font: minor-latin; mso-hansi-theme-font: minor-latin;">Riggan Thompson, il protagonista del film, attore che ha raggiunto il successo interpretando Birdman, supereroe alato e mascherato, in un classico film americano di cassetta, decide di riscattarsi da un passato professionale di poco spessore intellettuale e anche da una vita personale poco soddisfacente </span>(é separato, ha una figlia adolescente da poco uscita da un centro di disintossicazione), mettendo in scena e interpretando uno spettacolo teatrale tratto dalla raccolta di racconti di Raymond Carver, " Di cosa parliamo quando parliamo di amore?"<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQ9rf5rurER2wTOUKhLtZHE5f6E6D3DmLKr_31X0ST3u-xVFDNnduLI3Z8_KuBHe0_zTku1om0hIqrIvaa-U8eDqoc2dAAIB8IYAThe4_Ek5h-eypxCC2m-E0h1SlQQSP0B0J_st6xzB8/s1600/images+(8).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQ9rf5rurER2wTOUKhLtZHE5f6E6D3DmLKr_31X0ST3u-xVFDNnduLI3Z8_KuBHe0_zTku1om0hIqrIvaa-U8eDqoc2dAAIB8IYAThe4_Ek5h-eypxCC2m-E0h1SlQQSP0B0J_st6xzB8/s1600/images+(8).jpg" /></a>Thompson si muove fisicamente tra un camerino trasandato e fatiscente, i cunicoli stretti del teatro, il suo palcoscenico e le vie caotiche di NY ; professionalmente esce dall'apparato artefatto Hollywoodiano per entrare in quello teatrale dove si alternano problemi economici a problematiche relative alla mediocrità degli attori o alla loro grandezza smorzata da caratteri a dir poco eccentrici, dove tutto è in mano ad arroganti e autoreferenziali critici teatrali che decidono le sorti di uno spettacolo; personalmente si dibatte nello sdoppiamento di personalità che lo perseguita: Birdman è diventato il suo alter ego, lo incalza per cercare di riportarlo a interpretare ancora il ruolo cinematografico che gli aveva dato successo. Riggan lo sente, lo vede, ci discute, ci litiga, non riesce a scrollarsi di dosso l'ebbrezza della notorietà, del successo facile, ma non è più giovane e vorrebbe dare alla sua vita una svolta che dia un senso più profondo alla sua esistenza. Intorno a lui è evidente "il genocidio culturale" in atto attraverso i media, la creazione virtuale di eventi e personaggi tramite i social network, la possibilità di diventare qualcuno pur essendo niente, la glorificazione di qualcuno o qualcosa senza che abbia dei meriti effettivi per giustificarla, una melma in cui viene decerebrata la realtà e impantanata la verità. C'è una scritta significativa, su di un foglio attaccato allo specchio del camerino: "Una cosa è una cosa, non quello che si dice di quella cosa", sembrerebbe messo lì a promemoria di un più attento e coscienzioso contatto con la vita reale.<span style="color: red;"></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYAkM9rVOYaaNZbxJHgzYdHGeFpOGXLwEQoJpY3ZJ0W1UKkIcm6zWhlVfJQWlF5pZ32HikD0U8LWynUjeTmt3_J2K4VblFCWR19hl7EopHnPTrkuwL9wmyj3ykrdeWefNMhhyphenhyphenveVa1z8g/s1600/images+(15).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYAkM9rVOYaaNZbxJHgzYdHGeFpOGXLwEQoJpY3ZJ0W1UKkIcm6zWhlVfJQWlF5pZ32HikD0U8LWynUjeTmt3_J2K4VblFCWR19hl7EopHnPTrkuwL9wmyj3ykrdeWefNMhhyphenhyphenveVa1z8g/s1600/images+(15).jpg" style="cursor: move;" /></a></div>
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Questo il nodo narrativo del film, per svilupparlo tante immagini reali e surreali, tante parole che si susseguono quasi senza interruzione alcuna, c'è un sacco di roba e un sacco di modi per dirla,<br />
faccio un tentativo di sciogliere gli elementi che lo contengono.<br />
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La batteria: sta per l'incalzare del tempo (come del resto il ticchettio dell'orologio) e il frastuono della vita che ci circonda?<br />
La meteora in fiamme che cade: bruciamo le cose e le cose bruciano noi, il successo è un fuoco effimero che si spegne e ci porta a impattarci con la realtà?<br />
Birdman alter ego: se metafora dev'essere perchè renderla così evidente nell'inseguimento che il super eroe fa del protagonista del film? perchè palesarlo in questo modo? l'immaginifico perde il suo fascino nella rappresentazione minuziosa dell'irrealtà.<br />
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Perchè poi la scelta di Carver? la realtà che lo scrittore rappresenta nella sua narrativa, come pure le sue modalità di scrittura stridono con il contenuto e il linguaggio del film. In realtà, a Carver ci sono poi pochi riferimenti: nello spettacolo teatrale di Thompson , per quanto ne vediamo, è rappresentata solo una parte del racconto che dà il titolo alla raccolta dello scrittore americano, la scena della tavola, mentre il resto dello spettacolo non gli appartiene; un altro riferimento è posto all'inizio del film quando viene citata una nota frase con cui lo scrittore rispose a una esplicita domanda:<br />
"E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, nonostante tutto?<br />
Si<br />
E cosa volevi?<br />
Sentirmi chiamato amato, sentirmi<br />
amato sulla terra"<br />
Se questo è il senso ultimo del film, data la premessa in epigrafe, il suo finale ne è la diretta conseguenza?<br />
<br />
Se mi faccio tutte queste domande non è perché penso che un film debba essere esplicito e non lasciare dubbi interpretativi e che debba essere del tutto decodificabile, ma, al contrario, perché ho avuto l'impressione che le parti surreali siano troppo semplicistiche.<br />
Insomma c'è troppa roba, quasi troppo scontato il lato immaginifico, troppo evidente la metafora, in fondo è una ripetizione continua della stessa cosa, degli stessi elementi narrativi, anche la fine...sembra non finire mai....e anch'essa si ripete.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhiPfEZBSHpMIMdKSJOfhDTImZ5W9tcrx8duZeEPytMKkBBWsEWNkqt3j8zSQ3qG7jQSfl2hCo4Y2HIPsN-_zcLWe4Qi13UzszzJzZPHn1HcXnMisYExhxKqHfVnZkU8Xw0OTjRu2KP3A/s1600/images+(11).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhiPfEZBSHpMIMdKSJOfhDTImZ5W9tcrx8duZeEPytMKkBBWsEWNkqt3j8zSQ3qG7jQSfl2hCo4Y2HIPsN-_zcLWe4Qi13UzszzJzZPHn1HcXnMisYExhxKqHfVnZkU8Xw0OTjRu2KP3A/s1600/images+(11).jpg" /></a>Sembra che la tecnica cinematografica, di indubbia qualità, da forma atta a esprimere diventi essa stessa sostanza del film, che non sia il veicolo per raccontare qualcosa, ma che quel qualcosa serva per realizzare quella forma.<br />
Inarritu è messicano, ha fatto film che mi sono piaciuti, originali e di spessore contenutistico, ma qui mi sembra che sia riuscito a ripetere la classica formula con cui il cinema americano riesce a glorificare l'America pur criticandola, a ribadire il suo mito pur contestandolo.<br />
<br />
Forse sono io che non ho capito il film, il dubbio mi rimane, ma la sensazione che mi ha lasciata è stata quella di un deja vu, di una semplicità contenutistica nascosta da una complessità stilistica<br />
Il film è comunque dotato di un ottimo cast, di un montaggio "nascosto" che rende il film un flusso continuo e senza interruzioni delle scene che lo compongono e di un'adeguata e potente colonna sonora che lo scandisce e lo accompagna quasi incessantemente.<br />
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Ma i dubbi sulla validità complessiva del film rimangono.<br />
<a href="http://effettonotteblog.altervista.org/birdman/" target="_blank">Qui</a> potete leggere una bella recensione completamente opposta alla mia anche se i punti di riflessione sono più o meno gli stessi.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMBWmR-ClTtQ-DJ0K3YlJYMLUZ0xBVccVnj8Kg2QLUO72ARqJv_j7iplYgEORKfhWkqeO_LDd9C7my5oSaaz_-5TEfibzxiUaN3PJ4kKQbSj20Ug4qO7AoS2yyLBg-fnEe6AeIfOrdP9M/s1600/images+(14).jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMBWmR-ClTtQ-DJ0K3YlJYMLUZ0xBVccVnj8Kg2QLUO72ARqJv_j7iplYgEORKfhWkqeO_LDd9C7my5oSaaz_-5TEfibzxiUaN3PJ4kKQbSj20Ug4qO7AoS2yyLBg-fnEe6AeIfOrdP9M/s1600/images+(14).jpg" /></a></div>
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<span style="background-color: white; font-family: sans-serif; font-size: 13.3000001907349px; line-height: 21.2800006866455px;"><br /></span>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-2813804027062465452015-02-26T14:11:00.000+01:002015-03-01T21:16:12.367+01:00Selma di Ava DuVernay<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimZxfHT0tpGkXCY579osmcmpy54tm13pnRlOEbwSMeGbvxmJZu94QyIVmVzCBWKX-4-3z6SFjFX7i6ct-7y5AEhYLkB7lTbERDxxZJRShcdPH1Le3s2ZIA1sY7K8jUiUGxZA5ObsuNJdU/s1600/images.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimZxfHT0tpGkXCY579osmcmpy54tm13pnRlOEbwSMeGbvxmJZu94QyIVmVzCBWKX-4-3z6SFjFX7i6ct-7y5AEhYLkB7lTbERDxxZJRShcdPH1Le3s2ZIA1sY7K8jUiUGxZA5ObsuNJdU/s1600/images.jpg" height="178" width="320" /></a>Ava DuVernay, afroamericana già vincitrice al Sundance Film
Festival del 2012 per Middle of nowhere, ha diretto un film storico dove il
soggetto è quindi circoscritto dagli eventi che racconta, le marce, da Selma, Alabama, fino alla capitale dello stato Montgomery, <br />
<br />
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5eshadX4C-_1qyyJRoInIAgpwtUtQaZG6z21xQDj5sNL-S772vd9ljNV3kZs1qXmTzFMOEnnsKp632grooDBJtoBmoMEDhUCOLWO3Ris6CeI7hd62N3tFzWIab9bdxCT-EsBzQO7s9kQ/s1600/images+(3).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5eshadX4C-_1qyyJRoInIAgpwtUtQaZG6z21xQDj5sNL-S772vd9ljNV3kZs1qXmTzFMOEnnsKp632grooDBJtoBmoMEDhUCOLWO3Ris6CeI7hd62N3tFzWIab9bdxCT-EsBzQO7s9kQ/s1600/images+(3).jpg" height="214" width="320" /></a></div>
che, nel 1965, segnarono l’apice della lotta
degli afroamericani per poter esercitare il diritto di voto a loro riconosciuto
dal XV Emendamento della Costituzione nel 1870 ma di fatto osteggiato nel sud
segregazionista.<br />
<div class="MsoNormal">
Selma, però, è molto di più, perché con la sua intensità
narrativa ci porta all’interno di un problematica mettendone a fuoco i vari
aspetti sociali e personali. </div>
<div class="MsoNormal">
Inizia con l’assegnazione del Nobel per la pace a Martin Luther
King e subito dopo viene inserita una
potente e drammatica scena sulla bomba che membri del KKK fecero scoppiare in
una chiesa afroamericana uccidendo quattro bambine; si introduce così quale
fosse la realtà degli stati del sud degli Stati Uniti e come contrastasse un riconoscimento
così solenne, quale il Nobel, con la realtà del razzismo
e i livelli di crudeltà a cui arrivava, senza che le autorità federali intervenissero. Bastava uno sguardo, una parola
non gradita perché un nero fosse ucciso, torturato, bastava passare per la
strada per essere stuprata, bastava vivere per essere uccisi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3F3A-VakqvUGfK_rLwGH9isZUyj4A9SeFcDeIWZpwN7RU9wlimG7QuyQHRG3l3MQ0MwOJldSj1HSRJsH2FaYcGuC70grsxx17KwpCLKeqGtSlwqW6O33DB1kIAx1fpspm2oUsQc_hWhw/s1600/download.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3F3A-VakqvUGfK_rLwGH9isZUyj4A9SeFcDeIWZpwN7RU9wlimG7QuyQHRG3l3MQ0MwOJldSj1HSRJsH2FaYcGuC70grsxx17KwpCLKeqGtSlwqW6O33DB1kIAx1fpspm2oUsQc_hWhw/s1600/download.jpg" /></a>La figura di Martin Luther King è al centro del film, ma non
se ne dà una visione agiografica, è l’uomo che viene colto, conscio delle
proprie responsabilità di leader, assalito da paure e dubbi, teso nell’intento
di scegliere la cosa giusta per l’intera comunità che guida.</div>
<div class="MsoNormal">
La tensione per King era anche quella di garantire la non
violenza da parte degli afroamericani, cosa difficile da realizzare perché significava non
reagire all'essere picchiati, a vedere donne, bambini e anziani colpiti dalla
ferocia della polizia e delle bande di bianchi armati e senza divisa che si
prestavano, ben contenti di farlo, al pestaggio dei manifestanti. Era, la non
violenza, una scelta morale ma anche un modo per far emergere la brutalità della
repressione e cercare di coinvolgere l'opinione pubblica bianca che non
condivideva il razzismo e le forme in cui si manifestava.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEIeicVDFTQfyC2TPsHtqz2VCcVgyCpRuprE3CNXsTFFN_U-cW0NDWKTE9Rn80wSpTRRQvA4Dr6kYNOGru9QlXUyvFVWZnxffxNhqYepnr4gk3INZKmPyGitOG7XttmL4N97DLvJaP6-c/s1600/images+(1).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEIeicVDFTQfyC2TPsHtqz2VCcVgyCpRuprE3CNXsTFFN_U-cW0NDWKTE9Rn80wSpTRRQvA4Dr6kYNOGru9QlXUyvFVWZnxffxNhqYepnr4gk3INZKmPyGitOG7XttmL4N97DLvJaP6-c/s1600/images+(1).jpg" /></a>Controaltare a questa tipologia di comportamento non violento era rappresentato dalla dottrina di autodifesa armata di Malcolm X, che appare nel film in un breve frammento in cui incontra Coretta Scott King mentre il marito è in carcere. X era a Selma, il 4 febbraio, perchè sollecitato a partecipare dal SNCC, l'organizzazione non violenta degli studenti, a una conferenza organizzata dalla Southern Christian Leadership Conference e sponsorizzata dallo stesso King, ma anche perchè, nonostante le sue critiche al movimento del pastore protestante, era affascinato dalla costanza e dal coraggio della battaglia di Selma. Parlò a una folla di 300 persone lodando l'impegno di King, ma ponendo come alternativa, a un eventuale suo insuccesso, la sua tipologia di resistenza.</div>
<div class="MsoNormal">
La figura di Malcolm è quasi evanescente nel film, nei pochi momenti in cui appare, il 21 febbraio sarebbe stato ucciso, fa immaginare un possibile avvicinamento tra i due leader, se non per condividere il metodo di lotta, per la costruzione di una stima reciproca. Si avverte anche in questo piccolo, ma, secondo me, intenso frammento, quale sarà anche il destino dello stesso King.<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Du Vernay, ha girato un film reale e potente, in cui la descrizione degli eventi ha la forza della verità, nella sua crudezza e nella sua forza, in cui i semplici fatti sono arricchiti dai retroscena personali di tutti coloro che vi parteciparono, in cui la lotta per la giustizia ha lo spessore profondo delle sofferenze di ogni singolo partecipante; dietro ad ognuna di quelle persone che sfilarono da Selma a Montgomery, c'era una vita, delle aspettative, dei desideri, il diritto di esercitare la possibilità di essere una "persona".</div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitUsxK4fzU42iX3E-u62hq8Bd63E29gpV68kpNw-R1ilhh3a-gbIuGcMc2OLYj8HEj8WKDntrIjlbpdaIoJ1fmAtnSBAY-9iV4YMMWOmVVz-30Ob83qAAWn5f-luuQfWw8SW3F34qD6_U/s1600/images+(4).jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitUsxK4fzU42iX3E-u62hq8Bd63E29gpV68kpNw-R1ilhh3a-gbIuGcMc2OLYj8HEj8WKDntrIjlbpdaIoJ1fmAtnSBAY-9iV4YMMWOmVVz-30Ob83qAAWn5f-luuQfWw8SW3F34qD6_U/s1600/images+(4).jpg" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh5gYeeA14hlKZ7-WEhKyS-glKSNvXm4xv3nH_0A6ZIRp9-j_pyKOd0_Q1nQ1V5Pwjsumg3MAC1QosRlxZK0w3wah9pYpkMNKz5gD3C0GT5tBHs0wby1n4OuB0MtPPhDzFCu_JFRqao_k/s1600/images+(2).jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgh5gYeeA14hlKZ7-WEhKyS-glKSNvXm4xv3nH_0A6ZIRp9-j_pyKOd0_Q1nQ1V5Pwjsumg3MAC1QosRlxZK0w3wah9pYpkMNKz5gD3C0GT5tBHs0wby1n4OuB0MtPPhDzFCu_JFRqao_k/s1600/images+(2).jpg" /></a>Sono state mosse critiche alla regista per aver dato un'immagine negativa di Lyndon Johnson, ma da quello che mi risulta i fatti avvennero proprio così, e l'atteggiamento del Presidente fu esattamente quello descritto, e bene lo sottolinea King quando, sollecitato a rinunciare alle marce per evitare violenze, rispose che non era lui a dover fare un passo indietro ma lo Stato a doverne fare uno in avanti e garantire, una volta per tutte e per tutti, i diritti Costituzionali tanto decantati per tutti i cittadini americani ma osteggiati per la popolazione afroamericana, di ribaltare quello che di fatto era il segregazionismo: il non diritto di vivere per i neri e il diritto di non farli vivere dei bianchi.<br />
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Mi viene da fare un'associazione tra questo film e i libri di Richard Wright, uno fra tutti/e gli/le scrittori/ttrici afroamericani/e.<br />
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Un'immagine mi ha colpito e mi sento di segnalarla quale sintesi, quella in cui un poliziotto, che si prepara a respingere la marcia, avvolge sul proprio manganello del filo spinato.</div>
<div class="MsoNormal">
Quello che segue è un filmato della terza marcia, quella che arrivò a Montgomery.<br />
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<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://ytimg.googleusercontent.com/vi/BFhcR362RyE/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="http://www.youtube.com/embed/BFhcR362RyE?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
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maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-13064437182300545132015-02-16T02:51:00.000+01:002015-02-16T02:51:07.851+01:00American sniper di Clint Eastwood<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXMNovtNEUysqVKBqplahLcFAqfl5-hzHgli-0EVglfyq3_zj2jAqBuhAYXOtBTCTjSA52yWCZh50IkEfx2K4Wfn-FD86QCXcWhS_M6Dq5SqdDvVND7F4mtKpE8eRa51XZoOEzs6cnWFI/s1600/2.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhXMNovtNEUysqVKBqplahLcFAqfl5-hzHgli-0EVglfyq3_zj2jAqBuhAYXOtBTCTjSA52yWCZh50IkEfx2K4Wfn-FD86QCXcWhS_M6Dq5SqdDvVND7F4mtKpE8eRa51XZoOEzs6cnWFI/s1600/2.jpg" height="212" width="400" /></a></div>
Il film è tratto da un libro, l’autobiografia di Chris Kyle, protagonista del film, texano, cow boy come lo si può essere oggi; la sua vita scorre nella normalità della provincia, i principi che lo sorreggono sono quelli classici e radicati nella tradizione americana-Dio Patria Famiglia- e uno in particolare, trasmessogli dal padre, quello di essere il “cane pastore”, colui che è in grado di usare la propria forza, al di là di considerazioni morali consolidate, per difendere le pecore (le vittime) dai lupi ( coloro che consciamente usano la loro forza in modo spietato a danno di altri). Quando vede le immagini degli attentati in Kenya prima e poi quelli alle Torri gemelle, decide senza la minima esitazione, di diventare per gli Stati Uniti il cane pastore di cui parlava il padre, di usare la sua infallibile mira per difendere la propria nazione. Diventa così, dopo un addestramento che prelude alla ferocia della guerra, cecchino in Iraq in quattro missioni, e la sua bravura è tale da essere chiamato dai suoi commilitoni “The Legend”.<br />
Difficile parlare di questo film per chi come me apprezza la filmografia di Eastwood, ci si trova di fronte a un film sulla guerra, specificatamente la seconda in Iraq, che non pochi problemi, anche al di là di aspetti ideologici, ha causato a vari livelli, umanitari e geopolitici, e che basata su false e opportunistiche legittimazioni ha scoperchiato il vaso di pandora del medio oriente, di cui oggi vediamo le ultime atroci conseguenze.<br />
Difficile perchè, almeno a me, mette in imbarazzo il contrasto tra l'indubbio valore stilistico e contenutistico del film e lo sbilanciamento che si avverte nel racconto delle due parti in gioco, statunitensi e iracheni.<br />
Una chiave di lettura che mi viene da utilizzare prende spunto da quel " lupi agnelli cani pastore".<br />
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La nascita del "grande paese" si è concretizzata come una occupazione violenta dei vasti territori da parte di soggetti dalla più varia provenienza e spinti da molteplici motivazioni.<br />
Da quel coacervo di personaggi che realizzarono l'occupazione da est a ovest, dalle innumerevoli situazioni che si crearono di sopraffazione, razzismo, violenza gratuita, crudeltà efferate, da tutte le spinte che quegli uomini e donne portavano con sè, speranze, paure, disperazione, voglia di riscatto e felicità, una figura riscuoterà un aurea di leggenda, quella del "pistolero buono", il Chris Kyle della frontiera, il cane pastore che, pistola in mano vendicherà e impedirà soprusi ristabilendo un senso di giustizia umana non supportata da leggi, ma tutelata da quella stessa violenza che l'ha calpestata. Cito alcuni dei titoli della filmografia di Eastwood in cui è presente il "cane pastore", Il texano dagli occhi di ghiaccio, La città senza nome, Gli Spietati, Gran Torino e, forzando le parti in gioco, anche Million Dollar Baby dove l'ordine da ristabilire riguarda il senso della vita.<br />
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The Legend esce dal cerchio ferito della sua nazione, ed esporta il mito.<br />
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Eastwood ha diretto films di una umanità intensa e di una sensibilità profonda, ponendo temi duri, ostici privati e sociali e se pure ci ha dato punti di vista poli-prospettici in pellicole quali The Flags of Our Fathers e Iwo Jima restringe qui l'occhio della sua telecamera e la prospettiva del film alla visuale circoscritta del mirino da cui Chris combatte la sua guerra.<br />
<br />
E' attraverso quella visuale che Kyle individua le sue vittime, il suo colpo non partirà se non dopo individuali sofferte decisioni, i suoi primi nemici uccisi saranno un bambino e sua madre che tentano di colpire una postazione statunitense.<br />
<br />
La guerra del protagonistadi Kyle è ripetitiva, giorno dopo giorno, come un'operaio infila bulloni nella catena di montaggio fordiana, lui preme il grilletto e infila proiettili in corpi umani, e seppure lo fa con discernimento, l'alienazione finirà per scalfire anche la sua convinzione.<br />
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<br />
Sarà proprio una tempesta di sabbia dalle proporzioni apocalittiche ( grandioso effetto scenico) che segnerà il momento finale dell'esperienza di Chris in Iraq. La sabbia renderà tutto confuso e indistinguibile ma non prima che Kyle abbia ucciso con un tiro incredibile il suo alter ego, il cecchino iracheno che come lui protegge dall'alto dei tetti i suoi compagni di guerra. La pallottola a rallenty supererà una distanza enorme fino a colpire il bersaglio e simbolicamente ucciderà anche Chris stesso come cecchino, tornerà a casa per rimanerci, ma la guerra se la porterà dietro e se la ritroverà nell'ordinato Texas, in quei reduci che non riescono a fare "pace" con l'orrore che hanno vissuto.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ52U91IvawfG9SDnAz4HCH2EgWA-VVmR-lAqLw9i_POInEUKS-AmdgjM24s6G4Z6z9p2nFSUCG6W8YNpuGYUJ39Bul9ah3aj-DqfRvYzBCOd_aR5CAkXRXpR0wvYY-5CyNtbVA4PV1jI/s1600/6.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNKGXheuL4A8_cQc4b7Uh0EZybpcVXIZ9zUULbYEZhyv0GscZx6N0pcMJbj8zjD5W2fT2T-bIg_BF1Y9beVgOZ8DKQSoqvfefL_M28BVZ0IgXmnS5NWPkJkA200DHzpAqKwa26kA5o9Tg/s1600/8.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNKGXheuL4A8_cQc4b7Uh0EZybpcVXIZ9zUULbYEZhyv0GscZx6N0pcMJbj8zjD5W2fT2T-bIg_BF1Y9beVgOZ8DKQSoqvfefL_M28BVZ0IgXmnS5NWPkJkA200DHzpAqKwa26kA5o9Tg/s1600/8.jpg" height="111" width="200" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQq2x2JlGj9R0zdD_6-7a-lRGfNUQGiZynwUnEneWYIH8i-iSWpUGs-Mvn4agBCilgAtValWBIY8x28s7g0Lkm29pL_h_jYSaSX1yTBqsB1A6e-_lgLPmf-AV0XVqItb3Pko5Z5IGr7Uk/s1600/7.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQq2x2JlGj9R0zdD_6-7a-lRGfNUQGiZynwUnEneWYIH8i-iSWpUGs-Mvn4agBCilgAtValWBIY8x28s7g0Lkm29pL_h_jYSaSX1yTBqsB1A6e-_lgLPmf-AV0XVqItb3Pko5Z5IGr7Uk/s1600/7.jpg" height="110" width="200" /></a><br />
<span style="text-align: center;">Kyle, dopo un primo momento di smarrimento riuscirà a tornare a essere marito e padre affettuoso a rientrare nella normalità della vita, il senso della sua missione è così radicato in lui che a dialogo con uno psicanalista ammetterà di non avere sensi di colpa, di aver fatto ciò che doveva e convertirà il suo ruolo di soldato in quello di assistenza ai reduci con problemi di reinserimento nella quotidianità.</span><br />
<span style="text-align: center;">Sarà uno di loro ad ucciderlo, è in corso in questi giorni il processo a suo carico.</span><br />
<span style="text-align: center;">The Leggend morirà in suolo americano colpito da fuoco amico, in un finale che ha del grottesco se non fosse drammaticamente vero. La guerra, una volta che l'hai fatta, ti rimane addosso.</span><span style="text-align: center;"><br /></span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEia6o9t-a6uRYNtUhyphenhyphenhZBY2qJ5qMeYWcunoCNCq9kZhEc18dFZR75S1Eu6uXSD7ig5qOapVFUOrI_6ZYhrRFhC9GOndHr3c7SWZ2zhsjAVNTg7L7iXmdwFglOrFkWNfbwd4sfp2bCMAEi0/s1600/9.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEia6o9t-a6uRYNtUhyphenhyphenhZBY2qJ5qMeYWcunoCNCq9kZhEc18dFZR75S1Eu6uXSD7ig5qOapVFUOrI_6ZYhrRFhC9GOndHr3c7SWZ2zhsjAVNTg7L7iXmdwFglOrFkWNfbwd4sfp2bCMAEi0/s1600/9.jpg" height="182" width="320" /></a></div>
<span style="text-align: center;"><br /></span>
<span style="text-align: center;"> Come epilogo di quanto detto sin qui, seppure è da tenere conto che il punto di partenza del film è quello soggettivo di un soldato e quello che racconta è la "sua" guerra, salta agli occhi che la descrizione delle parti in campo pecca di obiettività storica; gli americani erano in Iraq come forza di occupazione, gli iracheni difendevano il loro territorio e la loro vita, il gioco delle parti si inverte automaticamente: i lupi sono gli americani, le pecore la popolazione civile, i cani pastore quelli che le difendono; il terrore che tra le macerie si vive è quello dei bombardamenti continui, della paura che da un momento all'altro soldati con mitra in mano sfondino la tua porta di casa, che uccidano te e la tua famiglia o che la prelevino per portarla in luoghi di sofferenza; la condotta degli americani risulta sempre corretta e ponderata, per quanto in una situazione di guerra lo possa essere, mentre quella degli iracheni feroce e crudele, il punto di non ritorno di questo squilibrio è proprio nella scena in cui un bambino, per ritorsione, viene ucciso in un modo orrendo da un personaggio della guerriglia irachena. Per quanto possa essere vero, e lo sarà purtroppo, non può essere lasciata lì senza che venga raccontata anche la ferocia degli americani, anche se Chris nella sua biografia non ne fa menzione, e non perchè questo giustifichi in qualche modo quell'orribile gesto ma per un senso di onestà storica, che possa dare allo spettatore una visione più giusta di quello di cui si racconta. Nulla scalfisce la coscienza dei soldati americani nel film se non incidentali segni di cedimento da parte di un soldato che poi morirà e da parte dello stesso fratello di Chris di cui poi non ci è dato sapere più nulla. </span><br />
<span style="text-align: center;">Si avverte, insomma, alla fine del film una necessità di giustizia che ristabilisca la verità dei fatti al di là della guerra personale che viene narrata. </span><br />
<span style="text-align: center;"> </span><span style="text-align: center;">Clint ha diretto un bel film, ma la sua attenzione alla fragilità umana, alla sofferenze dell'essere e del vivere, si è offuscata nel raccontare una leggenda.</span><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQR2Dm1N6hYdLC2BQ-hV_cOcjvteU7EMgkwI5CDFODVxZw-iotiCDgfEPi_6-TetGkFy8s81aa9LtnSGyw7Z6GJrSySxbONIsFqYmIFsdsyJfA70qvyu1pr8kXhqOi3S5wLW-G2pSxB3s/s1600/3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQR2Dm1N6hYdLC2BQ-hV_cOcjvteU7EMgkwI5CDFODVxZw-iotiCDgfEPi_6-TetGkFy8s81aa9LtnSGyw7Z6GJrSySxbONIsFqYmIFsdsyJfA70qvyu1pr8kXhqOi3S5wLW-G2pSxB3s/s1600/3.jpg" height="264" width="400" /></a></div>
<span style="text-align: center;"><br /></span>
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<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-81732479736170600182014-02-13T00:31:00.003+01:002014-02-13T11:53:32.369+01:00Nebraska, il bianco e nero della provincia americana<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyaqms95ALpRNCbzHO8bzkmxpoHkfLOxLW0bAD7uI2BIxtg8sMEU_peyVNioaAU5FPSnVnlJJdj-mpgXB7gWO46jaBKI5cfAnETM2wsayJsRkW7Cw8_oDFmpYLVnxVYWHu22k_d0Nyd7E/s1600/444.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyaqms95ALpRNCbzHO8bzkmxpoHkfLOxLW0bAD7uI2BIxtg8sMEU_peyVNioaAU5FPSnVnlJJdj-mpgXB7gWO46jaBKI5cfAnETM2wsayJsRkW7Cw8_oDFmpYLVnxVYWHu22k_d0Nyd7E/s1600/444.jpg" height="162" width="400" /></a></div>
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<div class="MsoNormal">
Il film scolpisce in bianco e nero la provincia americana,
l’immobilità e il silenzio di alcune scene sembrano foto e contrastano il
continuo movimento di un tipico film “on the road”.</div>
<div class="MsoNormal">
Un uomo anziano, Woody, che vive nel Montana, riceve un volantino
pubblicitario che lo invita a riscuotere un premio di un milione di
dollari a Lincon, Nebraska. A tutti è evidente che è una balla, un modo per
vendere abbonamenti ad alcune riviste, solo per lui è qualcosa di reale, forse l’ultimo desiderio realizzabile della sua vita, una prospettiva di
gioia che non assaporava da tanto, troppo tempo.</div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9gOiMAemLkAhmrhnyT0L7Xv9GgytbplDhqngGoR9qMMmEXyXBq4YDPIwKAHVvc_1qRBT5WCstIVf1aMvPEHtVGnrVn07SUKQP8gopbSdAtHHrQe4IGwgTPf5HXnVl502OAc4PYa9fRFE/s1600/nebraska9.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9gOiMAemLkAhmrhnyT0L7Xv9GgytbplDhqngGoR9qMMmEXyXBq4YDPIwKAHVvc_1qRBT5WCstIVf1aMvPEHtVGnrVn07SUKQP8gopbSdAtHHrQe4IGwgTPf5HXnVl502OAc4PYa9fRFE/s1600/nebraska9.jpg" /></a>Nessuno gli dà credito e lui imperterrito tenta di partire
più volte, anche a piedi, la patente gli è
stata ritirata, ma viene sempre ripreso o dai figli o dalla polizia fino a quando
uno dei due figli, David, non decide di accompagnarlo, iniziando così il
viaggio.</div>
<div class="MsoNormal">
Il viaggio in America è qualcosa di più di un semplice
spostamento, è elemento costitutivo della cultura e del carattere di quel popolo;
ha le sue radici nella conquista del territorio, nel superamento delle varie
“frontiere” che di volta in volta si ponevano come limiti all’avanzata dei
coloni verso la “terra promessa”, verso la realizzazione del sogno americano, verso la libertà dalle oppressioni e dalla povertà della terra di origine.</div>
<div class="MsoNormal">
Esso stesso diventa simbolo di libertà, anche senza
frontiere da superare se non all’interno di se stessi; lo spazio immenso che si
attraversa dilata lo sguardo, allenta le restrizioni materiali e mentali,
spezza i legami con una quotidianità che si ripete ogni giorno uguale e con gli obblighi a essa connessi; il ritmo rallenta, anche se la
velocità di movimento aumenta, la temporale metodica scansione della vita perde
la sua necessità.</div>
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<div class="MsoNormal">
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<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs9NidgAwQ77tAjukFfb1svfvngOP51w0buFzg6sYMRZextW2ra-WX-PXFgFZBD3rqah6A9b8DHFzElCXF5EpNjua0KzriIylZCSXYOzIKRiQdLCWEyeDMlUp1UYzoFVqYL6eO3EXkOs8/s1600/nebraska4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgs9NidgAwQ77tAjukFfb1svfvngOP51w0buFzg6sYMRZextW2ra-WX-PXFgFZBD3rqah6A9b8DHFzElCXF5EpNjua0KzriIylZCSXYOzIKRiQdLCWEyeDMlUp1UYzoFVqYL6eO3EXkOs8/s1600/nebraska4.jpg" height="213" width="320" /></a>Figlio e padre attraversano tre stati, ma non si muovono
solo orizzontalmente sull’ampio spazio
delle Great Plains, compiono anche un viaggio in profondità , un itinerario di
conoscenza individuale e reciproca; la
lunga sosta nel paese natale di Woody, da cui riemergono suoi spaccati di vita
passata, svelerà a David cose mai dette dal padre.</div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHXQtVWnrfoZo5fFSRvkr-Q-RpSn5adxBpaBc9gLrB4AFe0Y18Lur0fqq5Ufxq5-jEfbB8goneUKa-xmLI_iJXIY_aNjthiMrnBLJNS-P0-6x1KL3K4RSd5bK2rgdEg2dgJM8M0-8dPLw/s1600/nebraska5.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjHXQtVWnrfoZo5fFSRvkr-Q-RpSn5adxBpaBc9gLrB4AFe0Y18Lur0fqq5Ufxq5-jEfbB8goneUKa-xmLI_iJXIY_aNjthiMrnBLJNS-P0-6x1KL3K4RSd5bK2rgdEg2dgJM8M0-8dPLw/s1600/nebraska5.jpg" height="213" width="320" /></a>L’anziano è un uomo con ferite interiori dovute alla guerra
in Corea, è un uomo generoso, con i vizi tipici di chi vive nella desolazione
culturale della provincia, messo alla prova da un rapporto di coppia che fa
della recriminazione continua il filo conduttore delle giornate, con una moglie
che comunque, pur volendolo rinchiudere in una casa di cura, avrà il coraggio di
difenderlo dai meschini attacchi della famiglia a cui oppone la dignità e le
doti umane del marito e che sarà capace di gesti di amorevolezza quando lui
sarà ricoverato per un malore. E’ un uomo verso la fine della vita, che si vede
scivolare i giorni uno dietro l’altro, come i chilometri che percorrerà con il
figlio, e che cerca un finale “diverso” in quella promessa di “vincita”a cui
tende con ostinata volontà, anche se, forse, lui stesso sa che è solo una
banale truffa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlW29bG1v6IrCg-mmG_-Ib2VJzIC_FH527kPu19yBdqnBos5fkhGQLKnu11q1uObCDcew7FTL-qhCmfVq9BcoxViawfva3ndcwNy91vYPnVMwYUJlDm5iykzp9Kyarb-Yhyphenhyphen39Agc8Wzbk/s1600/nebraska1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlW29bG1v6IrCg-mmG_-Ib2VJzIC_FH527kPu19yBdqnBos5fkhGQLKnu11q1uObCDcew7FTL-qhCmfVq9BcoxViawfva3ndcwNy91vYPnVMwYUJlDm5iykzp9Kyarb-Yhyphenhyphen39Agc8Wzbk/s1600/nebraska1.jpg" /></a>David lavora in un negozio, la donna con cui viveva se ne è andata, anche lui è limitato dall’ambiente
in cui vive ma se ne distacca per un profondo senso di pietà umana, di
comprensione ed empatia che manifesta nei confronti del padre; la sua
condiscendenza verso di lui non è una
mera resa ai suoi capricci, ma voglia di capire e di alleviare tristezze,
esaudire, per quanto possibile, i suoi desideri. Lo accudisce quando ce ne è
bisogno, lo rialza quando cade, ma, soprattutto, gli parla, si confida, gli fa
domande; quando si inginocchia di fronte
a lui seduto sugli scalini non sono solo un padre e un figlio ma due esseri
umani, uno più forte per gli anni che ha davanti l’altro più debole per gli
anni che ha dietro di sé, che si incontrano, che si aiutano, che instaurano una
complicità anche nella condivisione dei loro vizi, delle loro debolezze facendone dei punti di forza del
loro “incontro”.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
I dialoghi tra loro due sono comunque scarni ma sufficienti
allo scopo e si distaccano come perle a confronto delle conversazioni di coloro
che incontrano, parenti e non, che se non sono "arricchite" da parole di scherno, opportunismo e
banalità, manifestano una povertà di comunicazione tale da far pensare a una ottusità mentale ed emotiva al limite dell’umanità.</div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Il bianco e nero del film vuol forse sottolineare la
mancanza di colori nella vita dei protagonisti, nella vita della provincia americana
e nel futuro di chi futuro ne ha ancora poco, ma in qualche modo, alla fine del
film, la tenerezza di David verso Woody riuscirà a colorare materialmente e affettivamente
la vita di quest’ultimo.</div>
<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRYiVMSpPGRWAvHxLslDiLoAo3zfaLiQt2O22-cwmTTpnqqXHEoOda8slLtDf4LWwG5YTGAW9QAbN_Rry_8yLCftkD03gu54RxQR9Iaz9JvGpGCm4mNF64Zt69oKfYVKTvmVsCc_ud06k/s1600/nebraska+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRYiVMSpPGRWAvHxLslDiLoAo3zfaLiQt2O22-cwmTTpnqqXHEoOda8slLtDf4LWwG5YTGAW9QAbN_Rry_8yLCftkD03gu54RxQR9Iaz9JvGpGCm4mNF64Zt69oKfYVKTvmVsCc_ud06k/s1600/nebraska+2.jpg" height="125" width="320" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18.479999542236328px; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Regia</b>: Alexander Payne</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18.479999542236328px; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Sceneggiatura</b>: Bob Nelson</span></span></div>
<div style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 18.479999542236328px; text-align: justify;">
<span style="font-size: x-small;"><span style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b>Interpreti</b>: Bruce Dern, Will Forte, June Squibb, Bob Odenkirk, Stacey Keach</span></span></div>
maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-27916103281806536072014-01-25T21:48:00.000+01:002014-01-26T00:23:07.296+01:00"Il capitale umano" dall'America all'Italia attraverso Virzì<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV2cr_6LlkPLAKp4h4R4_V-xTcXnqx9SOwNm1Hs1XkpEp9CRzZqNIpOqgNAcr-B_8vhf5upxKHi9fzkNhKRqaS2pQh73wjmUt4Iok230qY0CHHsUVtQck33j87SbzQNqSJ2MxRVt-kMyk/s1600/222.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV2cr_6LlkPLAKp4h4R4_V-xTcXnqx9SOwNm1Hs1XkpEp9CRzZqNIpOqgNAcr-B_8vhf5upxKHi9fzkNhKRqaS2pQh73wjmUt4Iok230qY0CHHsUVtQck33j87SbzQNqSJ2MxRVt-kMyk/s1600/222.jpg" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il Capitale umano è un film il cui spunto di riflessione é
posto, come episodio, all’inizio del film e come conclusione annotativa alla
fine, in mezzo sono i singoli personaggi a essere nuclei narrativi, uniti tra di
loro da interconnessioni socio-economiche.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Si svolge in un ricco paese della Brianza, ville sontuose
proteggono ricchi finanzieri, villette
spocchiose ne fanno da corte medievale, il degrado culturale è rappresentato
dall’abbandono dell’unico teatro presente; è tratto da un romanzo, con lo
stesso titolo, dell’americano Stephen Amidon le cui ambientazioni, naturalmente,
sono negli USA e precisamente nel Connecticut, dando alle problematiche sociali
e umane del film una connotazione più ampia e “globalizzata”: il sogno americano ha travalicato l’oceano e
ha inquinato il resto del mondo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
L’intreccio del film, articolato in parti che si sovrappongono
l’una all'altra nella tensione di svelare la dinamica dell’accadimento
iniziale, ci mostra un’umanità diversificata nei singoli protagonisti che, con
ruoli e atteggiamenti diversi, vengono travolti da un sistema sociale basato
sul consumismo, sulla ricchezza ottenuta
con la frode fiscale, sulla monetizzazione
dei desideri e delle aspettative delle persone, sulla secondarietà di valori
quali la comprensione, l’onestà pubblica e privata, la solidarietà tra
individui, sulla impossibilità di realizzazione personale al di fuori di schemi
opportunistici falsamente individuati
come i soli possibili da un sistema educativo e culturale che ha perso
cognizione dei valori della vita e della convivenza.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>La “famiglia ricca”:</b></div>
<div class="MsoNormal">
Il riccone, manipolatore finanziario di patrimoni e vite
altrui, cinico, privo di empatia, di senso civico e di umanità, profittatore di
ingenuità altrui per il suo unico tornaconto, gestisce la sua vita e la sua
famiglia senza partecipazione ma elargendo frivolo benessere materiale.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La moglie, ex attrice, sembra fluttuare nella ricchezza
inconsapevole di se stessa, insoddisfatta, incapace di vera autonomia,
prigioniera della sua gabbia dorata, triste senza quasi sapere il perché.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il figlio, adolescente potenziale alcolista, combattuto tra
l’emulazione e la fuga, vive trangugiando alcool e trasudando rabbia, cercando
affetto e comprensione al posto di soldi e indifferenza, ricercando un senso
che riempia il vuoto esistenziale non solo presente ma anche futuro.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>La “famiglia media”:</b></div>
<div class="MsoNormal">
L’immobiliarista, goffo nella sua ingenua sudditanza mentale
al potere della ricchezza, si gioca tutto pur di entrare in quell'ambiente da
cui, una volta dissanguato di contante, viene mal sopportato e trattato con
sgarbo e sufficienza. Si ritrova ad avere il coltello dalla parte del manico
nel momento drammatico e la doppiezza del personaggio si concretizza
bizzarramente in una vigliaccata che ha comunque un onestà di fondo, in un certo senso ristabilisce la realtà dei
fatti e risana, anche se illegalmente, il torto subito senza richiedere nulla
di più di quello che gli sarebbe spettato.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La moglie lavora nel sociale, sembra essere l’unica ad
avere una vita veramente positiva, forse non felice ma con una buona dose di
serenità, in pace con la propria coscienza e con se stessa; dà e riceve affetto
e comprensione, si pone al di fuori dell’ingranaggio potere-ricchezza, gratifica
ed è gratificata dai rapporti umani e dalla sua tardiva gravidanza, riuscendo a
stabilire un rapporto empatico di affetto e complicità con la figlia del
marito.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La figlia, adolescente in bilico sulla “linea d’ombra”,
rifiuta un mondo di meschinità e falsi valori, capace di riconoscere l’autenticità
delle persone, va al di là delle convenzioni e regole sociali pur di prendersi cura delle debolezze e fragilità di chi ama.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>La “mezza famiglia”:</b></div>
<div class="MsoNormal">
Zio e nipote convivono, il loro ambiente è borderline, il primo
è un piccolo malavitoso, il secondo un ragazzo che sconta drammaticamente i
disagi della marginalità che la vita gli
ha riservato e, come spesso accade in questi casi, si ritrova vittima di un
vortice che non gli permette una via d’uscita se non nel tentare la morte.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Il “capitale umano”:</b></div>
<div class="MsoNormal">
Non è solo tutto quello descritto sopra in termini di
potenzialità positive e negative, ma è il personaggio che apre il film ridotto in
cifre, secondo un cinico calcolo monetario.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il fraseggio del film è serrato, la narrazione è distaccata,
non ammorbidita dalla speranza di un ripensamento globale, è quasi un’oggettiva
trasposizione cinematografica del presente e, con le inevitabili differenze, è fedele, come ammesso dallo stesso Amidon, al libro rispecchiandone nel merito e nello stile il contenuto.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 24px;">Regia:</b><span style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 24px;"> Paolo Virzì</span><br />
<b style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 24px;">Interpreti:</b><span style="background-color: white; color: #5a5a5a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 24px;"> Valeria Golino, Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio</span></div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-83224020510694331912013-10-29T14:13:00.000+01:002015-04-10T21:50:08.686+02:00Un fuori tema dall'enunciato del blog, ma in qualche modo comunque collegato: Cent'anni di solitudine<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSaDjpZEMv47ncA9l11ZD5A4OZQyez4w-P56bUK2hnuVGrhWnrs_OoSn4OrHFOIDgkB92V8Qz0LJszN5Vf3RAuMFAYpgIZf2NVZcgQmeesaomSUacvezO8hXQ5EOC9odyUIpzJWxHjpT4/s1600/cent'.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiSaDjpZEMv47ncA9l11ZD5A4OZQyez4w-P56bUK2hnuVGrhWnrs_OoSn4OrHFOIDgkB92V8Qz0LJszN5Vf3RAuMFAYpgIZf2NVZcgQmeesaomSUacvezO8hXQ5EOC9odyUIpzJWxHjpT4/s1600/cent'.jpg" /></a><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Parlare di Cent'anni di solitudine incute timore, sia per la grandezza del
libro che per le innumerevoli parole che sono state spese per commentarlo
e recensirlo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Io l'ho letto per la seconda volta dopo molto tempo e credo che gli anni che
si sono accumulati mi abbiano permesso di apprezzarlo ancora
di più.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Marquez usa le parole come frammenti di pietre preziose da incastonare
per formare un gioiello elaborato e fantasmagorico che abbaglia per la sua
lucentezza, illanguidisce per la sua sensualità e confonde per la sua potenza.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Il tempo scorre su un binario circolare in cui i personaggi vivono la propria esistenza segnati dalla reiterazione degli eventi: passioni, guerre, morte, calamità
naturali, tragedie umane, l'inevitabile alternarsi di periodi buoni e
cattivi. </span><br />
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 14px;">L’impasto narrativo è complesso, ricco di personaggi che si ripetono nei nomi e si confondono come le vicende che vivono; la coopresenza dei morti con i vivi, il rinnovarsi di passioni sfrenate che si alternano alla rinuncia di qualsiasi passione danno l’idea di un cerchio che si chiude per ricominciare non all’infinito ma fino alla consunzione e distruzione del cerchio stesso, </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">come tutte le esistenze individuali vanno verso la
vecchiaia e la morte.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Nella sua circolarità il tempo perde la sua dimensione, senza la
linearità della progressione temporale, coloro che lo animano si ritrovano a
vivere, in un unico immanente momento, tutto il loro passato e futuro, come il
liquido agitato in una bottiglia mescola gli elementi che lo compongono.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Nel liquido è tutta la storia di Macondo, città partorita dalla
inestinguibile e immaginifica fantasia di Marquez, dagli albori alle fine, con
tutti i personaggi che la abitano, e che si propone come il simbolo della vita
stessa e della solitudine che inevitabilmente la accompagna. Una solitudine che
non è solo individuale ma che ha a che
fare con la incapacità dell’essere umano a costruire una storia
personale e sociale che sia immune dall'ingordigia del potere e dalla sopraffazione; una solitudine cosmica per l'impossibilità di comprendere e accettare l'ignoto di ogni esistenza.</span><span style="color: red; font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> <o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: 0.0001pt;">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E pure Macondo
potrebbe essere allegoria dell’inizio della umanità, una sorta di Eden in cui
il peccato originale è quello di non riuscire a vivere in sintonia con i propri
simili e con la natura, e della sua fine, Macondo stessa scomparirà sferzata
dalla pioggia e dal vento.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt;">Umidità e aridità si alternano come condizioni climatiche, quasi sempre eccessive, e come metafore degli umori fisici e mentali dei personaggi.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">In questa eccezionale epopea della famiglia Buendia, così diversa da quelle
scritte nel nord del mondo, pervasa da un atmosfera onirica, incantata e
stregata al contempo, pure qualcosa che ha il sapore netto della realtà storica
è presente nell’elemento destabilizzante e predatorio rappresentato dalla
piantagione di banane creata dalla discesa dei gringos. I rapporti sociali e
umani vengono alterati, l’ambiente naturale piegato alle esigenze del profitto,
fino ad arrivare alla mattanza di tremila operai che scioperano, falciati dalle
mitragliatrici che li circondano; i cadaveri vengono caricati sul treno per
essere buttati in mare e neanche i testimoni oculari riusciranno ad aver
ragione della falsificazioni dei fatti e del negazionismo orchestrato dal potere e
accettato dalla popolazione che rinnega il massacro come accaduto.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span>
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Si respira nel libro quella fisicità che è tipica delle letterature il cui retroscena culturale non è legato alle religioni monoteistiche se non come successive imposizioni esterne, la spiritualità dei personaggi è profondamente radicata nei corpi che la contengono, corpo e anima sono un unicum nel vissuto dei personaggi e creano atmosfere narrative di intensità sconosciuta nelle scritture con forte retroscena identitario religioso, quali, a esempio, quelle "occidentali".</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Macondo nasce felice, giovane senza che la morte per molti anni la tocchi,
poi arriva il potere governativo, l’inevitabile industrializzazione di cui la
ferrovia è simbolo e veicolo, e arriva anche la rivoluzione guidata da
Aureliano Buendia che combatterà 32 guerre e le perderà tutte. Alla fine la rivoluzione non avrà più la cognizione del tempo né della propria ragione, si perderà anch'essa nella volgarità orrenda della violenza umana.<o:p></o:p></span><br />
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Quello che si prova dopo aver chiuso il libro è la sensazione che qualcuno
ti abbia raccontato in modo immaginario e magico l’essenza della vita stessa e dell’uomo che, nella ripetizione dei suoi comportamenti, non riesce a trovare salvezza
da se stesso; rimane la vivida percezione di quanto possa essere intenso il ricordo delle cose passate e delle persone perse, fino a infiltrare nello spirito e nel corpo una pungente dolorosa
nostalgia.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma","sans-serif"; font-size: 10.0pt; line-height: 115%; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><o:p></o:p></span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 14px;">Una frase del libro può forse servire per chiudere: ”.. il segreto di una buona </span><span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 14px;">vecchiaia non è altro che un patto onesto con la solitudine".</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 14px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 14px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 14px;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Tahoma, sans-serif; font-size: 10pt; line-height: 14px;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinvM4rXNuc0n5gXukTZeJosi8GcHH2QWsipMNIMKirstoAKHEicBvwRebDRndi41Msin-MIhwIznl_yUU00pe_gLXSq2MDnal9kzpfjaAEpDj5sZZZRhONbJu7XTeo_TL4PGtIxUy3PIk/s1600/anni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEinvM4rXNuc0n5gXukTZeJosi8GcHH2QWsipMNIMKirstoAKHEicBvwRebDRndi41Msin-MIhwIznl_yUU00pe_gLXSq2MDnal9kzpfjaAEpDj5sZZZRhONbJu7XTeo_TL4PGtIxUy3PIk/s1600/anni.jpg" /></a></div>
<br />
Le immagini sono prese dal web.maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-74364793294761586682013-05-28T13:52:00.000+02:002015-02-27T23:34:47.599+01:00about "La grande foresta" di William Faulkner<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixx8mNqpQW7ShRLoAIVx9U8FRyk4H9VrFaoBjPgnTRYdaZqOV1ZvIww2GlU0jPzhOrEu7yP1wkOxdHqOhLrywdg6wixwkcRFsZF5L5k-SlcQ9YV4z3E3W8oYd-2GejCB8MxsNUzL5Hc_s/s1600/la+grande+foresta+2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixx8mNqpQW7ShRLoAIVx9U8FRyk4H9VrFaoBjPgnTRYdaZqOV1ZvIww2GlU0jPzhOrEu7yP1wkOxdHqOhLrywdg6wixwkcRFsZF5L5k-SlcQ9YV4z3E3W8oYd-2GejCB8MxsNUzL5Hc_s/s1600/la+grande+foresta+2.jpeg" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
Questo è il primo libro che leggo di Faulkner, se escludo il
tentativo abortito di <i>"L'urlo e il furore</i><span style="mso-spacerun: yes;">", lessi inoltre</span> <i>"La paga del soldato</i>", troppi anni fa per influenzare
in qualche modo queste mie riflessioni.</div>
<div class="MsoNormal">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixx8mNqpQW7ShRLoAIVx9U8FRyk4H9VrFaoBjPgnTRYdaZqOV1ZvIww2GlU0jPzhOrEu7yP1wkOxdHqOhLrywdg6wixwkcRFsZF5L5k-SlcQ9YV4z3E3W8oYd-2GejCB8MxsNUzL5Hc_s/s1600/la+grande+foresta+2.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a>Conosco, comunque, per via indiretta il contesto storico
geografico in cui Faulkner visse e quanto sia stata innovativo il suo linguaggio letterario
nell’ambito della letteratura americana.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La grande foresta è in forma di romanzo ma riunifica una
serie di testi già pubblicati antecedentemente aventi come filo conduttore il
tema della caccia ( in alcune edizione è presente un sottotitolo: Racconti di
caccia) ma più ancora <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>avendo medesimi
personaggi in tempi diversi e soprattutto individuando nella Foresta il
personaggio principale.</div>
<div class="MsoNormal">
In una mia, forse arbitraria o estremamente banale,
considerazione, gli scrittori americani si suddividono in due grandi filoni,
quelli di città e quelli di provincia, F. fa sicuramente parte dei secondi e la
provincia di cui parla è quella del sud degli Stati Uniti, quella che, alla fine
della guerra di secessione, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>aveva subito
un declino culturale, sociale ed economico irreversibile da cui forse non si è
mai, completamente, risollevata.</div>
<div class="MsoNormal">
Tali scrittori sono coloro in cui possiamo trovare un
rapporto più diretto con l’ambiente naturale, una ricerca più viscerale del
legame dell’uomo con la natura, uno sforzo a comprendersi come un elemento di
un Tutto più che come costruttore di artifici e speculazioni mentali atti a
elaborare una vita in cui porsi al centro come dominatore assoluto.</div>
<div class="MsoNormal">
Per quanto la colonizzazione dell’America abbia fatto di
tutto per eliminare, fisicamente e culturalmente, i nativi di quella terra,
alcune delle loro idee e dei loro comportamenti di vita hanno fatto breccia
negli animi e nelle menti di alcuni coloni, per esempio l’immagine dell’indiano
libero e in movimento nei territori sconfinati e il rapporto che quel popolo aveva
con la natura. Il loro concetto, che oggi chiamiamo ecologico, era basato sul
fatto che l’uomo era parte integrante dell’ambiente in posizione egualitaria con
tutte le altre forme di vita che rispettava e di cui al contempo si serviva per
la sua sopravvivenza. Il mondo naturale è costruito come un sistema
autosufficiente in cui ciascun organismo ha la sua funzione. Nella natura non
esiste pietà, quando proviamo <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>orrore nel
guardare una gazzella inseguita e catturata da un leone,
proviamo un sentimento estraneo al contesto a cui lo
riferiamo; <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ma come non esiste la pietà neanche
la crudeltà ne fa parte, ogni cosa ha un suo specifico compito per preservare e
conservare il tutto, senza emozioni, senza sentimenti, senza alterazioni
mentali, è la vita, nel senso più ampio del suo significato, nella sua
semplicità essenziale.
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Se l’uomo non si compenetra in questo meccanismo, e non l’ha
fatto e non lo poteva fare completamente nell’evoluzione quantitativa e
qualitativa della sua specie, inevitabilmente ne altera l’equilibrio. <br />
Se
qualcosa nell’eco sistema non ha funzionato è proprio l’essere umano, il più
dotato essere vivente del pianeta, con il suo sviluppo negli anni, pochissimi
in confronto a quelli dell’habitat in cui vive, ne ha stravolto l’equilibrio, perdendo
la funzione che aveva in correlazione con le altre affinché il tutto
funzionasse e soprattutto forzando quel tutto “in funzione” del suo sviluppo.</div>
<div class="MsoNormal">
E in questa presa di potere <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“disfunzionale”, l’uomo ha perso il senso
della sua partecipazione al cerchio della vita, ha perso il <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>significato dell’esistere come compartecipante
a un unicum, ha cercato soluzioni esistenziali in immaginarie costruzioni
religiose e macchinosi intrecci filosofici, o ha estremizzato razionalmente la sua
vita perdendo la percezione magica e sensitiva di essa, quel rapporto diretto e
non mediato con il mondo naturale.<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
Cosa c’entra tutto questo con il libro di Faulkner?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>C’entra almeno per me perché è questo che mi
è venuto in mente leggendolo. È una letteratura “includente”, espressivamente
potente, lo stile narrativo fa si che le parole scritte<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e poi lette si facciano immediatamente
veicolo ricettivo di un luogo, di una persona , di un evento, la distanza di
tempo, di spazio, il salto tra realtà e finzione si annullano per l’efficacia
della sua capacità evocativa.</div>
<div class="MsoNormal">
</div>
<div class="MsoNormal">
E’ come se anche il lettore attraversasse quel muro ancestrale
che nel libro è rappresentato dall’apparire della foresta ai margini della
terra spianata dall’uomo, margine che avanza sempre di più, come se vi entrasse
dentro e <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si compenetrasse con ogni forma
vivente al suo interno, alberi, animali, percependo e diventando egli
stesso<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>parte dell’essenza vitale, senza
tempo e immateriale, che le pulsa dentro.</div>
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXvQviyxVajj4YdeybfoPvQPvGNsOrEebEQEU4L47pJTCcgRFDqisdlG3n-dL-Ty4go7iWxQWi1B-nKzsiuEGGqJ3gL13IMNEltA70J_z-MTTCZLDXO9Rg8MVaZZNFSJyUMi0URb8WdxU/s1600/indian+creek.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXvQviyxVajj4YdeybfoPvQPvGNsOrEebEQEU4L47pJTCcgRFDqisdlG3n-dL-Ty4go7iWxQWi1B-nKzsiuEGGqJ3gL13IMNEltA70J_z-MTTCZLDXO9Rg8MVaZZNFSJyUMi0URb8WdxU/s1600/indian+creek.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXvQviyxVajj4YdeybfoPvQPvGNsOrEebEQEU4L47pJTCcgRFDqisdlG3n-dL-Ty4go7iWxQWi1B-nKzsiuEGGqJ3gL13IMNEltA70J_z-MTTCZLDXO9Rg8MVaZZNFSJyUMi0URb8WdxU/s200/indian+creek.jpeg" height="200" width="138" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpSVL2UkEKvbKoi5m1V0w9sl4ay1j_TPjEgBUsuBdCpE8wQFSYlUXvik2CV89QJvvdkeC4-kIa7Yh-lqIMmTGNKNzHHLuBIGfXHIwQgaBrkIX0BDo8jcCxRbG8NAQhEKmae9toIV_4-eo/s1600/inagehi.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpSVL2UkEKvbKoi5m1V0w9sl4ay1j_TPjEgBUsuBdCpE8wQFSYlUXvik2CV89QJvvdkeC4-kIa7Yh-lqIMmTGNKNzHHLuBIGfXHIwQgaBrkIX0BDo8jcCxRbG8NAQhEKmae9toIV_4-eo/s200/inagehi.jpeg" height="200" width="143" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpSVL2UkEKvbKoi5m1V0w9sl4ay1j_TPjEgBUsuBdCpE8wQFSYlUXvik2CV89QJvvdkeC4-kIa7Yh-lqIMmTGNKNzHHLuBIGfXHIwQgaBrkIX0BDo8jcCxRbG8NAQhEKmae9toIV_4-eo/s1600/inagehi.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a><span style="font-family: inherit;">
</span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: inherit;"> Altri due libri, seppur molto diversi tra di loro, hanno contribuito alle considerazioni fatte sopra: "Inagehi" sul rapporto tra natura e nativi e "Indian creek" sull'esperienza di un giovane uomo che decide, per lavoro, di passare un intero anno da solo sulle Montagne Rocciose.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgpSVL2UkEKvbKoi5m1V0w9sl4ay1j_TPjEgBUsuBdCpE8wQFSYlUXvik2CV89QJvvdkeC4-kIa7Yh-lqIMmTGNKNzHHLuBIGfXHIwQgaBrkIX0BDo8jcCxRbG8NAQhEKmae9toIV_4-eo/s1600/inagehi.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"></a></div>
<br />
<span style="font-family: inherit;"><br /></span>
maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-5228507034889118608.post-34149740905354543202012-12-02T20:47:00.000+01:002014-02-03T23:14:13.534+01:00A Casa di Toni Morrison<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7dREwsVLY8x0AfJlLI3grbBw-T43u2RcXPkWAdmyAWMyRW-II31Hd5nDaenmPDZNFGWNWtbg67uMwa6dnNOwS2IrTk6s3aUrQ-X2TT7Z0LpN6TN5UhMsRS1KbL7fzhjNYmDSatRKeJcE/s1600/TYP-468411-4837904-morrison_1.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7dREwsVLY8x0AfJlLI3grbBw-T43u2RcXPkWAdmyAWMyRW-II31Hd5nDaenmPDZNFGWNWtbg67uMwa6dnNOwS2IrTk6s3aUrQ-X2TT7Z0LpN6TN5UhMsRS1KbL7fzhjNYmDSatRKeJcE/s320/TYP-468411-4837904-morrison_1.jpg" height="242" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<div class="MsoNormal">
Toni Morrison è, per me,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>una grande scrittrice,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>incide
nella mente di chi la legge qualcosa che è più profondo di semplici
sollecitazioni intellettuali, si insinua come un’infiltrazione di sensualità
(nell’accezione più larga del termine), di comprensione magica della realtà e
dell’”altro”,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>crea tra la sue storie e
chi le legge una comunicazione diretta e senza filtri culturali.</div>
<div class="MsoNormal">
Ci si impatta con i suoi personaggi, ci si entra dentro e li
si vive. E’, la sua, una letteratura viscerale, carica di fisicità, di
flessuosità, di ritmo, di istintività, il suo retaggio culturale, l'Africa che le scorre nelle vene, rende la sua scrittura qualcosa di particolare rispetto a quella cosi detta "occidentale".</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ho letto quasi tutti i suoi libri, quelli che mi sono
particolarmente cari sono Amatissima e Jazz dove, più <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che negli <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>altri, il suo linguaggio si fa musica, musica
blues per il primo e musica jazz per il secondo.</div>
<div class="MsoNormal">
E’ un libro (<a href="http://www.culturaeculture.it/2012/08/a-casa-legami-familiari-indissolubili-e-dignita-umana-nellultimo-romanzo-di-toni-morrison/8445" target="_blank">qui la sinoss</a>i) che parla di guerra e di
razzismo, di comprensione umana e di aridità umana, di vite violentate e del
riscatto di quelle stesse vite, della trasformazione della propria umanità,
costretta a vivere l’orrore, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>in un “cuore
di tenebra” e del coraggio e la forza di saperla recuperare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Di guerra:
vedere i propri amici dilaniati e continuare a vederli anche dopo che sono
morti e riuscire a esorcizzare il dolore solo tramite l’assassinio indiscriminato
di altri esseri viventi ;</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>bambini ridotti a offrirsi come oggetti sessuali
e poi ucciderli per il disgusto, non solo verso una realtà orrenda ma anche
verso sé stessi per aver provato la tentazione di accettare.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Di
razzismo:essere cacciati, da un giorno all’altro, dalla propria terra e dalla
propria casa perché di pelle nera, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>essere
vecchi e picchiati a morte con spranghe di ferro e calci dei fucili, legati ad un albero con gli occhi cavati perché ci si è rifiutati di farlo;</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
essere
bastonati e presi a calci per essere entrati in un negozio dove non si
accettano persone “di colore”;</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
aver perso
un braccio perché un poliziotto decide di fare il duro con un bambino e di sparargli;</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
essere usati
come cavie umane per esperimenti medici; essere sfruttati<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>tanto da non avere neanche la forza di
rivolgere una carezza e un sorriso ai propri figli. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Di
comprensione umana: una rete di solidarietà e di appoggio concreto sul
territorio per gli afroamericani in difficoltà, retaggio di quella Underground
Railway che aveva protetto gli schiavi fuggiaschi con una serie informale di
itinerari segreti e luoghi sicuri a partire dal 1700; il lavoro di donne
energiche fisicamente ed emotivamente che vanno avanti a testa alta in una vita
piena di difficoltà e di ingiustizie e si prendono cura materiale e psichica di
una ragazza in fin di vita ridonandole la forza di vivere e un futuro;</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Di aridità
umana: riuscire a trattare una bambina in modo crudele senza neanche un’ombra
di affettività, distruggendone l’infanzia e la coscienza di sé stessa,
considerando il proprio tornaconto come unico valore che abbia senso tutelare;</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Le vite dei
due personaggi, Frank e Ysidra fratello e sorella, sono state violate da tutto
ciò e Frank stesso ha violato altre vite. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Il libro li riporta “ a casa” che ha una collocazione
fisica a Lotus in Georgia “il posto più brutto del mondo”<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e una metaforica all’interno della loro essenza
umana.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Lei, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Ysidra, aiutata dalla forza vitale delle donne
che la curano, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>riacquista la coscienza
di sé come essere umano, con propri valori e qualità e si proietta verso il
futuro, lui, Frank riporta alla coscienza quello che aveva rimosso e traslato
in un falso ricordo dei fatti accaduti, <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>si muove più <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>verso una ricostruzione realistica del passato
per venir fuori dal buco nero in cui la guerra lo aveva gettato. Solo facendo i
conti con se stesso può riemergere, forse si possono perdonare i torti subiti,
quasi mai quelli commessi. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Entrambi
ritroveranno la pace interiore proprio nella loro casa dove entrambi faranno
ritorno, non c’è niente e nessuno da cui ritornare, né materialmente né affettivamente,
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>è solo la fine di un viaggio, il ritorno
consapevole al luogo di partenza. Non a caso l’ultimo atto che dei due fratelli
ci viene raccontato riprende ciò che marginalmente li aveva colpiti nel primo
capitolo. E’ Frank lì che ci racconta, con una potenza descrittiva quasi magica,
una scappatella sua e di Ysidra quando erano ancora entrambi piccoli.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Il loro atto
finale rende giustizia e pietà al passato e si apre al domani.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
La
particolarità stilistica del libro è l’inserimento di capitoli in corsivo, in
cui la voce narrante è quella di Frank che non solo ci da il suo racconto dei
fatti e il suo punto di vista, ma dialoga con la scrittrice, quasi la sfida a
cimentarsi nel racconto della sua vita. La sua voce rafforza la narrazione
della storia, la personalizza e la drammatizza, quasi mettesse in dubbio la
capacità della scrittrice di rendere adeguatamente la sua storia, come a dire “se
non hai vissuto queste cose da “dentro” non puoi capirle né renderle in tutta
la loro drammaticità”. Ma la Morrison le ha vissute da “dentro” e gira il dubbio
di Frank a noi lettori mettendoci all’erta.</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
Un’ultima
cosa, nel libro ricorre sporadicamente la visione di un omino vestito con un
zoot suit, abito usato dagli afroamericani negli anni ’40, non riesco bene a
individuarne la funzione, ho pensato a una sorta di coscienza di Frank che lo
controlla aspettando la sua rinascita, ma, come dicevo, lasciamo che Morrison giochi con noi e la nostra poca dimestichezza con gli aspetti magici e irrazionali della vita. </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPXFAPaUoKFHdz3Z5XjM4u8vDdzFjfLmAjG65r128f4gNDzzCPzhSWkNaIlC3tm9gyIKr7npvIdPk1SSsNUFgwqOdjmH4it5oH6ISvLTgcfnmZRcr_4tNKmys-_oCtIUHDTcnnAfxgm04/s1600/zoot+suit2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgPXFAPaUoKFHdz3Z5XjM4u8vDdzFjfLmAjG65r128f4gNDzzCPzhSWkNaIlC3tm9gyIKr7npvIdPk1SSsNUFgwqOdjmH4it5oH6ISvLTgcfnmZRcr_4tNKmys-_oCtIUHDTcnnAfxgm04/s1600/zoot+suit2.jpg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-spacerun: yes;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>“Sei libera. Niente e nessuno è obbligato a
salvarti se non te stessa. Semina la tua terra.” </div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
“Ritto qui c’è un uomo”</div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-QYE9D_NJb6NIWgk9QUpPu9HZeCp70tAPC5CsrEOAE7kqy9QUDqL8EnnLaXT-LYOKLC_80HSV_cmV_ugWqmgGWuqbDFnr3ChYIvN6MljxM0weVuZzLsM0cvgXBtqFkRpCagsO4x_efNs/s1600/toni.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-QYE9D_NJb6NIWgk9QUpPu9HZeCp70tAPC5CsrEOAE7kqy9QUDqL8EnnLaXT-LYOKLC_80HSV_cmV_ugWqmgGWuqbDFnr3ChYIvN6MljxM0weVuZzLsM0cvgXBtqFkRpCagsO4x_efNs/s1600/toni.jpeg" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm;">
<span style="mso-spacerun: yes;"><br /></span></div>
<br />maria vayolahttp://www.blogger.com/profile/02547562574672777463noreply@blogger.com6